La lungimiranza di un progetto CoRI ha fatto vivere a quaranta studenti dell’Università di Palermo l’entusiasmo di un laboratorio di stereotomia. Tale esperienza ha replicato, negli spazi del Dipartimento di Architettura, quanto già collaudato con estrema competenza e altrettanto successo dal professore José Carlos Palacios Gonzalo nei suoi corsi all’Universidad Lo stesso Palacios, insieme ad altro Docenti del Dipartimento, hanno guidato alcuni allievi, dei corsi di studio in Architettura e in Ingegneria Edile–Architettura, nella ricostruzione, in scala 1:2, della volta a cinque chiavi della chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo. Tralasciando tutti i passaggi riguardanti la scelta dei materiali, degli utensili e degli indispensabili disegni preparatori, si pone in rilievo soprattutto l’azione che questa “occasione” didattica ha avuto sulla formazione dei giovani. Infatti, almeno per una volta, si è colmata quella distanza fra progetto e realizzazione mirabilmente descritta da Giulio Carlo Argan. L’allievo “sporcandosi le mani” ha dato forma all’architettura della volta attraverso la costruzione dei singoli conci. Si insiste sulla valenza progettuale del cantiere, non confondendola con una mera ricostruzione, perché solo apparentemente, l’esito finale del laboratorio è conosciuto a priori. Nel laboratorio di stereotomia tutto sembra essere ricondotto a un percorso certo rafforzato dalla confortante pre- senza delle centine, ma, ad esempio, l’incognita del crollo esiste. Sostituire la matita con lo scal- pello e la carta con la pietra comporta dei rischi che hanno una evidenza ben diversa, rispetto a quelli che docenti e allievi corrono normalmente nelle aule. La sfida dell’insegnare e dell’apprendere diventa più avvincente, più coinvolgente ma indubbiamente anche più rischiosa. Rivivere e riconoscere la costruzione dell’architettura come atto collettivo è stato l’effetto indotto del laboratorio di stereotomia che è riuscito, anche se per poche settimane, a infrangere i confini di un recinto specialistico e a donare allo stesso una identità urbana.
Sciascia, A. (2016). “L'uomo è intelligente perché ha le mani”. In E. Garofalo, J.C. Palacios Gonzalo, T. Campisi (a cura di), Costruire in pietra. Pratica e storia (pp. 7-8). Palermo : Caracol.
“L'uomo è intelligente perché ha le mani”
SCIASCIA, Andrea
2016-01-01
Abstract
La lungimiranza di un progetto CoRI ha fatto vivere a quaranta studenti dell’Università di Palermo l’entusiasmo di un laboratorio di stereotomia. Tale esperienza ha replicato, negli spazi del Dipartimento di Architettura, quanto già collaudato con estrema competenza e altrettanto successo dal professore José Carlos Palacios Gonzalo nei suoi corsi all’Universidad Lo stesso Palacios, insieme ad altro Docenti del Dipartimento, hanno guidato alcuni allievi, dei corsi di studio in Architettura e in Ingegneria Edile–Architettura, nella ricostruzione, in scala 1:2, della volta a cinque chiavi della chiesa di Santa Maria della Catena a Palermo. Tralasciando tutti i passaggi riguardanti la scelta dei materiali, degli utensili e degli indispensabili disegni preparatori, si pone in rilievo soprattutto l’azione che questa “occasione” didattica ha avuto sulla formazione dei giovani. Infatti, almeno per una volta, si è colmata quella distanza fra progetto e realizzazione mirabilmente descritta da Giulio Carlo Argan. L’allievo “sporcandosi le mani” ha dato forma all’architettura della volta attraverso la costruzione dei singoli conci. Si insiste sulla valenza progettuale del cantiere, non confondendola con una mera ricostruzione, perché solo apparentemente, l’esito finale del laboratorio è conosciuto a priori. Nel laboratorio di stereotomia tutto sembra essere ricondotto a un percorso certo rafforzato dalla confortante pre- senza delle centine, ma, ad esempio, l’incognita del crollo esiste. Sostituire la matita con lo scal- pello e la carta con la pietra comporta dei rischi che hanno una evidenza ben diversa, rispetto a quelli che docenti e allievi corrono normalmente nelle aule. La sfida dell’insegnare e dell’apprendere diventa più avvincente, più coinvolgente ma indubbiamente anche più rischiosa. Rivivere e riconoscere la costruzione dell’architettura come atto collettivo è stato l’effetto indotto del laboratorio di stereotomia che è riuscito, anche se per poche settimane, a infrangere i confini di un recinto specialistico e a donare allo stesso una identità urbana.File | Dimensione | Formato | |
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