Il ruolo fisiopatologico della vitamina D e dei suoi metaboliti nella omeostasi del calcio e del metabolismo osseo è noto da decenni. Il rachitismo (bambini) e la osteomalacia severa (bambini e adulti) da carenza di vitamina D sono patologie ormai rare, tranne nelle popolazioni con esposizione al sole insolitamente basse e/o con malassorbimenti intestinali. Oltre al suo ruolo nell'omeostasi di calcio e ossa, la vitamina D potrebbe potenzialmente regolare molte altre funzioni cellulari. La carenza di vitamina D subclinica, misurata dal basso livello sierico di 25-idrossivitamina D (25OHD), è molto comune. La elevata frequenza del deficit di vitamina D può contribuire all’aumento del rischio di cadute e di fratture negli anziani. Infatti, il deficit di vitamina D è stato associato ad una ridotta performance muscolare e un aumentato rischio di cadute. Pochi cibi contengono vitamina D; tranne alcuni pesci (ad es salmone), e le uova che sono tra le poche eccezioni. Le linee guida sulle raccomandazioni per l'assunzione ottimale di vitamina D non sono concordi. Nelle donne in postmenopausa con osteoporosi sono consigliate giornalmente almeno 800 UI di vitamina D personalizzando la dosi secondo condizioni individuali. Anche le concentrazioni ottimali di 25OHD da raggiungere per la salute scheletrica ed extrascheletrica sono controverse e non è stata ancora rigorosamente stabilita per la popolazione in generale o per determinati gruppi etnici. Alcune linee guida suggeriscono di mantenere la concentrazione di 25OHD nel siero tra 20 e 40 ng/ml, mentre altre indicano di mantenere livelli tra 30 e 50 ng/mL. Negli adulti a basso rischio, non è raccomandato lo screening di routine della misurazione di 25OHD, mentre negli adulti ad alto rischio in cui esiste un sospetto clinico che le dosi usuali possano essere inadeguate (ad esempio, persone anziane confinate a casa o istituzionalizzate o con altra causa di esposizione al sole limitata, soggetti obesi, con pelle scura, con osteoporosi, con malassorbimento), la misurazione del 25OHD sierico può essere utile per garantire che l'integrazione sia adeguata. Per quanto riguarda le azioni extra scheletriche, l'integrazione della vitamina D è stata associata con una riduzione del rischio di cadute nelle popolazioni più anziane. Non è stata stabilita un'associazione causale tra lo stato di carenza di vitamina D e alcuna delle numerose patologie associate epidemiologicamente al deficit (cancro, infezioni, malattie autoimmuni, malattie cardiovascolari e metaboliche etc.). Di conseguenza, anche in tali patologie, non è suggerita la somministrazione di supplementi di vitamina D al di fuori di quanto è necessario per l'osteoporosi o la prevenzione delle cadute.

Dominguez, L. (2017). VITAMINA D: EFFETTI SCHELETRICI ED EXTRA ESCHELETRICI. OSTEOPOROSI.IT, 45-45.

VITAMINA D: EFFETTI SCHELETRICI ED EXTRA ESCHELETRICI

Dominguez LJ
Primo
2017-01-01

Abstract

Il ruolo fisiopatologico della vitamina D e dei suoi metaboliti nella omeostasi del calcio e del metabolismo osseo è noto da decenni. Il rachitismo (bambini) e la osteomalacia severa (bambini e adulti) da carenza di vitamina D sono patologie ormai rare, tranne nelle popolazioni con esposizione al sole insolitamente basse e/o con malassorbimenti intestinali. Oltre al suo ruolo nell'omeostasi di calcio e ossa, la vitamina D potrebbe potenzialmente regolare molte altre funzioni cellulari. La carenza di vitamina D subclinica, misurata dal basso livello sierico di 25-idrossivitamina D (25OHD), è molto comune. La elevata frequenza del deficit di vitamina D può contribuire all’aumento del rischio di cadute e di fratture negli anziani. Infatti, il deficit di vitamina D è stato associato ad una ridotta performance muscolare e un aumentato rischio di cadute. Pochi cibi contengono vitamina D; tranne alcuni pesci (ad es salmone), e le uova che sono tra le poche eccezioni. Le linee guida sulle raccomandazioni per l'assunzione ottimale di vitamina D non sono concordi. Nelle donne in postmenopausa con osteoporosi sono consigliate giornalmente almeno 800 UI di vitamina D personalizzando la dosi secondo condizioni individuali. Anche le concentrazioni ottimali di 25OHD da raggiungere per la salute scheletrica ed extrascheletrica sono controverse e non è stata ancora rigorosamente stabilita per la popolazione in generale o per determinati gruppi etnici. Alcune linee guida suggeriscono di mantenere la concentrazione di 25OHD nel siero tra 20 e 40 ng/ml, mentre altre indicano di mantenere livelli tra 30 e 50 ng/mL. Negli adulti a basso rischio, non è raccomandato lo screening di routine della misurazione di 25OHD, mentre negli adulti ad alto rischio in cui esiste un sospetto clinico che le dosi usuali possano essere inadeguate (ad esempio, persone anziane confinate a casa o istituzionalizzate o con altra causa di esposizione al sole limitata, soggetti obesi, con pelle scura, con osteoporosi, con malassorbimento), la misurazione del 25OHD sierico può essere utile per garantire che l'integrazione sia adeguata. Per quanto riguarda le azioni extra scheletriche, l'integrazione della vitamina D è stata associata con una riduzione del rischio di cadute nelle popolazioni più anziane. Non è stata stabilita un'associazione causale tra lo stato di carenza di vitamina D e alcuna delle numerose patologie associate epidemiologicamente al deficit (cancro, infezioni, malattie autoimmuni, malattie cardiovascolari e metaboliche etc.). Di conseguenza, anche in tali patologie, non è suggerita la somministrazione di supplementi di vitamina D al di fuori di quanto è necessario per l'osteoporosi o la prevenzione delle cadute.
2017
Settore MED/09 - Medicina Interna
CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETA' ITALIANA DELL'OSTEOPOROSI DEL METABOLISMO MINERALE E DELLE MALATTIE DELLO SCHELETRO
BOLOGNA
19-21 OTTOBRE 2017
XVII
Dominguez, L. (2017). VITAMINA D: EFFETTI SCHELETRICI ED EXTRA ESCHELETRICI. OSTEOPOROSI.IT, 45-45.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10447/251414
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