In quanto “comunicazione formata” qualsiasi opera teatrale si presenta come crocevia di svariate contraddizioni. Nel momento in cui essa viene rappresentata o letta accade che nell’atto terminale della comunicazione, quello in cui il messaggio giunge al destinatario, si manifesti non solo la contraddizione fra autore e pubblico, determinata innanzitutto dalla diversità di posizione dei due poli del procedimento comunicativo, una creativa l’altra ricettiva, attiva/ passiva, ma anche quella fra l’autore e i personaggi, e fra i personaggi e il pubblico. Si tratta a ben vedere di due momenti distinti dello stesso atto comunicativo che si presentano entrambi come contraddizione e che hanno nei personaggi il loro punto intermedio e di unità. La permanente conflittualità sottesa ai due momenti suddetti si concentra appunto nell’impianto eminentemente dialogico del testo teatrale, come linea Io-TU che attraversa quella fra autore e pubblico, come insieme di conflitti che legano i personaggi tra loro, la cui natura si disvela , attraverso il dialogo, nell’azione che essi portano a compimento. La prima conseguenza che se ne può ricavare è che occorre procedere alla studio delle opere teatrali e delle poetiche drammaturgiche misurandosi con la dialettica, ovvero la scienza che studia le leggi della contraddizione e il suo movimento, come se la tragedia, il dramma, la commedia, ne fossero la condensazione mimetica, l’espressione artistica più propria, la rappresentazione più concentrata. A partire da questo assunto il saggio si limita a raccogliere gli spunti di riflessione che ci vengono da due giganti del pensiero dialettico, Aristotele ed Hegel, con un obiettivo abbastanza scoperto: dimostrare come la conflittualità dispiegata sulla scena, epicentro e motore dell’azione, deprivata di episodi che ne ostacolino lo svolgimento o conducano ad un’arbitraria conciliazione, come è nella concezione hegeliana della poesia drammatica, restituisca al destinatario del dramma la chiave non solo per la comprensione dell’accaduto ma anche per quella dell’accadere .
PATTAVINA S (2005). La conflittualità mascherata. In AA. VV. (a cura di), Il conflitto. Dimensioni storiche, letterarie e linguistiche (pp. 127-136). PALERMO : Flaccovio.
La conflittualità mascherata
PATTAVINA, Sergio
2005-01-01
Abstract
In quanto “comunicazione formata” qualsiasi opera teatrale si presenta come crocevia di svariate contraddizioni. Nel momento in cui essa viene rappresentata o letta accade che nell’atto terminale della comunicazione, quello in cui il messaggio giunge al destinatario, si manifesti non solo la contraddizione fra autore e pubblico, determinata innanzitutto dalla diversità di posizione dei due poli del procedimento comunicativo, una creativa l’altra ricettiva, attiva/ passiva, ma anche quella fra l’autore e i personaggi, e fra i personaggi e il pubblico. Si tratta a ben vedere di due momenti distinti dello stesso atto comunicativo che si presentano entrambi come contraddizione e che hanno nei personaggi il loro punto intermedio e di unità. La permanente conflittualità sottesa ai due momenti suddetti si concentra appunto nell’impianto eminentemente dialogico del testo teatrale, come linea Io-TU che attraversa quella fra autore e pubblico, come insieme di conflitti che legano i personaggi tra loro, la cui natura si disvela , attraverso il dialogo, nell’azione che essi portano a compimento. La prima conseguenza che se ne può ricavare è che occorre procedere alla studio delle opere teatrali e delle poetiche drammaturgiche misurandosi con la dialettica, ovvero la scienza che studia le leggi della contraddizione e il suo movimento, come se la tragedia, il dramma, la commedia, ne fossero la condensazione mimetica, l’espressione artistica più propria, la rappresentazione più concentrata. A partire da questo assunto il saggio si limita a raccogliere gli spunti di riflessione che ci vengono da due giganti del pensiero dialettico, Aristotele ed Hegel, con un obiettivo abbastanza scoperto: dimostrare come la conflittualità dispiegata sulla scena, epicentro e motore dell’azione, deprivata di episodi che ne ostacolino lo svolgimento o conducano ad un’arbitraria conciliazione, come è nella concezione hegeliana della poesia drammatica, restituisca al destinatario del dramma la chiave non solo per la comprensione dell’accaduto ma anche per quella dell’accadere .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.