Tutt’oggi in Sicilia le cerimonie della Settimana Santa costituiscono un momento centrale del calendario cerimoniale, riassuntivo della vita laica e religiosa delle comunità: sono sintesi della loro storia culturale, economica e politica, occasioni di rappresentazione e di affermazione di un ideale ordine sociale e del correlato sistema di valori, di esaltazione del proprio patrimonio e della propria memoria culturale. In queste circostanze, così come accade anche in occasione delle feste del Santi patroni, tutte le componenti della società paesana si trovano riunite e sono coinvolte, sia pur in grado e modo diversi, nella preparazione e nella esecuzione dei riti che si dispiegano dalla Domenica delle Palme alla Pasqua. In quanto momenti di esibizione pubblica della propria fede e di esposizione di una “ideale” identità comunitaria, i riti della Settimana Santa sono, nel loro complesso, lo spazio-tempo elettivo di affermazione, negoziazione e riconfigurazione dei rapporti di potere che insistono tra le diverse componenti che animano e “governano”, più o meno ufficialmente, più o meno esplicitamente, le società paesane: istituzioni municipali, clero, confraternite, associazioni “culturali”, “di mestiere”, “politiche”, “di interesse”, talora anche gruppi malavitosi, ecc. Ciascuna di tali componenti, di tali agencies territoriali, promuove specifici e spesso tra loro confliggenti interessi ricercando il controllo dei momenti topici dei riti e manipolandone ad arte il simbolismo rituale. Così, al di sotto di una narrazione scenica che vuole offrire complessivamente l’immagine di una comunità unita e solidale, capace di ricomporre ogni tensione attraverso la condivisione del culto cattolico e delle pratiche religiose “tradizionali”, si può cogliere il dispiegarsi di conflitti tra municipalità e Chiesa, tra Chiesa e confraternite, tra le diverse fazioni di fedeli, variamente aggregate, che rappresentano gruppi economico-politici antagonisti. Questa “dialettica del potere”, questa ricerca del consenso popolare che si dispiega nel controllo dell’iter festivo, può essere colta con particolare evidenza nell’organizzazione e nella celebrazione delle Passioni viventi, in ragione degli interessi economici soggiacenti (alla loro annuale realizzazione sono necessarie somme ingenti) e del sempre crescente interesse del mercato turistico e delle istituzioni regionali riguardo al patrimonio immateriale e ai suoi momenti performativi di carattere pubblico.

Buttitta, I. (2017). EL TEATRO DEL CONFLICTO. PASIONES VIVIENTES EN SICILIA ENTRE PIEDAD POPULAR, POLÍTICAS LOCALES Y NEGOCIO TURÍSTICO. In J.L.A. Ponga, F.J. Álvarez, P. Panero García (a cura di), La Semana Santa: Antropología y Religión en Latinoamérica III. Representaciones y ritos representados. Desenclavos, pasiones y vía crucis vivientes (pp. 249-261). Valladolid : Ayuntamiento de Valladolid.

EL TEATRO DEL CONFLICTO. PASIONES VIVIENTES EN SICILIA ENTRE PIEDAD POPULAR, POLÍTICAS LOCALES Y NEGOCIO TURÍSTICO

BUTTITTA, Ignazio
2017-01-01

Abstract

Tutt’oggi in Sicilia le cerimonie della Settimana Santa costituiscono un momento centrale del calendario cerimoniale, riassuntivo della vita laica e religiosa delle comunità: sono sintesi della loro storia culturale, economica e politica, occasioni di rappresentazione e di affermazione di un ideale ordine sociale e del correlato sistema di valori, di esaltazione del proprio patrimonio e della propria memoria culturale. In queste circostanze, così come accade anche in occasione delle feste del Santi patroni, tutte le componenti della società paesana si trovano riunite e sono coinvolte, sia pur in grado e modo diversi, nella preparazione e nella esecuzione dei riti che si dispiegano dalla Domenica delle Palme alla Pasqua. In quanto momenti di esibizione pubblica della propria fede e di esposizione di una “ideale” identità comunitaria, i riti della Settimana Santa sono, nel loro complesso, lo spazio-tempo elettivo di affermazione, negoziazione e riconfigurazione dei rapporti di potere che insistono tra le diverse componenti che animano e “governano”, più o meno ufficialmente, più o meno esplicitamente, le società paesane: istituzioni municipali, clero, confraternite, associazioni “culturali”, “di mestiere”, “politiche”, “di interesse”, talora anche gruppi malavitosi, ecc. Ciascuna di tali componenti, di tali agencies territoriali, promuove specifici e spesso tra loro confliggenti interessi ricercando il controllo dei momenti topici dei riti e manipolandone ad arte il simbolismo rituale. Così, al di sotto di una narrazione scenica che vuole offrire complessivamente l’immagine di una comunità unita e solidale, capace di ricomporre ogni tensione attraverso la condivisione del culto cattolico e delle pratiche religiose “tradizionali”, si può cogliere il dispiegarsi di conflitti tra municipalità e Chiesa, tra Chiesa e confraternite, tra le diverse fazioni di fedeli, variamente aggregate, che rappresentano gruppi economico-politici antagonisti. Questa “dialettica del potere”, questa ricerca del consenso popolare che si dispiega nel controllo dell’iter festivo, può essere colta con particolare evidenza nell’organizzazione e nella celebrazione delle Passioni viventi, in ragione degli interessi economici soggiacenti (alla loro annuale realizzazione sono necessarie somme ingenti) e del sempre crescente interesse del mercato turistico e delle istituzioni regionali riguardo al patrimonio immateriale e ai suoi momenti performativi di carattere pubblico.
2017
Buttitta, I. (2017). EL TEATRO DEL CONFLICTO. PASIONES VIVIENTES EN SICILIA ENTRE PIEDAD POPULAR, POLÍTICAS LOCALES Y NEGOCIO TURÍSTICO. In J.L.A. Ponga, F.J. Álvarez, P. Panero García (a cura di), La Semana Santa: Antropología y Religión en Latinoamérica III. Representaciones y ritos representados. Desenclavos, pasiones y vía crucis vivientes (pp. 249-261). Valladolid : Ayuntamiento de Valladolid.
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