Dopo numerosi sussulti rimasti inascoltati, dopo aver superato molte volte i limiti dello sviluppo, la crisi dell'ultimo decennio ha svelato l'inganno anche all'ultimo dei credenti nelle magnifiche sorti e progressive e ha prodotto, da un lato, gli evangelisti della decrescita felice e i vegani dello sviluppo, dall'altro i militanti di uno sviluppo sostenibile efficace – visionari e pragmatici al contempo – convinti che si possa vivere nel “buon Antropocene” riattivando un’etica della responsabilità collettiva nei confronti del Global Change a partire proprio dalle città . Un approccio responsabile e militante ci chiede il coraggio di una metamorfosi, di un mutamento strutturale in cui le città siano chiamate a riattivare i propri capitali territoriali guidate da una pianificazione territoriale e da un'urbanistica in grado di garantire nuove forme di convergenza tra sostenibilità culturale, economica, ambientale e sociale non solo attraverso l’adozione di rinnovate visioni di futuro, non solo attraverso l’uso di nuovi paradigmi, ma soprattutto attraverso l’efficacia delle decisioni e la qualità dei progetti. All'urbanistica più avanzata viene chiesta l'assunzione di responsabilità di rigenerare le proprie condizioni di esistenza e ruolo, nonché di riconsiderare il suo stesso nucleo epistemologico e di revisionare la propria cassetta degli attrezzi. A mio parere siamo di fronte alla nascita delle prime forme di un re-cyclical urbanism , una “urbanistica re-ciclica” di cui è indispensabile indagare indizi e pratiche già in atto per individuare genealogie, riconoscere epistemologie, definire i protocolli ma soprattutto per forgiare i dispositivi progettuali per re-immaginare l’urbanistica nell’era della transizione.
Carta, M. (2017). L'urbanistica re-ciclica. Un'agenda urbana per la società circolare. In E. Fontanari, G. Piperata (a cura di), Agenda Re-cycle. Proposte per reinventare la città (pp. 245-258). Bologna : Il Mulino.
L'urbanistica re-ciclica. Un'agenda urbana per la società circolare
CARTA, Maurizio
2017-01-01
Abstract
Dopo numerosi sussulti rimasti inascoltati, dopo aver superato molte volte i limiti dello sviluppo, la crisi dell'ultimo decennio ha svelato l'inganno anche all'ultimo dei credenti nelle magnifiche sorti e progressive e ha prodotto, da un lato, gli evangelisti della decrescita felice e i vegani dello sviluppo, dall'altro i militanti di uno sviluppo sostenibile efficace – visionari e pragmatici al contempo – convinti che si possa vivere nel “buon Antropocene” riattivando un’etica della responsabilità collettiva nei confronti del Global Change a partire proprio dalle città . Un approccio responsabile e militante ci chiede il coraggio di una metamorfosi, di un mutamento strutturale in cui le città siano chiamate a riattivare i propri capitali territoriali guidate da una pianificazione territoriale e da un'urbanistica in grado di garantire nuove forme di convergenza tra sostenibilità culturale, economica, ambientale e sociale non solo attraverso l’adozione di rinnovate visioni di futuro, non solo attraverso l’uso di nuovi paradigmi, ma soprattutto attraverso l’efficacia delle decisioni e la qualità dei progetti. All'urbanistica più avanzata viene chiesta l'assunzione di responsabilità di rigenerare le proprie condizioni di esistenza e ruolo, nonché di riconsiderare il suo stesso nucleo epistemologico e di revisionare la propria cassetta degli attrezzi. A mio parere siamo di fronte alla nascita delle prime forme di un re-cyclical urbanism , una “urbanistica re-ciclica” di cui è indispensabile indagare indizi e pratiche già in atto per individuare genealogie, riconoscere epistemologie, definire i protocolli ma soprattutto per forgiare i dispositivi progettuali per re-immaginare l’urbanistica nell’era della transizione.File | Dimensione | Formato | |
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