Siamo diversi o siamo uguali? Questa apparentemente banale domanda posta a soggetti non esperti di biologia e genetica ha tendenzialmente sempre dato una risposta a favore dell’uguaglianza. Molte delle pratiche mediche sono state consolidate negli anni, sia in tipologia che in posologia, sull’assioma dell’uguaglianza di effetti e di controindicazioni che farmaci somministrati potevano dare ad un insieme di soggetti. Anche determinati stili di vita sono, in un primo momento, misurati da chiunque sull’assioma dell’uguaglianza: “se chi fuma non sta male, il fumo non farà male neanche a me” era il sillogismo in vigore fino agli anni 90.La percezione del gusto, nei vertebrati e nella specie umana, è sotto controllo genetico. Quando qualcuno disse “de gustibus non disputandum est” (sui gusti non si può discutere) non poteva mai immaginare che qualche migliaio di anni dopo la Genetica avesse reso non vera questa massima. Sul gusto non solo si può discutere ma oggi ci si fa addirittura ricerca a livello universitario ed internazionale. Proprio il laboratorio da me oggi coordinato si è occupato per anni di genetica del gusto ed ha preso parte ad uno studio mondiale, coordinato dal prof. Drayna (USA), che è culminato di recente con una pubblicazione sulla rivista internazionale del gruppo di Nature denominata “Scientific Reports”. Attraverso la genetica del gusto può essere dimostrata la variabilità genetica stessa. Avendo dimostrato la sussistenza evoluzionistica della variabilità genetica forse occorre un po’ ripensare alle frettolose e certamente non scientifiche teorie secondo le quali meglio essere uguali che diversi. La storia dell’uomo ha visto aumentare la variabilità genetica per migrazione di popoli e questo ha generato per l’uomo di oggi una tenore di salute genetica abbastanza alta. Quando si grida allo scempio per l’azzeramento della biodiversità di alcune specie vegetali, dovuto alle monocoltivazioni intensive, si fa bene, ma si dovrebbe parallelamente anche auspicare che la variabilità genetica della specie umana, quanto meno rimanga tale o possa aumentare. Infatti, visto che una forte diminuzione della variabilità in alcune specie animali è stata accompagnata dall’estinzione, cosa ci aspetteremmo che possa accadere di diverso nella nostra specie?

Caradonna Fabio (2017). "Gustare" la genetica. LETTERA DEL CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE ISOLA DI USTICA, Anno XX, n. 52(52), 37-39.

"Gustare" la genetica

Caradonna Fabio
2017-01-01

Abstract

Siamo diversi o siamo uguali? Questa apparentemente banale domanda posta a soggetti non esperti di biologia e genetica ha tendenzialmente sempre dato una risposta a favore dell’uguaglianza. Molte delle pratiche mediche sono state consolidate negli anni, sia in tipologia che in posologia, sull’assioma dell’uguaglianza di effetti e di controindicazioni che farmaci somministrati potevano dare ad un insieme di soggetti. Anche determinati stili di vita sono, in un primo momento, misurati da chiunque sull’assioma dell’uguaglianza: “se chi fuma non sta male, il fumo non farà male neanche a me” era il sillogismo in vigore fino agli anni 90.La percezione del gusto, nei vertebrati e nella specie umana, è sotto controllo genetico. Quando qualcuno disse “de gustibus non disputandum est” (sui gusti non si può discutere) non poteva mai immaginare che qualche migliaio di anni dopo la Genetica avesse reso non vera questa massima. Sul gusto non solo si può discutere ma oggi ci si fa addirittura ricerca a livello universitario ed internazionale. Proprio il laboratorio da me oggi coordinato si è occupato per anni di genetica del gusto ed ha preso parte ad uno studio mondiale, coordinato dal prof. Drayna (USA), che è culminato di recente con una pubblicazione sulla rivista internazionale del gruppo di Nature denominata “Scientific Reports”. Attraverso la genetica del gusto può essere dimostrata la variabilità genetica stessa. Avendo dimostrato la sussistenza evoluzionistica della variabilità genetica forse occorre un po’ ripensare alle frettolose e certamente non scientifiche teorie secondo le quali meglio essere uguali che diversi. La storia dell’uomo ha visto aumentare la variabilità genetica per migrazione di popoli e questo ha generato per l’uomo di oggi una tenore di salute genetica abbastanza alta. Quando si grida allo scempio per l’azzeramento della biodiversità di alcune specie vegetali, dovuto alle monocoltivazioni intensive, si fa bene, ma si dovrebbe parallelamente anche auspicare che la variabilità genetica della specie umana, quanto meno rimanga tale o possa aumentare. Infatti, visto che una forte diminuzione della variabilità in alcune specie animali è stata accompagnata dall’estinzione, cosa ci aspetteremmo che possa accadere di diverso nella nostra specie?
2017
Caradonna Fabio (2017). "Gustare" la genetica. LETTERA DEL CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE ISOLA DI USTICA, Anno XX, n. 52(52), 37-39.
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