Il contributo ricostruisce le direttrici culturali che hanno progressivamente condotto alla consapevolezza dell’orizzonte “altro” della Restorative Justice in area penale. Muovendo dalla messa a fuoco delle meccaniche del processo giudiziario nella sua veste di selettore, idoneo, attraverso i propri filtri, a dar luogo a giudizi di rilevanza circa i dati dell’esperienza del reato meritevoli di far ingresso nel metabolismo della cognizione e della decisione penale, il contributo indaga sulle “eccedenze”, che i perimetri degli apparati della giustizia “tradizionale” collocano oltre le proprie cinte di confine e che pur incidono su dimensioni vitali dell’esperienza dell’offesa penalmente rilevante, coinvolgendo i vissuti profondi dell’autore della condotta, della vittima che ha subito l’aggressione e della collettività nella cui trama tessutale il reato si è maturato: la consapevolezza di un odierno plurale “tempo delle giustizie” conduce, oggi, all’esigenza di tener conto, in primo luogo nell’alveo della cultura giuridica, di come, a fronte dell’esperienza dell’offesa a beni giuridici meritevoli di protezione, ormai inadeguata si palesi la logica dell’esclusività monopolistica del paradigma penale tradizionale, e di come, al contrario, il pur irrinunciabile contesto del sistema penale e del processo giudiziario debba porsi in grado di instaurare dialoghi proficui con gli orizzonti della Restorative Justice nella sua dimensione di “giustizia che risana” e di Relational Justice, idonea, attraverso i propri linguaggi, a prendersi cura delle “eccedenze” in veste di “incontenibilità formali del vissuto umano”.
DI CHIARA, G. (2016). Le forbici e l’ago. Geometrie del reato ed eccedenze tra vissuti di ingiustizia, limiti del sistema penale e volti della Restorative Justice. In A. Pera (a cura di), Dialogo e modelli di mediazione (pp. 17-32). Milano : Wolters Kluwer.
Le forbici e l’ago. Geometrie del reato ed eccedenze tra vissuti di ingiustizia, limiti del sistema penale e volti della Restorative Justice
DI CHIARA, Giuseppe
2016-01-01
Abstract
Il contributo ricostruisce le direttrici culturali che hanno progressivamente condotto alla consapevolezza dell’orizzonte “altro” della Restorative Justice in area penale. Muovendo dalla messa a fuoco delle meccaniche del processo giudiziario nella sua veste di selettore, idoneo, attraverso i propri filtri, a dar luogo a giudizi di rilevanza circa i dati dell’esperienza del reato meritevoli di far ingresso nel metabolismo della cognizione e della decisione penale, il contributo indaga sulle “eccedenze”, che i perimetri degli apparati della giustizia “tradizionale” collocano oltre le proprie cinte di confine e che pur incidono su dimensioni vitali dell’esperienza dell’offesa penalmente rilevante, coinvolgendo i vissuti profondi dell’autore della condotta, della vittima che ha subito l’aggressione e della collettività nella cui trama tessutale il reato si è maturato: la consapevolezza di un odierno plurale “tempo delle giustizie” conduce, oggi, all’esigenza di tener conto, in primo luogo nell’alveo della cultura giuridica, di come, a fronte dell’esperienza dell’offesa a beni giuridici meritevoli di protezione, ormai inadeguata si palesi la logica dell’esclusività monopolistica del paradigma penale tradizionale, e di come, al contrario, il pur irrinunciabile contesto del sistema penale e del processo giudiziario debba porsi in grado di instaurare dialoghi proficui con gli orizzonti della Restorative Justice nella sua dimensione di “giustizia che risana” e di Relational Justice, idonea, attraverso i propri linguaggi, a prendersi cura delle “eccedenze” in veste di “incontenibilità formali del vissuto umano”.File | Dimensione | Formato | |
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