L’impresa dei Mille aveva portato a compimento, fra luci e ombre messe in rilievo dalla storiografia dei nostri giorni, la liberazione di una terra ch’è sempre stata e continua ad essere, per i Francesi, la mitica “Île du Soleil”. Principale responsabile dell’immediata diffusione del mito garibaldino fu Alexandre Dumas, che pubblicò ad immediato ridosso della felice conclusione dell’impresa dei Mille Les Garibaldiens, una sorta di taccuino su quella spedizione, ricostruita nel suo dipanarsi dal momento dell’imbarco a Quarto e fino alla caduta di Napoli. Quel testo ha contribuito in modo non indifferente a diffondere sempre di più in Francia, rafforzandolo, il mito che avvolgeva ormai, dopo le imprese della campagna del 1859, la figura di Garibaldi. Dal tessuto narrativo si stagliano personaggi dotati d’un notevole spessore, quasi deuteragonisti della narrazione: emerge, fra tutti, il frate francescano Giovanni Pantaleo, che accompagna il lettore dall’inizio alla fine della narrazione, così come nella realtà l’uomo aveva seguito Garibaldi dalla natìa Sicilia fino a Napoli, e ben oltre. Ricordato per l’importante ruolo rivestito nella formazione del cattolicesimo liberale, la sua memoria viene tramandata ai posteri da un busto eretto a Roma, sul Gianicolo: eppure, solo in modo del tutto episodico si è focalizzata l’attenzione su questa affascinante figura che si distingue fra quei personaggi, sospesi a metà tra storia e leggenda, che hanno preso vita a partire dai testi consacrati all’epopea garibaldina. Onnipresente nelle pagine degli scrittori garibaldini italiani (quali ad esempio Bandi o Abba), l’indomito francescano lo è ancor di più in quelle vergate da un folto gruppo di Francesi (oltre al Dumas basti ricordare, fra i molti altri, il Fonvielle e il Lockroy) che affiancarono Garibaldi nell’impresa. E si può affermare, anzi, che il Pantaleo dovette la sua prima ‘notorietà’ proprio ai combattenti e ai cronisti francesi, piuttosto e prima ancora che a quelli italiani, la pubblicazione dei riflessi memorialistici di quei volontari transalpini avendo precorso, quasi sempre, la pubblicazione degli scritti degli stessi componenti italiani del corpo di spedizione che aveva strappato ai Borbone il regno delle Due Sicilie. La vita letteraria del personaggio dell’infiammato fraticello, sospeso tra Storia e Mito, ha inizio proprio, infatti, nelle pagine di quanti vollero offrire in lingua frances la narrazione di un’impresa alla quale avevano partecipato in prima persona. Ed è per questo, forse, che il Pantaleo, troppo ingiustamente negletto dalle nostre parti, continua a vivere da sempre nell’immaginario di quanti, in Francia, abbiano letto quelle avvincenti narrazioni incentrate sulla liberazione della nostra Isola dal giogo borbonico, continuando ad incarnare un fulgido esempio di dedizione alla causa della Libertà e della Fratellanza tra i Popoli, e di una dedizione rimasta tale, con coerenza, fino alle estreme conseguenze.

SANTANGELO GS (2006). Un "personaggio" dell'epopea garibaldina francese: fra' Giovanni Pantaleo. In AA.VV. (a cura di), A la croisée des chemins. Miscellanea di studi per Anna Maria Rubino (pp. 455-477). FASANO : Schena.

Un "personaggio" dell'epopea garibaldina francese: fra' Giovanni Pantaleo

SANTANGELO, Giovanni Saverio
2006-01-01

Abstract

L’impresa dei Mille aveva portato a compimento, fra luci e ombre messe in rilievo dalla storiografia dei nostri giorni, la liberazione di una terra ch’è sempre stata e continua ad essere, per i Francesi, la mitica “Île du Soleil”. Principale responsabile dell’immediata diffusione del mito garibaldino fu Alexandre Dumas, che pubblicò ad immediato ridosso della felice conclusione dell’impresa dei Mille Les Garibaldiens, una sorta di taccuino su quella spedizione, ricostruita nel suo dipanarsi dal momento dell’imbarco a Quarto e fino alla caduta di Napoli. Quel testo ha contribuito in modo non indifferente a diffondere sempre di più in Francia, rafforzandolo, il mito che avvolgeva ormai, dopo le imprese della campagna del 1859, la figura di Garibaldi. Dal tessuto narrativo si stagliano personaggi dotati d’un notevole spessore, quasi deuteragonisti della narrazione: emerge, fra tutti, il frate francescano Giovanni Pantaleo, che accompagna il lettore dall’inizio alla fine della narrazione, così come nella realtà l’uomo aveva seguito Garibaldi dalla natìa Sicilia fino a Napoli, e ben oltre. Ricordato per l’importante ruolo rivestito nella formazione del cattolicesimo liberale, la sua memoria viene tramandata ai posteri da un busto eretto a Roma, sul Gianicolo: eppure, solo in modo del tutto episodico si è focalizzata l’attenzione su questa affascinante figura che si distingue fra quei personaggi, sospesi a metà tra storia e leggenda, che hanno preso vita a partire dai testi consacrati all’epopea garibaldina. Onnipresente nelle pagine degli scrittori garibaldini italiani (quali ad esempio Bandi o Abba), l’indomito francescano lo è ancor di più in quelle vergate da un folto gruppo di Francesi (oltre al Dumas basti ricordare, fra i molti altri, il Fonvielle e il Lockroy) che affiancarono Garibaldi nell’impresa. E si può affermare, anzi, che il Pantaleo dovette la sua prima ‘notorietà’ proprio ai combattenti e ai cronisti francesi, piuttosto e prima ancora che a quelli italiani, la pubblicazione dei riflessi memorialistici di quei volontari transalpini avendo precorso, quasi sempre, la pubblicazione degli scritti degli stessi componenti italiani del corpo di spedizione che aveva strappato ai Borbone il regno delle Due Sicilie. La vita letteraria del personaggio dell’infiammato fraticello, sospeso tra Storia e Mito, ha inizio proprio, infatti, nelle pagine di quanti vollero offrire in lingua frances la narrazione di un’impresa alla quale avevano partecipato in prima persona. Ed è per questo, forse, che il Pantaleo, troppo ingiustamente negletto dalle nostre parti, continua a vivere da sempre nell’immaginario di quanti, in Francia, abbiano letto quelle avvincenti narrazioni incentrate sulla liberazione della nostra Isola dal giogo borbonico, continuando ad incarnare un fulgido esempio di dedizione alla causa della Libertà e della Fratellanza tra i Popoli, e di una dedizione rimasta tale, con coerenza, fino alle estreme conseguenze.
2006
SANTANGELO GS (2006). Un "personaggio" dell'epopea garibaldina francese: fra' Giovanni Pantaleo. In AA.VV. (a cura di), A la croisée des chemins. Miscellanea di studi per Anna Maria Rubino (pp. 455-477). FASANO : Schena.
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