Questo saggio affronta il tema che è posto al centro della Settimana Alfonsiana 2016 chiamando in causa le connessioni che la riflessione etico-politica compiuta in Roma antica ha saputo intrecciare tra idee come giustizia, violazione, condanna, e ancora dono della vita, compassione, autorità. La considerazione delle categorie culturali romane utili a interpretare il “non condannare” di Gv 8 introduce quindi dentro la riflessione sulla "clementia", sulle prerogative che appartengono alle figure di autorità, sull’importanza di distinguere la generica emozione dalla determinazione etica di rimettere la colpe degli uomini, e infine riporta dentro l’azione espressa dal verbo latino "ignoscere". "Ignoscere" è una parola che sembra avere un ruolo importante nella costruzione, in Roma antica, di dispositivi di mancata condanna, di assoluzione; non dunque, semplicemente perdonare, ma riconoscere l’opportunità di non infliggere una condanna, a se stesso come agli altri. Un’opportunità che conteggia, però, che misura, come esito di una valutazione razionale. Non incondizionata, come in Gv 8.
Marchese, R. (2016). Prima del perdono: "non condannare" in Roma antica. SEGNO, 380(380), 63-71.
Prima del perdono: "non condannare" in Roma antica
MARCHESE, Rosa
2016-01-01
Abstract
Questo saggio affronta il tema che è posto al centro della Settimana Alfonsiana 2016 chiamando in causa le connessioni che la riflessione etico-politica compiuta in Roma antica ha saputo intrecciare tra idee come giustizia, violazione, condanna, e ancora dono della vita, compassione, autorità. La considerazione delle categorie culturali romane utili a interpretare il “non condannare” di Gv 8 introduce quindi dentro la riflessione sulla "clementia", sulle prerogative che appartengono alle figure di autorità, sull’importanza di distinguere la generica emozione dalla determinazione etica di rimettere la colpe degli uomini, e infine riporta dentro l’azione espressa dal verbo latino "ignoscere". "Ignoscere" è una parola che sembra avere un ruolo importante nella costruzione, in Roma antica, di dispositivi di mancata condanna, di assoluzione; non dunque, semplicemente perdonare, ma riconoscere l’opportunità di non infliggere una condanna, a se stesso come agli altri. Un’opportunità che conteggia, però, che misura, come esito di una valutazione razionale. Non incondizionata, come in Gv 8.File | Dimensione | Formato | |
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