Le feste religiose sono certamente momenti elettivi di espressione devozionale ma sono anche occasioni di rappresentazione e riaffermazione di un ideale ordine sociale e del correlato sistema di valori nonché momento di esaltazione del patrimonio, della tradizione e della memoria. Nella preparazione e nell’esecuzione dei riti che si dispiegano nel tempo festivo, si trovano d’altronde riunite e coinvolte, sia pur in grado e modi diversi, tutte le istituzioni e tutte le componenti della società. Tale fenomeno si osserva anche nelle feste dei principali quartieri delle metropoli meridionali. Così a Palermo dove, a dispetto dei processi di trasformazione che hanno interessato l’assetto urbano e il tessuto sociale, particolarmente di alcune zone del centro storico, può dirsi che alcuni quartieri abbiano mantenuto una riconoscibilità verso l’esterno e visto perdurare e rinnovarsi nei suoi abitanti un condiviso senso di appartenenza a un luogo e a una storia peculiari. Il Capo, in particolare, continua a declinare una sua specifica identità che si definisce e alimenta, non secondariamente, attraverso la fitta rete di relazioni, esplicite e implicite, visibili e invisibili, verticali e orizzontali, sentimentali, politiche e economiche che intesse la vita religiosa e, particolarmente, le attività cultuali e processionali promosse e gestite dalle ancora numerose confraternite presenti sul territorio. La sua vita religiosa pubblica conosce, difatti, oltre che una larga partecipazione popolare – le feste del quartiere, e particolarmente quelle dedicate alle sue “Regine”, coinvolgono ampiamente chi abita e vive nel quartiere e attirano numerosi ex residenti trasferitisi in altri quartieri della città o fuori da questa oltre che curiosi e cultori di tradizioni popolari –, una diffusa articolazione temporale, tanto da potersi dire che il Capo presenta un suo solido calendario cerimoniale che si inserisce, mantenendo una chiara autonomia, nel più ampio insieme delle feste urbane. I giorni di festa vedono trasformarsi il paesaggio del quartiere e del mercato: le fastose luminarie che incoronano le strade e si distendono sulle facciate delle chiese, le stoffe multicolori dispiegate dai balconi, i manifesti variopinti sui muri delle case, il peculiare paesaggio sonoro (il rullare dei tamburi, la banda musicale, le acclamazioni, le esplosioni pirotecniche), l’atteggiarsi degli stessi abitanti che fanno sfoggio degli abiti migliori esponendo un benessere effimero che li solleva per un attimo da miserie morali e materiali, sono tutti elementi che concorrono a segnalare il farsi di un tempo e di uno spazio di qualità non ordinarie e a riaffermare, ciclicamente, l’esserci di una comunità e della sua storia.

Buttitta, (2018). Le feste del Capo. Fede, Società, Agentività. In Feste religiose al Capo (pp. 7-47). Palermo : Torri del Vento edizioni.

Le feste del Capo. Fede, Società, Agentività

Buttitta
2018-01-01

Abstract

Le feste religiose sono certamente momenti elettivi di espressione devozionale ma sono anche occasioni di rappresentazione e riaffermazione di un ideale ordine sociale e del correlato sistema di valori nonché momento di esaltazione del patrimonio, della tradizione e della memoria. Nella preparazione e nell’esecuzione dei riti che si dispiegano nel tempo festivo, si trovano d’altronde riunite e coinvolte, sia pur in grado e modi diversi, tutte le istituzioni e tutte le componenti della società. Tale fenomeno si osserva anche nelle feste dei principali quartieri delle metropoli meridionali. Così a Palermo dove, a dispetto dei processi di trasformazione che hanno interessato l’assetto urbano e il tessuto sociale, particolarmente di alcune zone del centro storico, può dirsi che alcuni quartieri abbiano mantenuto una riconoscibilità verso l’esterno e visto perdurare e rinnovarsi nei suoi abitanti un condiviso senso di appartenenza a un luogo e a una storia peculiari. Il Capo, in particolare, continua a declinare una sua specifica identità che si definisce e alimenta, non secondariamente, attraverso la fitta rete di relazioni, esplicite e implicite, visibili e invisibili, verticali e orizzontali, sentimentali, politiche e economiche che intesse la vita religiosa e, particolarmente, le attività cultuali e processionali promosse e gestite dalle ancora numerose confraternite presenti sul territorio. La sua vita religiosa pubblica conosce, difatti, oltre che una larga partecipazione popolare – le feste del quartiere, e particolarmente quelle dedicate alle sue “Regine”, coinvolgono ampiamente chi abita e vive nel quartiere e attirano numerosi ex residenti trasferitisi in altri quartieri della città o fuori da questa oltre che curiosi e cultori di tradizioni popolari –, una diffusa articolazione temporale, tanto da potersi dire che il Capo presenta un suo solido calendario cerimoniale che si inserisce, mantenendo una chiara autonomia, nel più ampio insieme delle feste urbane. I giorni di festa vedono trasformarsi il paesaggio del quartiere e del mercato: le fastose luminarie che incoronano le strade e si distendono sulle facciate delle chiese, le stoffe multicolori dispiegate dai balconi, i manifesti variopinti sui muri delle case, il peculiare paesaggio sonoro (il rullare dei tamburi, la banda musicale, le acclamazioni, le esplosioni pirotecniche), l’atteggiarsi degli stessi abitanti che fanno sfoggio degli abiti migliori esponendo un benessere effimero che li solleva per un attimo da miserie morali e materiali, sono tutti elementi che concorrono a segnalare il farsi di un tempo e di uno spazio di qualità non ordinarie e a riaffermare, ciclicamente, l’esserci di una comunità e della sua storia.
2018
Settore M-DEA/01 - Discipline Demoetnoantropologiche
Buttitta, (2018). Le feste del Capo. Fede, Società, Agentività. In Feste religiose al Capo (pp. 7-47). Palermo : Torri del Vento edizioni.
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