La storiografia ha da tempo evidenziato il rapporto tra il crollo delle “basi di massa del fascismo” (Gallerano) e l’incapacità del regime, negli ultimi anni del conflitto, di trovare soluzioni alle difficoltà negli approvvigionamenti. Soprattutto nelle campagne meridionali, fame e miseria – effetti tangibili della guerra totale – determinarono insieme alle sconfitte subite in Africa e ai pesantissimi bombardamenti alleati, una diffusa disaffezione verso il regime. Non a caso, la promessa della fine dei razionamenti e della fame costituì uno degli elementi principali della propaganda anglo-americana in vista dello sbarco del luglio ‘43. E in effetti, nelle parole dei testimoni, al ricordo del primo incontro con i soldati alleati quasi sempre è associata la rievocazione dei cibi – cioccolata, caramelle, razioni K – distribuiti dai nemici “liberatori”. Le politiche alleate tuttavia, in particolare la scelta di rivitalizzare il regime vincolistico degli ammassi granari, si rivelarono fallimentari. A partire dalla polarizzazione intorno alla questione del “pane” delle molteplici contraddizioni dell’“altro dopoguerra”, l’intervento che qui si propone mira a ricostruire, incrociando memorialistica e fonti coeve (corrispondenza controllata dalla censura alleata, rapporti del governo d’occupazione, ecc..), aspettative e vissuti delle popolazioni dell’isola nella complessa congiuntura del ’43-’45.
Patti, M. (2015). “Gli Alleati sono venuti prima per fare la guerra”. Guerra, emergenza alimentare e conflitto sociale in Sicilia (1943-1945). In IL CIBO E LA CITTA' - FOOD AND THE CITY MACROSESSIONE B - CIBO, ISTITUZIONI E CONFLITTI - Coordinatore di macrosessione: Donatella Strangio (Sapienza Università di Roma) - Sessione B12 Cibo tra guerra e dopoguerra, nei diari e nella memoria scritta e orale Coordinatore: Lidia Piccioni (Sapienza Università di Roma).
“Gli Alleati sono venuti prima per fare la guerra”. Guerra, emergenza alimentare e conflitto sociale in Sicilia (1943-1945)
Manoela Patti
2015-01-01
Abstract
La storiografia ha da tempo evidenziato il rapporto tra il crollo delle “basi di massa del fascismo” (Gallerano) e l’incapacità del regime, negli ultimi anni del conflitto, di trovare soluzioni alle difficoltà negli approvvigionamenti. Soprattutto nelle campagne meridionali, fame e miseria – effetti tangibili della guerra totale – determinarono insieme alle sconfitte subite in Africa e ai pesantissimi bombardamenti alleati, una diffusa disaffezione verso il regime. Non a caso, la promessa della fine dei razionamenti e della fame costituì uno degli elementi principali della propaganda anglo-americana in vista dello sbarco del luglio ‘43. E in effetti, nelle parole dei testimoni, al ricordo del primo incontro con i soldati alleati quasi sempre è associata la rievocazione dei cibi – cioccolata, caramelle, razioni K – distribuiti dai nemici “liberatori”. Le politiche alleate tuttavia, in particolare la scelta di rivitalizzare il regime vincolistico degli ammassi granari, si rivelarono fallimentari. A partire dalla polarizzazione intorno alla questione del “pane” delle molteplici contraddizioni dell’“altro dopoguerra”, l’intervento che qui si propone mira a ricostruire, incrociando memorialistica e fonti coeve (corrispondenza controllata dalla censura alleata, rapporti del governo d’occupazione, ecc..), aspettative e vissuti delle popolazioni dell’isola nella complessa congiuntura del ’43-’45.File | Dimensione | Formato | |
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