Ho messo alla prova – in un pronto soccorso di un ospedale italiano, pensato ed esperito in prima persona come contesto d’uso specifico e in situazione, sotto forma di gioco linguistico (Wittgenstein) – la nozione di passaggio di Van Gennep e la nozione d’istituzione di Bourdieu. Ho fatto riferimento a entrambi autori coniugando in modo complementare le due diverse prospettive, aprendo inoltre alla riflessione su un terzo elemento, trascurato dai due autori: i riti di socializzazione, necessaria forma di intermediazione tra il ‘passaggio’ del soggetto e ‘la regolazione’ prodotta dall’istituzione. Mi sono interrogato, nel corso della mia visita d’urgenza al pronto soccorso, sul significato attivo dell’attesa intesa, più che come un non-fare o elemento di totale sospensione dell’azione, come intersezione di micro-attività ritualizzate d’ordine cognitivo ed emotivo, performativo e causativo (Barthes, Rosaldo). Ho parlato, infine, di una politica e poetica dell’attesa (e del suo significato), in chiave più postmodernista, al fine di mettere in risalto l’impegno politico-poetico soggiacente l’attività di un antropologo in un qualsiasi momento di vita quotidiana: un impegno che viene messo in opera, soprattutto da parte mia, attraverso esplorazioni semio-antropologiche di quelle sedimentazioni intersoggettive in atto che conducono alla rivelazione di dispositivi impliciti di inculcazione del potere e di trasmissione mediatizzata del sapere.
Montes stefano (2016). In attesa al pronto soccorso. Riti di passaggio, riti d’istituzione e riti di socializzazione. DIALOGHI MEDITERRANEI, 19.
In attesa al pronto soccorso. Riti di passaggio, riti d’istituzione e riti di socializzazione
Montes stefano
2016-01-01
Abstract
Ho messo alla prova – in un pronto soccorso di un ospedale italiano, pensato ed esperito in prima persona come contesto d’uso specifico e in situazione, sotto forma di gioco linguistico (Wittgenstein) – la nozione di passaggio di Van Gennep e la nozione d’istituzione di Bourdieu. Ho fatto riferimento a entrambi autori coniugando in modo complementare le due diverse prospettive, aprendo inoltre alla riflessione su un terzo elemento, trascurato dai due autori: i riti di socializzazione, necessaria forma di intermediazione tra il ‘passaggio’ del soggetto e ‘la regolazione’ prodotta dall’istituzione. Mi sono interrogato, nel corso della mia visita d’urgenza al pronto soccorso, sul significato attivo dell’attesa intesa, più che come un non-fare o elemento di totale sospensione dell’azione, come intersezione di micro-attività ritualizzate d’ordine cognitivo ed emotivo, performativo e causativo (Barthes, Rosaldo). Ho parlato, infine, di una politica e poetica dell’attesa (e del suo significato), in chiave più postmodernista, al fine di mettere in risalto l’impegno politico-poetico soggiacente l’attività di un antropologo in un qualsiasi momento di vita quotidiana: un impegno che viene messo in opera, soprattutto da parte mia, attraverso esplorazioni semio-antropologiche di quelle sedimentazioni intersoggettive in atto che conducono alla rivelazione di dispositivi impliciti di inculcazione del potere e di trasmissione mediatizzata del sapere.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
In attesa al pronto soccorso.doc
accesso aperto
Descrizione: Articolo principale
Dimensione
311 kB
Formato
Microsoft Word
|
311 kB | Microsoft Word | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.