Rileggere i saggi scritti su Palermo da Angelo Torricelli mi rimanda, con un minimo di nostalgia, a un periodo condiviso e vissuto in una condizione di grande libertà scientifica e di spensieratezza accademica, se è consentito usare un termine - forse inappropriato - ma che segna bene la differenza tra quegli anni e gli attuali. Libertà perché era possibile sperimentare forme di didattica congruenti con le condizioni al contorno e ibridarle con le ricerche personali e, vorrei dire, anche con le passioni personali. Spensieratezza perché a nessuno era imposto di ricercare, studiare e scrivere e insegnare muovendosi dentro griglie predefinite, ancorché fosse comunque necessario e logico praticare ambiti riferibili alla comunità scientifica di appartenenza e perseguire risultati trasmissibili e significativi per gli studi di Architettura e utili agli studenti di Architettura. Il libro, sebbene siano passati alcuni decenni dalla scrittura dei saggi, contiene molte indicazioni e riflessioni ancora valide non solo per chi debba o voglia interessarsi alla città di Palermo, ma in generale per le questioni che riguardano il progetto urbano contemporaneo e le implicazioni che comportano i caratteri prevalenti delle attuali strutture insediative. Queste ultime sono connotate da una molteplicità di sistemi sovrapposti che sono tra loro discontinui; che investono dimensioni non sempre commensurabili; che incidono sui luoghi come Torricelli ci ha voluto ricordare, per analogia, con le parole di Brancati: “La luce salta interi quartieri, che riemergono in una penombra turchina, e accende gruppi di case nei punti più disparati. La scena è molto singolare. Si vedono cupole, terrazze, tetti completamente privi di luce e, sotto questi, file di case basse illuminate fortemente. Raggi sottili vanno a pescare chi una finestra, chi un cane che si morde la coda, minutissimi particolari che, per essere illuminati nel mezzo di un quadro scuro, si rendono visibili anche a grande distanza”.

Aprile, M. (2016). Moto retrogado. In G. Di Benedetto (a cura di), Palermo Interpretata (pp. 7-19). Siracusa : LetteraVentidue.

Moto retrogado

APRILE, Marcella
2016-01-01

Abstract

Rileggere i saggi scritti su Palermo da Angelo Torricelli mi rimanda, con un minimo di nostalgia, a un periodo condiviso e vissuto in una condizione di grande libertà scientifica e di spensieratezza accademica, se è consentito usare un termine - forse inappropriato - ma che segna bene la differenza tra quegli anni e gli attuali. Libertà perché era possibile sperimentare forme di didattica congruenti con le condizioni al contorno e ibridarle con le ricerche personali e, vorrei dire, anche con le passioni personali. Spensieratezza perché a nessuno era imposto di ricercare, studiare e scrivere e insegnare muovendosi dentro griglie predefinite, ancorché fosse comunque necessario e logico praticare ambiti riferibili alla comunità scientifica di appartenenza e perseguire risultati trasmissibili e significativi per gli studi di Architettura e utili agli studenti di Architettura. Il libro, sebbene siano passati alcuni decenni dalla scrittura dei saggi, contiene molte indicazioni e riflessioni ancora valide non solo per chi debba o voglia interessarsi alla città di Palermo, ma in generale per le questioni che riguardano il progetto urbano contemporaneo e le implicazioni che comportano i caratteri prevalenti delle attuali strutture insediative. Queste ultime sono connotate da una molteplicità di sistemi sovrapposti che sono tra loro discontinui; che investono dimensioni non sempre commensurabili; che incidono sui luoghi come Torricelli ci ha voluto ricordare, per analogia, con le parole di Brancati: “La luce salta interi quartieri, che riemergono in una penombra turchina, e accende gruppi di case nei punti più disparati. La scena è molto singolare. Si vedono cupole, terrazze, tetti completamente privi di luce e, sotto questi, file di case basse illuminate fortemente. Raggi sottili vanno a pescare chi una finestra, chi un cane che si morde la coda, minutissimi particolari che, per essere illuminati nel mezzo di un quadro scuro, si rendono visibili anche a grande distanza”.
2016
Aprile, M. (2016). Moto retrogado. In G. Di Benedetto (a cura di), Palermo Interpretata (pp. 7-19). Siracusa : LetteraVentidue.
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