La stereotomia della pietra applicata alla costruzione di volte ha in Sicilia una lunga tradizione, documentata a partire dal tempo della dominazione normanna nell’isola (XI-XII secolo). Tale pratica costruttiva prosegue nei secoli successivi, con momenti di apice nella qualità del taglio stereotomico nelle architetture federiciane (prima metà del XIII secolo), un successivo scadimento nel corso del XIV secolo, e il ritorno a una fertile stagione di sperimentazione a partire dal Quattrocento, sotto l’impulso impresso al cantiere locale dall’arrivo di modelli e maestri dalla penisola iberica (soprattutto da Barcellona, Valencia e Palma di Maiorca). Questa lunga tradizione prosegue ancora nel corso del XVI secolo, in parte proponendo le soluzioni più aggiornate legate all’influenza spagnola, in parte ripescando dal proprio bagaglio pregresso soluzioni messe in campo in una età normanna ormai mitizzata. Recenti ricerche archivistiche hanno rivelato come, su questa lunga tradizione, nella prima metà del Cinquecento si innesti un significativa novità, relativa alla scelta del materiale impiegato per la costruzione delle volte, con conseguenti implicazioni nelle caratteristiche fisiche e strutturali delle stesse. Si tratta della pomice lavica estratta nell’isola di Lipari, importata in grandi quantità nelle due principali città siciliane, Palermo e Messina, per soddisfare le esigenze di importanti cantieri pubblici e religiosi, e da qui smistata anche in centri minori su richiesta di facoltosi privati. Il vantaggio statico che ne deriva appare indubbio per il notevole alleggerimento della struttura voltata, dato intuitivo e che, indipendentemente dalla possibilità di ricondurre la scelta a valutazioni “antisismiche” ante litteram, doveva apparire particolarmente rilevante nei casi di costruzione di nuovi sistemi voltati su strutture d’ambito preesistenti. Questo contributo, a partire dalla casistica già rintracciata – osservata attraverso i documenti, ma anche con lo studio diretto delle strutture ancora esistenti - si propone di ricostruire tempi, modi e vettori di diffusione di tale impiego della pietra pomice nella costruzione di volte in Sicilia, puntando principalmente a fornire una prima plausibile spiegazione delle ragioni e delle circostanze che hanno dato origine al fenomeno in esame.
Garofalo, E. (2016). L'utilisation de la pierre ponce volcanique dans la construction de voûtes en Sicile au début de l’âge moderne. In F. Fleury, L. Baridon, A. Mastrorilli, R. Mouterde, N. Reveyron (a cura di), Les temps de la construction : processus, acteurs, matériaux (pp. 103-112). Paris : Picard.
L'utilisation de la pierre ponce volcanique dans la construction de voûtes en Sicile au début de l’âge moderne
GAROFALO, Emanuela
2016-01-01
Abstract
La stereotomia della pietra applicata alla costruzione di volte ha in Sicilia una lunga tradizione, documentata a partire dal tempo della dominazione normanna nell’isola (XI-XII secolo). Tale pratica costruttiva prosegue nei secoli successivi, con momenti di apice nella qualità del taglio stereotomico nelle architetture federiciane (prima metà del XIII secolo), un successivo scadimento nel corso del XIV secolo, e il ritorno a una fertile stagione di sperimentazione a partire dal Quattrocento, sotto l’impulso impresso al cantiere locale dall’arrivo di modelli e maestri dalla penisola iberica (soprattutto da Barcellona, Valencia e Palma di Maiorca). Questa lunga tradizione prosegue ancora nel corso del XVI secolo, in parte proponendo le soluzioni più aggiornate legate all’influenza spagnola, in parte ripescando dal proprio bagaglio pregresso soluzioni messe in campo in una età normanna ormai mitizzata. Recenti ricerche archivistiche hanno rivelato come, su questa lunga tradizione, nella prima metà del Cinquecento si innesti un significativa novità, relativa alla scelta del materiale impiegato per la costruzione delle volte, con conseguenti implicazioni nelle caratteristiche fisiche e strutturali delle stesse. Si tratta della pomice lavica estratta nell’isola di Lipari, importata in grandi quantità nelle due principali città siciliane, Palermo e Messina, per soddisfare le esigenze di importanti cantieri pubblici e religiosi, e da qui smistata anche in centri minori su richiesta di facoltosi privati. Il vantaggio statico che ne deriva appare indubbio per il notevole alleggerimento della struttura voltata, dato intuitivo e che, indipendentemente dalla possibilità di ricondurre la scelta a valutazioni “antisismiche” ante litteram, doveva apparire particolarmente rilevante nei casi di costruzione di nuovi sistemi voltati su strutture d’ambito preesistenti. Questo contributo, a partire dalla casistica già rintracciata – osservata attraverso i documenti, ma anche con lo studio diretto delle strutture ancora esistenti - si propone di ricostruire tempi, modi e vettori di diffusione di tale impiego della pietra pomice nella costruzione di volte in Sicilia, puntando principalmente a fornire una prima plausibile spiegazione delle ragioni e delle circostanze che hanno dato origine al fenomeno in esame.File | Dimensione | Formato | |
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