Kostantin Sergei Stanislasvkij segna l’inizio della grande tradizione della regia del Novecento. Le sue regie emergono da un sistema di recitazione fondato sull’immedesimazione e la memoria emotiva. Si registra però nella tradizione ottocentesca del grande attore italiano una recitazione che seppure appariva generata da una creazione individuale, in realtà sottostava alle regole di una forma codificata di voci e gesti appostiti, quella della drammatica-metodo italiano. Documenti diretti e indiretti ci confermano come Stanislavskij abbia elaborato il suo sistema di reviviscenza nel tentativo di emulare la grande spontaneità dei grandi attori italiani. Il ritrovamento e la successiva ricomposizione della biblioteca privata di Eleonora Duse, la cui catalogazione è stata il presupposto per tentare di tracciare un sommario ma complessivo profilo intellettuale della grande attrice italiana, quale lo ho proposto nel mio The Murray Edwards Duse Collection (Mimesis, 2012), sono stati indispensabili per individuare e decodificare il sistema declamatorio della drammatica-metodo italiano. Già nella prima fase dello studio di quel fondo si poteva intravvedere che la cultura letteraria e teatrale della Duse si muoveva all’interno di un sistema di recitazione dall’architettura geometrica, incompatibile con quello che si è a lungo creduto sia stato il suo stile, contraddistinto cioè dalla esibizione diretta della sua individualità, irripetibile nella sua verità, trasfusa nel personaggio con tutti i suoi nervi, le sue private ed intimissime passioni ed avversioni. I libri di Cambridge ci offrono indizi cospicui che consentono di ricostruire le sue pratiche sceniche e di individuare gli elementi fondativi dell’interpretazione dei testi che recitò.
Sica, A. (2017). Il metodo italiano che ispirò Stanislavskij. In M. Cassarà (a cura di), Al di là di un concetto visibile. Teatro e teatralità: musica, poesia, recitazione (pp. 13-36). Bagheria-Palermo : Plumelia Edizioni.
Il metodo italiano che ispirò Stanislavskij
SICA, Anna
2017-01-01
Abstract
Kostantin Sergei Stanislasvkij segna l’inizio della grande tradizione della regia del Novecento. Le sue regie emergono da un sistema di recitazione fondato sull’immedesimazione e la memoria emotiva. Si registra però nella tradizione ottocentesca del grande attore italiano una recitazione che seppure appariva generata da una creazione individuale, in realtà sottostava alle regole di una forma codificata di voci e gesti appostiti, quella della drammatica-metodo italiano. Documenti diretti e indiretti ci confermano come Stanislavskij abbia elaborato il suo sistema di reviviscenza nel tentativo di emulare la grande spontaneità dei grandi attori italiani. Il ritrovamento e la successiva ricomposizione della biblioteca privata di Eleonora Duse, la cui catalogazione è stata il presupposto per tentare di tracciare un sommario ma complessivo profilo intellettuale della grande attrice italiana, quale lo ho proposto nel mio The Murray Edwards Duse Collection (Mimesis, 2012), sono stati indispensabili per individuare e decodificare il sistema declamatorio della drammatica-metodo italiano. Già nella prima fase dello studio di quel fondo si poteva intravvedere che la cultura letteraria e teatrale della Duse si muoveva all’interno di un sistema di recitazione dall’architettura geometrica, incompatibile con quello che si è a lungo creduto sia stato il suo stile, contraddistinto cioè dalla esibizione diretta della sua individualità, irripetibile nella sua verità, trasfusa nel personaggio con tutti i suoi nervi, le sue private ed intimissime passioni ed avversioni. I libri di Cambridge ci offrono indizi cospicui che consentono di ricostruire le sue pratiche sceniche e di individuare gli elementi fondativi dell’interpretazione dei testi che recitò.File | Dimensione | Formato | |
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