L’ipotesi di ampliare il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Belmonte-Riso, come è stata configurata concettualmente dalla nostra tesi, e cioè come “macchina per ripensare la città” (Carta), si basa sulla possibilità di utilizzare alcune aree ancora libere da costruzioni nello stato di fatto in cui sono, sia come superficie che come rovina archeologica, che mostra i suoi strati evidenti (evidenza archeologica) o da liberare (scavo archeologico), uno per tutti il muro della città punica che definisce la via del Celso, antico bordo sulla riva del fiume Papireto. Tali aree sono state utilizzate dai progettisti nelle condizioni in cui sono, e non sempre è stato possibile rilevarne la consistenza esatta e le quote relative alle aree circostanti. Pertanto, è necessario dichiarare subito che i progetti in alcuni casi soffrono di un’eccessiva teorizzazione dovuta a questa circostanza. Ciò detto, le proposte sono tutte riferite, in termini di organizzazione funzionale e di scelte architettoniche, da un canto alle necessità organizzative e funzionali che la direzione del Museo ci ha rappresentato, dall’altro alla morfologia urbana, unica traccia ancora leggibile da conservare del passato nel caso specifico delle aree, crollate a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e prive di testimonianze grafiche, fotografiche della loro consistenza edilizia precedente.
Guerrera, G. (2016). Nuove soluzioni museali per Riso. In G. Guerrera (a cura di), Il museo come infrastruttura urbana (pp. 34-45). Palermo : D'Arch-UNIPA.
Nuove soluzioni museali per Riso
GUERRERA, Giuseppe
2016-01-01
Abstract
L’ipotesi di ampliare il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Belmonte-Riso, come è stata configurata concettualmente dalla nostra tesi, e cioè come “macchina per ripensare la città” (Carta), si basa sulla possibilità di utilizzare alcune aree ancora libere da costruzioni nello stato di fatto in cui sono, sia come superficie che come rovina archeologica, che mostra i suoi strati evidenti (evidenza archeologica) o da liberare (scavo archeologico), uno per tutti il muro della città punica che definisce la via del Celso, antico bordo sulla riva del fiume Papireto. Tali aree sono state utilizzate dai progettisti nelle condizioni in cui sono, e non sempre è stato possibile rilevarne la consistenza esatta e le quote relative alle aree circostanti. Pertanto, è necessario dichiarare subito che i progetti in alcuni casi soffrono di un’eccessiva teorizzazione dovuta a questa circostanza. Ciò detto, le proposte sono tutte riferite, in termini di organizzazione funzionale e di scelte architettoniche, da un canto alle necessità organizzative e funzionali che la direzione del Museo ci ha rappresentato, dall’altro alla morfologia urbana, unica traccia ancora leggibile da conservare del passato nel caso specifico delle aree, crollate a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e prive di testimonianze grafiche, fotografiche della loro consistenza edilizia precedente.File | Dimensione | Formato | |
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