Per Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) si fa riferimento ad una serie di pratiche culturalmente radicate in talune popolazioni, specialmente africane, volte alla modificazione degli organi genitali della donna in nome di tradizioni che vedono nell’organo clitorideo una sorta di reminiscenza dell’organo sessuale maschile e che come tale va escisso affinché una donna possa diventare tale ed essere desiderata dagli uomini del proprio popolo. Questa descrizione del fenomeno è tuttavia riduttiva poiché diversi sono i tipi di intervento mutilatorio che le donne possono subire e varie le motivazioni a sua giustificazione. Sono riconosciute dall’OMS le seguenti tipologie di mutilazioni genitali femminili:tipo: escissione del prepuzio con o senza escissione di parte o di tutto il clitoride; Tipo: escissione del prepuzio e del clitoride assieme all’escissione parziale o totale delle piccole labbra; Tipo: escissione di parte o di tutti i genitali esterni e sutura/ restringimento dell’apertura vaginale (infibulazione); Tipo: puntura, foratura, incisione, allungamento del clitoride e/o delle labbra, cauterizzazione tramite ustione del clitoride e dei tessuti adiacenti, raschiamento dell’orifizio vaginale o incisione della vagina, introduzione di sostanze corrosive in quest’ultima al fine di causarne il sanguinamento o di erbe con l’intento di provocarne il restringimento o la chiusura ed ogni altra procedura che rientri nella suddetta definizione di MGF. La ricerca dopo un'attenta analisi ed una puntuale mappatura del fenomeno, individua le strategie più appropriate per il contenimento dell'abuso. .

Aurelio Angelini, Anna Re. (2015). Mutilazioni genitali femminili. In A.R. Vincenzo Russo (a cura di), MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI. Comunicare, conoscere, contrastare un crudele abuso. (pp. 11-49). Palermo : QANAT.

Mutilazioni genitali femminili

ANGELINI, Aurelio;
2015-01-01

Abstract

Per Mutilazioni Genitali Femminili (MGF) si fa riferimento ad una serie di pratiche culturalmente radicate in talune popolazioni, specialmente africane, volte alla modificazione degli organi genitali della donna in nome di tradizioni che vedono nell’organo clitorideo una sorta di reminiscenza dell’organo sessuale maschile e che come tale va escisso affinché una donna possa diventare tale ed essere desiderata dagli uomini del proprio popolo. Questa descrizione del fenomeno è tuttavia riduttiva poiché diversi sono i tipi di intervento mutilatorio che le donne possono subire e varie le motivazioni a sua giustificazione. Sono riconosciute dall’OMS le seguenti tipologie di mutilazioni genitali femminili:tipo: escissione del prepuzio con o senza escissione di parte o di tutto il clitoride; Tipo: escissione del prepuzio e del clitoride assieme all’escissione parziale o totale delle piccole labbra; Tipo: escissione di parte o di tutti i genitali esterni e sutura/ restringimento dell’apertura vaginale (infibulazione); Tipo: puntura, foratura, incisione, allungamento del clitoride e/o delle labbra, cauterizzazione tramite ustione del clitoride e dei tessuti adiacenti, raschiamento dell’orifizio vaginale o incisione della vagina, introduzione di sostanze corrosive in quest’ultima al fine di causarne il sanguinamento o di erbe con l’intento di provocarne il restringimento o la chiusura ed ogni altra procedura che rientri nella suddetta definizione di MGF. La ricerca dopo un'attenta analisi ed una puntuale mappatura del fenomeno, individua le strategie più appropriate per il contenimento dell'abuso. .
2015
Settore SPS/10 - Sociologia Dell'Ambiente E Del Territorio
Aurelio Angelini, Anna Re. (2015). Mutilazioni genitali femminili. In A.R. Vincenzo Russo (a cura di), MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI. Comunicare, conoscere, contrastare un crudele abuso. (pp. 11-49). Palermo : QANAT.
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