Nel contesto generale della rifondazione barocca per la “Grande Palermo”, il saggio affronta la riproduzione tematica dell’inserimento degli ordini mendicanti nel tessuto urbano. La continuità e la validità della politica insediativa già verificata (dal 1970) con gli studi di Le Goff in Francia e proseguita da Guidoni in Italia, viene in particolare analizzata come sperimentazione di una tecnica d’intervento consolidata nel tempo. In rapporto alla loro presenza esplicitata nell’assetto medioevale fra il XII e il XIII secolo, i carmelitani gli agostiniani e i francescani avevano già disposto le loro fabbriche ai vertici di un triangolo il cui baricentro ricadeva nel piano di S. Cataldo (futuro sito del Palazzo Pretorio nel 1470, attuale Municipio). E’ noto come, con la quadripartizione urbana ottenuta con il taglio della Strada Nuova (Via Maqueda) ortogonale al Cassaro, il ridisegno della città abbia assunto una valenza prioritaria, in cui si inseriva fra l’altro il rinnovato contributo degli ordini religiosi usciti dalla Controriforma. Il riferimento è rivolto alla “nuova famiglia” francescana dei Riformati che con l’appoggio vicereale colsero l’opportunità di ubicare la loro nuova fabbrica in connessione con la Porta di Vicari e la cortina meridionale della città, in un’area di potenziale espansione extramuraria ancora in posizione baricentrica (Palazzo Pretorio) con le fabbriche esistenti dei carmelitani e degli agostiniani. Tale intervento ultimato nel 1636 si configura virtualmente con la diffusione del messaggio di rafforzata sinergia fra gli ordini mendicanti e la città civile in un clima di riorganizzazione delle maestranze e delle confraternite. Attraverso la lettura iconografica (1581-1886), la documentazione archivistica e il repertorio illustrativo sono stati messi in evidenza tutti gli elementi della composizione. Il convento francescano con la chiesa (rivolta ad oriente) rappresentava il fondale dello Stradone d’Alcalà alberato (attuale via Lincon); la Porta di Vicari, la Fontana della Ninfa dello Smiriglio, l’Anfiteatro Marmoreo e la piazza aderivano ad un programma unitario orientato dalla vocazione estetica che andava assimilando la consistenza plastica e figurativa del nascente linguaggio barocco.

MARSALA MT (2005). Tradizione mendicante ed estetica barocca nella proiezione extramoenia: il convento S. Antonino a Palermo (XVII sec.). In AA.VV. TESORO DELLE CITT (a cura di), Annuario Nazionale di Storia Urbana e territoriale, v.3 (pp. 316-341). ROMA : Kappa.

Tradizione mendicante ed estetica barocca nella proiezione extramoenia: il convento S. Antonino a Palermo (XVII sec.)

MARSALA, Maria Teresa
2005-01-01

Abstract

Nel contesto generale della rifondazione barocca per la “Grande Palermo”, il saggio affronta la riproduzione tematica dell’inserimento degli ordini mendicanti nel tessuto urbano. La continuità e la validità della politica insediativa già verificata (dal 1970) con gli studi di Le Goff in Francia e proseguita da Guidoni in Italia, viene in particolare analizzata come sperimentazione di una tecnica d’intervento consolidata nel tempo. In rapporto alla loro presenza esplicitata nell’assetto medioevale fra il XII e il XIII secolo, i carmelitani gli agostiniani e i francescani avevano già disposto le loro fabbriche ai vertici di un triangolo il cui baricentro ricadeva nel piano di S. Cataldo (futuro sito del Palazzo Pretorio nel 1470, attuale Municipio). E’ noto come, con la quadripartizione urbana ottenuta con il taglio della Strada Nuova (Via Maqueda) ortogonale al Cassaro, il ridisegno della città abbia assunto una valenza prioritaria, in cui si inseriva fra l’altro il rinnovato contributo degli ordini religiosi usciti dalla Controriforma. Il riferimento è rivolto alla “nuova famiglia” francescana dei Riformati che con l’appoggio vicereale colsero l’opportunità di ubicare la loro nuova fabbrica in connessione con la Porta di Vicari e la cortina meridionale della città, in un’area di potenziale espansione extramuraria ancora in posizione baricentrica (Palazzo Pretorio) con le fabbriche esistenti dei carmelitani e degli agostiniani. Tale intervento ultimato nel 1636 si configura virtualmente con la diffusione del messaggio di rafforzata sinergia fra gli ordini mendicanti e la città civile in un clima di riorganizzazione delle maestranze e delle confraternite. Attraverso la lettura iconografica (1581-1886), la documentazione archivistica e il repertorio illustrativo sono stati messi in evidenza tutti gli elementi della composizione. Il convento francescano con la chiesa (rivolta ad oriente) rappresentava il fondale dello Stradone d’Alcalà alberato (attuale via Lincon); la Porta di Vicari, la Fontana della Ninfa dello Smiriglio, l’Anfiteatro Marmoreo e la piazza aderivano ad un programma unitario orientato dalla vocazione estetica che andava assimilando la consistenza plastica e figurativa del nascente linguaggio barocco.
2005
MARSALA MT (2005). Tradizione mendicante ed estetica barocca nella proiezione extramoenia: il convento S. Antonino a Palermo (XVII sec.). In AA.VV. TESORO DELLE CITT (a cura di), Annuario Nazionale di Storia Urbana e territoriale, v.3 (pp. 316-341). ROMA : Kappa.
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