Il duomo di Siracusa, situato nella parte più elevata del nucleo storico dell’isola di Ortigia, è un edificio dalla storia costruttiva plurisecolare. Antico Athenaion greco, fu trasformato in basilica cristiana tra il IV e il VI secolo d.C., dotato di un campanile in facciata in epoca medievale, crollato a causa del terremoto del 1542 -che determinò anche l’occultamento parziale delle colonne doriche sul fianco settentrionale-, fu ricostruito per poi nuovamente rovinare nel 1693, mentre il concorso del 1728, indetto dal vescovo Tommaso Marini, portò alla realizzazione della nuova facciata, frutto dell’incontro tra modelli internazionali romani e la tradizione locale dell’intaglio della pietra. Affiancati alla cattedrale e rispettandone gli allineamenti, si aprirono anche grandi cantieri che definirono una platea magna monumentale e magnificente, un foro pubblico delimitato dalle altre sedi del potere: il nuovo palazzo vescovile e il palazzo di città. A partire dal XVII secolo il lato meridionale si arricchì di preziose cappelle, come la semiottagonale cappella Torres o del Sacramento a opera dell’architetto lucchese Francesco Buonamici, attivo per lungo tempo anche a Malta, e la cappella di Santa Lucia, dotata di un singolare arco di ingresso "en esviaje" (obliquo) e da una tessitura dei conci dei pennacchi che svelano l’influenza che altre tradizioni, come la stereotomia tardogotica, hanno esercitato sull’architettura siciliana. Stratificazioni, trasformazioni, ammodernamenti e “rinascite”, determinate non soltanto dagli eventi disastrosi ma anche, e soprattutto, dall’intraprendenza di molteplici vescovi “costruttori”, non hanno tuttavia intaccato, almeno all’interno, l’antichità e l’unicità della struttura templare. Interventi da interpretare attraverso gli equilibri e i rapporti di forza instaurati nei secoli tra la nuova architettura e il tempio.
NOBILE, R. (2004). Il tempo grande costruttore. CASABELLA, 727, 82-89.
Il tempo grande costruttore
NOBILE, Rosario
2004-01-01
Abstract
Il duomo di Siracusa, situato nella parte più elevata del nucleo storico dell’isola di Ortigia, è un edificio dalla storia costruttiva plurisecolare. Antico Athenaion greco, fu trasformato in basilica cristiana tra il IV e il VI secolo d.C., dotato di un campanile in facciata in epoca medievale, crollato a causa del terremoto del 1542 -che determinò anche l’occultamento parziale delle colonne doriche sul fianco settentrionale-, fu ricostruito per poi nuovamente rovinare nel 1693, mentre il concorso del 1728, indetto dal vescovo Tommaso Marini, portò alla realizzazione della nuova facciata, frutto dell’incontro tra modelli internazionali romani e la tradizione locale dell’intaglio della pietra. Affiancati alla cattedrale e rispettandone gli allineamenti, si aprirono anche grandi cantieri che definirono una platea magna monumentale e magnificente, un foro pubblico delimitato dalle altre sedi del potere: il nuovo palazzo vescovile e il palazzo di città. A partire dal XVII secolo il lato meridionale si arricchì di preziose cappelle, come la semiottagonale cappella Torres o del Sacramento a opera dell’architetto lucchese Francesco Buonamici, attivo per lungo tempo anche a Malta, e la cappella di Santa Lucia, dotata di un singolare arco di ingresso "en esviaje" (obliquo) e da una tessitura dei conci dei pennacchi che svelano l’influenza che altre tradizioni, come la stereotomia tardogotica, hanno esercitato sull’architettura siciliana. Stratificazioni, trasformazioni, ammodernamenti e “rinascite”, determinate non soltanto dagli eventi disastrosi ma anche, e soprattutto, dall’intraprendenza di molteplici vescovi “costruttori”, non hanno tuttavia intaccato, almeno all’interno, l’antichità e l’unicità della struttura templare. Interventi da interpretare attraverso gli equilibri e i rapporti di forza instaurati nei secoli tra la nuova architettura e il tempio.File | Dimensione | Formato | |
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