La Sicilia è isola liquida per eccellenza, poiché non è solo circondata dall'acqua, ma racchiude al suo interno un mare fatto di arcipelaghi di comunità, punteggiati di centri storici collinari e montani, testimoni di una terra che era pascolo e nutrice di comunità. E i borghi della riforma agraria affiorano come scogli da un fertile passato produttivo, interrotto, e dialogano ancora silenti con i reticoli degli straordinari mosaici colturali dell’entroterra, connotati dai paesaggi produttivi e dalle nuove manifatture delle eccellenze agroalimentari. Questo ricco palinsesto di territori e paesaggi, culture e comunità, non va guardato con nostalgia, né governato come se fosse una marginalità o, peggio, come una versione ridotta del modello urbano, considerandoli destinati inesorabilmente a perdere popolazione nel conflitto con le città maggiori. I territori interni, invece, si offrono come componenti significative nell’ambito della metamorfosi dello sviluppo locale che dobbiamo attraversare come antidoto al declino e desertificazione dei territori rurali. Da luoghi da abbandonare o da consegnare alla stanca memoria degli anziani sempre più spesso si trasformano in soggettualità attive di proposte, in nuove centralità locali nell’identità e globali nell’attrattività, si propongono sulla scena della creatività come luoghi identitari nelle forme e innovativi nelle funzioni. Nella Sicilia che stenta a diventare metropolitana, nuovi arcipelaghi territoriali si stanno formando reticolando e vivificando il suo "lago interno" (Doglio, Urbani, 1972), tra il Belice, i Sicani, le Madonie, i Nebrodi e il Val di Noto si intessono attività resilienti, comunità resistenti e luoghi reminiscenti. I pluripremiati borghi rurali di Gangi, Montalbano Elicona e Sambuca di Sicilia, da eresie resistenti al paradigma modernista della città iper-competitiva, diventano le nuove avanguardie della qualità insediativa, della diversità culturale, della sostenibilità ambientale e dell’innovazione sociale. Tra Poggioreale, Gibellina, Salemi, Menfi, Chiusa Sclafani, Bivona, Cianciana, Riesi e Paternò si stende una ghirlanda territoriale fatta di iniziative dal basso che attraverso la potenza della creatività, dell'arte e della cultura stanno riattivando le comunità, prima, e i luoghi, dopo. Nella metamorfosi circolare che stiamo attraversando sospinti dagli effetti drammatici della crisi strutturale, questi luoghi attraversati da rughe di saggezza e illuminati da scintille di creatività generano imitazioni, stimolano emulazioni, spingono verso innovazioni normative e gestionali, accendono l’interesse di investitori e intercettano le risorse finanziarie di un nuovo capitalismo più equo in cerca della "prossima economia" (Brugmans, van Dinteren e Hater, 2016). I territori interni, in una tenzone quotidiana con le città metropolitane per il primato dell'insediamento sostenibile del futuro, hanno l'obbligo di strutturarsi a partire da prospettive molteplici di sviluppo, intrinsecamente abituati come sono a prevedere la fluttuazione delle condizioni ambientali e storicamente preparati ad affrontare gli imprevisti e le incertezze che ne punteggiano la storia: sono resilienti per natura, detentori di preziose capacità adattive. E la loro rilevante riserva di resilienza è oggi indispensabile per una Sicilia – sineddoche dell'Italia – che voglia intraprendere la strada della rigenerazione circolare della qualità e della cura locale dei beni comuni.
Carta, M. (2017). Pianificare il territorio circolare, governare lo sviluppo locale. In M. Carta, A. Contato, M. Orlando (a cura di), Pianificare l'innovazione locale. Strategie e progetti per lo sviluppo locale creativo: l'esperienza del SicaniLab (pp. 13-25). Milano : Franco Angeli.
Pianificare il territorio circolare, governare lo sviluppo locale
CARTA, Maurizio
2017-01-01
Abstract
La Sicilia è isola liquida per eccellenza, poiché non è solo circondata dall'acqua, ma racchiude al suo interno un mare fatto di arcipelaghi di comunità, punteggiati di centri storici collinari e montani, testimoni di una terra che era pascolo e nutrice di comunità. E i borghi della riforma agraria affiorano come scogli da un fertile passato produttivo, interrotto, e dialogano ancora silenti con i reticoli degli straordinari mosaici colturali dell’entroterra, connotati dai paesaggi produttivi e dalle nuove manifatture delle eccellenze agroalimentari. Questo ricco palinsesto di territori e paesaggi, culture e comunità, non va guardato con nostalgia, né governato come se fosse una marginalità o, peggio, come una versione ridotta del modello urbano, considerandoli destinati inesorabilmente a perdere popolazione nel conflitto con le città maggiori. I territori interni, invece, si offrono come componenti significative nell’ambito della metamorfosi dello sviluppo locale che dobbiamo attraversare come antidoto al declino e desertificazione dei territori rurali. Da luoghi da abbandonare o da consegnare alla stanca memoria degli anziani sempre più spesso si trasformano in soggettualità attive di proposte, in nuove centralità locali nell’identità e globali nell’attrattività, si propongono sulla scena della creatività come luoghi identitari nelle forme e innovativi nelle funzioni. Nella Sicilia che stenta a diventare metropolitana, nuovi arcipelaghi territoriali si stanno formando reticolando e vivificando il suo "lago interno" (Doglio, Urbani, 1972), tra il Belice, i Sicani, le Madonie, i Nebrodi e il Val di Noto si intessono attività resilienti, comunità resistenti e luoghi reminiscenti. I pluripremiati borghi rurali di Gangi, Montalbano Elicona e Sambuca di Sicilia, da eresie resistenti al paradigma modernista della città iper-competitiva, diventano le nuove avanguardie della qualità insediativa, della diversità culturale, della sostenibilità ambientale e dell’innovazione sociale. Tra Poggioreale, Gibellina, Salemi, Menfi, Chiusa Sclafani, Bivona, Cianciana, Riesi e Paternò si stende una ghirlanda territoriale fatta di iniziative dal basso che attraverso la potenza della creatività, dell'arte e della cultura stanno riattivando le comunità, prima, e i luoghi, dopo. Nella metamorfosi circolare che stiamo attraversando sospinti dagli effetti drammatici della crisi strutturale, questi luoghi attraversati da rughe di saggezza e illuminati da scintille di creatività generano imitazioni, stimolano emulazioni, spingono verso innovazioni normative e gestionali, accendono l’interesse di investitori e intercettano le risorse finanziarie di un nuovo capitalismo più equo in cerca della "prossima economia" (Brugmans, van Dinteren e Hater, 2016). I territori interni, in una tenzone quotidiana con le città metropolitane per il primato dell'insediamento sostenibile del futuro, hanno l'obbligo di strutturarsi a partire da prospettive molteplici di sviluppo, intrinsecamente abituati come sono a prevedere la fluttuazione delle condizioni ambientali e storicamente preparati ad affrontare gli imprevisti e le incertezze che ne punteggiano la storia: sono resilienti per natura, detentori di preziose capacità adattive. E la loro rilevante riserva di resilienza è oggi indispensabile per una Sicilia – sineddoche dell'Italia – che voglia intraprendere la strada della rigenerazione circolare della qualità e della cura locale dei beni comuni.File | Dimensione | Formato | |
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