La colonizzazione albanese in Sicilia, in Calabria e in Puglia può essere considerata come l'esito forzato di un "esilio spontaneo" per motivi religiosi, caratterizzato da ondate migratorie successive verificatesi per circa un secolo (1448-1532). La ricaduta insediativa del fenomeno analizzata sotto diversi aspetti tiene conto delle condizioni storiche del paese di origine (l'Albania) e di quelle delle regioni interessate (regno di Napoli e Sicilia) per la definizione di un ampio quadro metodologico di riferimento. Dagli avvenimenti storici emergono sostanzialmente due fasi che contraddistinguono l'inserimento degli albanesi nel sud Italia e in Sicilia.La prima che si può definire militare, riguarda l'azione delle milizie albanesi nella politica di repressione interna al regno aragonese. La seconda fase (della colonizzazione e del ripopolamento) sembra più indirizzata alla contestualizzazione economica e sociale. Nella Sicilia del XV secolo, venivano accolte intere famiglie provenienti dalla Calabria e (chiamati qualora dai feudatari che se ne accollavano le spese di viaggio), grossi gruppi di Albanesi e di Epiroti che si accordavano per ripopolare vecchi casali disabitati e fondarono nuove colonie: Palazzo Adriano (1482), Biancavilla (1488), Piana (1488), Mezzojuso (1501), Contessa (1520), San Michele di Ganzeria (1534). Le colonie siciliane presentano rispetto a quelle del sud Italia caratteri territoriali più episodici rispetto alle preesistenze. Nel tessuto insediativo della Calabria, furono invece popolati piccoli centri medioevali in maniera più sistematica avendo prevalentemente il riferimento di zone già occupate nei decenni precedenti. Dalla scala territoriale a quella urbana la costante insediativa che è emersa, ha come carattere originario la gijtonia che si configura e si riconosce nello spazio pubblico. E' stato possibile analizzare alcune pecularietà dei centri calabri che conservano ancora i caratteri originari: Cervicati (1468), S. Martina di Finita (1470), S. Benedetto Ullano (1472), Rota Greca (inizio XV secolo) Cerzeto (inizio XVI). Lo studio ha evidenziato l'esigenza di operare una sintesi basata sul confronto delle colonie che hanno mantenuto le tradizioni e la lingua. L'indagine sugli insediamenti dell'Albania, riconosciuti storicamente come basi dell'esodo, aprirebbe inoltre nuovi scenari superando l'ambito localistico fino ad oggi esplorato.

MARSALA MT (2004). Le fondazioni albanesi calabro-sicule (XV sec.).. In GUIDONI ENRICO A CURA (a cura di), STORIA DELL'URBANISTICA (pp. 182-200). ROMA : KAPPA.

Le fondazioni albanesi calabro-sicule (XV sec.).

MARSALA, Maria Teresa
2004-01-01

Abstract

La colonizzazione albanese in Sicilia, in Calabria e in Puglia può essere considerata come l'esito forzato di un "esilio spontaneo" per motivi religiosi, caratterizzato da ondate migratorie successive verificatesi per circa un secolo (1448-1532). La ricaduta insediativa del fenomeno analizzata sotto diversi aspetti tiene conto delle condizioni storiche del paese di origine (l'Albania) e di quelle delle regioni interessate (regno di Napoli e Sicilia) per la definizione di un ampio quadro metodologico di riferimento. Dagli avvenimenti storici emergono sostanzialmente due fasi che contraddistinguono l'inserimento degli albanesi nel sud Italia e in Sicilia.La prima che si può definire militare, riguarda l'azione delle milizie albanesi nella politica di repressione interna al regno aragonese. La seconda fase (della colonizzazione e del ripopolamento) sembra più indirizzata alla contestualizzazione economica e sociale. Nella Sicilia del XV secolo, venivano accolte intere famiglie provenienti dalla Calabria e (chiamati qualora dai feudatari che se ne accollavano le spese di viaggio), grossi gruppi di Albanesi e di Epiroti che si accordavano per ripopolare vecchi casali disabitati e fondarono nuove colonie: Palazzo Adriano (1482), Biancavilla (1488), Piana (1488), Mezzojuso (1501), Contessa (1520), San Michele di Ganzeria (1534). Le colonie siciliane presentano rispetto a quelle del sud Italia caratteri territoriali più episodici rispetto alle preesistenze. Nel tessuto insediativo della Calabria, furono invece popolati piccoli centri medioevali in maniera più sistematica avendo prevalentemente il riferimento di zone già occupate nei decenni precedenti. Dalla scala territoriale a quella urbana la costante insediativa che è emersa, ha come carattere originario la gijtonia che si configura e si riconosce nello spazio pubblico. E' stato possibile analizzare alcune pecularietà dei centri calabri che conservano ancora i caratteri originari: Cervicati (1468), S. Martina di Finita (1470), S. Benedetto Ullano (1472), Rota Greca (inizio XV secolo) Cerzeto (inizio XVI). Lo studio ha evidenziato l'esigenza di operare una sintesi basata sul confronto delle colonie che hanno mantenuto le tradizioni e la lingua. L'indagine sugli insediamenti dell'Albania, riconosciuti storicamente come basi dell'esodo, aprirebbe inoltre nuovi scenari superando l'ambito localistico fino ad oggi esplorato.
2004
MARSALA MT (2004). Le fondazioni albanesi calabro-sicule (XV sec.).. In GUIDONI ENRICO A CURA (a cura di), STORIA DELL'URBANISTICA (pp. 182-200). ROMA : KAPPA.
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