L'inserimento di un bene architettonico, monumentale, paesaggistico o addirittura immateriale tra i beni tutelati dall'Unesco è divenuto un elemento qualificante del diritto dei beni culturali, ma con refluenze rilevanti anche di tipo economico e (soprattutto per i primi) urbanistico. L'iscrizione nella lista del patrimonio dell'Umanità (World heritage list-WHL) di beni e complessi di beni "di eccezionale valore universale" (outstanding universal value) è, infatti, preordinata alla identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale. Come meglio si dirà la cultura giuridica riconduce, in termini sistematici, l'iscrizione dei beni (materiali ed immateriali) da parte dell'Unesco nel più ampio fenomeno della globalizzazione del diritto, ossia di quel processo comune a diverse materie. Ebbene questa linea evolutiva, certamente pregnante - rifuggendo da una prospettiva solo classificatoria - va ricondotta, in termini di effettività, al regime giudico, più articolato e multilivello, al quale sono sottoposti tali beni. Non si tratta, come noto, di beni che transitano tout court da un livello di regolazione (nazionale e/o regionale e locale) ad un altro (globale) [1], piuttosto si assiste ad un fenomeno di integrazione di discipline che determina l'instaurarsi di un regime giuridico reticolare, non privo tuttavia, nonostante la molteplicità delle fonti, di vuoti, sovrapposizioni e, come vedremo, di difetti di enforcement, spesso determinati dalla stessa stratificazione degli ordinamenti formatasi per addizione o per carenza di coordinamento tra le istituzioni coinvolte.

gaetano armao (2018). Tutela e valorizzazione integrata del patrimonio culturale dei siti Unesco. Il caso del sito seriale "Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale". AEDON.

Tutela e valorizzazione integrata del patrimonio culturale dei siti Unesco. Il caso del sito seriale "Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale"

gaetano armao
2018-01-01

Abstract

L'inserimento di un bene architettonico, monumentale, paesaggistico o addirittura immateriale tra i beni tutelati dall'Unesco è divenuto un elemento qualificante del diritto dei beni culturali, ma con refluenze rilevanti anche di tipo economico e (soprattutto per i primi) urbanistico. L'iscrizione nella lista del patrimonio dell'Umanità (World heritage list-WHL) di beni e complessi di beni "di eccezionale valore universale" (outstanding universal value) è, infatti, preordinata alla identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future del patrimonio culturale e naturale. Come meglio si dirà la cultura giuridica riconduce, in termini sistematici, l'iscrizione dei beni (materiali ed immateriali) da parte dell'Unesco nel più ampio fenomeno della globalizzazione del diritto, ossia di quel processo comune a diverse materie. Ebbene questa linea evolutiva, certamente pregnante - rifuggendo da una prospettiva solo classificatoria - va ricondotta, in termini di effettività, al regime giudico, più articolato e multilivello, al quale sono sottoposti tali beni. Non si tratta, come noto, di beni che transitano tout court da un livello di regolazione (nazionale e/o regionale e locale) ad un altro (globale) [1], piuttosto si assiste ad un fenomeno di integrazione di discipline che determina l'instaurarsi di un regime giuridico reticolare, non privo tuttavia, nonostante la molteplicità delle fonti, di vuoti, sovrapposizioni e, come vedremo, di difetti di enforcement, spesso determinati dalla stessa stratificazione degli ordinamenti formatasi per addizione o per carenza di coordinamento tra le istituzioni coinvolte.
2018
gaetano armao (2018). Tutela e valorizzazione integrata del patrimonio culturale dei siti Unesco. Il caso del sito seriale "Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale". AEDON.
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