È con crescente frequenza che nei discorsi di studiosi dagli orientamenti più diversi, di esponenti politici e dell’industria dei media, di commentatori e divulgatori vari, ricorrono riferimenti più o meno espliciti all’avvento del-la “società in rete”, o “dell’informazione e della comunicazione” o “della conoscenza”. Sono discorsi che spesso assumono i toni visionari di un tecnoutopismo che, spogliando l’innovazione tecnologica della sua dimensione storica, la identifica astrattamente con il progresso sociale e la modernizzazione, glissando sulle pressioni, gli intrecci, le congiunture, gli usi e gli interessi specifici che hanno concretamente portato a certe innovazioni piuttosto che ad altre. Anche l’ambito educativo, per definizione deputato a fornire conoscenze e competenze critiche, sembra avere adottato questa deriva tecnoutopista. In questo capitolo si vuole sostenere che l’educazione – riconfigurata secondo una prospettiva mediaeducativa, pluricontestuale e di formazione permanente – deve aprirsi all’innovazione tecnologica ma non tanto in vista di un mero adeguamento tecnico-strumentale dei soggetti, quanto, più radicalmente, nel senso di una piena presa di coscienza della dimensione storica e culturale dell’innovazione stessa, come pure della sua potenzialità in termini di partecipazione alla costruzione di capitale sociale. A tal fine abbiamo effettuato un excursus sulle teorie del capitale sociale, nell’ipotesi che, per definire i meccanismi e i processi che contribuiscono alla sua produzione, sia necessario guardare alla dimensione relazionale, oltre che alle più tradizionali nozioni di fiducia e reciprocità, a partire dalla relazione con la produzione di capitale umano e culturale, tradizionalmente assegnata all’educazione. Ciò fa sì che quest’ultima venga ad assumere una prospettiva più marcatamente sociale per effetto della quale l’interesse per l’innovazione tecnologica si configura non (sol)tanto come nuova opportunità strumentale (i media come sussidio didattico), ma anche e soprattutto come educazione a una cittadinanza attiva e informata, capace di interagire in maniera più riflessiva con il mediascape contemporaneo e quindi partecipare attivamente alla “sfera pubblica mediata”. A partire da queste considerazioni teoriche, si è ipotizzato di verificare empiricamente, nell’ambito della simulazione multi-agente computer assistita creata dal team di ricerca, se l’aumento della propensione al cambiamento degli agenti, ovvero l’adozione di atteggiamenti critici nei riguardi dell’innovazione, possa essere facilitata dall’inserimento, a intervalli regolari, di “pillole” mediaeducative.

CAPPELLO, G.M. (2008). Innovazione tecnologica, capitale sociale ed educazione. La prospettiva della Media Education. In Leggere e scrivere i media. L'uso delle nuove tecnologie tra delega e competenza (pp. 111-143). MILANO : Franco Angeli.

Innovazione tecnologica, capitale sociale ed educazione. La prospettiva della Media Education

CAPPELLO, Gianna Maria
2008-01-01

Abstract

È con crescente frequenza che nei discorsi di studiosi dagli orientamenti più diversi, di esponenti politici e dell’industria dei media, di commentatori e divulgatori vari, ricorrono riferimenti più o meno espliciti all’avvento del-la “società in rete”, o “dell’informazione e della comunicazione” o “della conoscenza”. Sono discorsi che spesso assumono i toni visionari di un tecnoutopismo che, spogliando l’innovazione tecnologica della sua dimensione storica, la identifica astrattamente con il progresso sociale e la modernizzazione, glissando sulle pressioni, gli intrecci, le congiunture, gli usi e gli interessi specifici che hanno concretamente portato a certe innovazioni piuttosto che ad altre. Anche l’ambito educativo, per definizione deputato a fornire conoscenze e competenze critiche, sembra avere adottato questa deriva tecnoutopista. In questo capitolo si vuole sostenere che l’educazione – riconfigurata secondo una prospettiva mediaeducativa, pluricontestuale e di formazione permanente – deve aprirsi all’innovazione tecnologica ma non tanto in vista di un mero adeguamento tecnico-strumentale dei soggetti, quanto, più radicalmente, nel senso di una piena presa di coscienza della dimensione storica e culturale dell’innovazione stessa, come pure della sua potenzialità in termini di partecipazione alla costruzione di capitale sociale. A tal fine abbiamo effettuato un excursus sulle teorie del capitale sociale, nell’ipotesi che, per definire i meccanismi e i processi che contribuiscono alla sua produzione, sia necessario guardare alla dimensione relazionale, oltre che alle più tradizionali nozioni di fiducia e reciprocità, a partire dalla relazione con la produzione di capitale umano e culturale, tradizionalmente assegnata all’educazione. Ciò fa sì che quest’ultima venga ad assumere una prospettiva più marcatamente sociale per effetto della quale l’interesse per l’innovazione tecnologica si configura non (sol)tanto come nuova opportunità strumentale (i media come sussidio didattico), ma anche e soprattutto come educazione a una cittadinanza attiva e informata, capace di interagire in maniera più riflessiva con il mediascape contemporaneo e quindi partecipare attivamente alla “sfera pubblica mediata”. A partire da queste considerazioni teoriche, si è ipotizzato di verificare empiricamente, nell’ambito della simulazione multi-agente computer assistita creata dal team di ricerca, se l’aumento della propensione al cambiamento degli agenti, ovvero l’adozione di atteggiamenti critici nei riguardi dell’innovazione, possa essere facilitata dall’inserimento, a intervalli regolari, di “pillole” mediaeducative.
2008
Settore SPS/08 - Sociologia Dei Processi Culturali E Comunicativi
CAPPELLO, G.M. (2008). Innovazione tecnologica, capitale sociale ed educazione. La prospettiva della Media Education. In Leggere e scrivere i media. L'uso delle nuove tecnologie tra delega e competenza (pp. 111-143). MILANO : Franco Angeli.
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