Spoken exchanges between members of Cosa Nostra are governed by the twofold restriction of the law of silence toward the world outside and the obligation of speaking the truth inside. To this purpose, Mafia’s language obeys a semantic obliqueness which provides speakers with a margin of freedom by preserving the unpredictability of their intentions, which led Tommaso Buscetta to qualify Cosa Nostra as “the realm of incomplete speech”. Mafia order is based on the practise of “malentendu doublement bien entendu”, in the meaning of Jankélévitch, which includes not only a fake relationship but also a fake situation, maintaining mutual knowledge of deception thereby permitting an infinite, dialectic game. This game, and its unspoken side (involving political affairs and crimes), are here explored during a judicial confrontation between Gaspare Spatuzza, a former man of honour who became a state witness and Filippo Graviano, who was, with his brother, the capomandamento of Spatuzza’s same “family”.

Gli scambi comunicativi tra membri di Cosa Nostra sono regolati dalla duplice restrizione della legge del silenzio verso il mondo esterno e dall'obbligo di dire la verità all'interno del sodalizio. A tal fine, il linguaggio mafioso ricorre all’obliquità semantica che fornisce ai parlanti un ampio margine di libertà consentendo loro di non esplicitare le proprie reali intenzioni. È questa la ragione per la quale Tommaso Buscetta ha definito Cosa Nostra come "il regno dei discorsi incompleti". L'ordine del discorso mafioso si basa spesso sulla pratica di quello che Jankélévitch ha definito il "malinteso doppiamente beninteso” uno scambio che si fonda non tanto su una falsa relazione quanto su una falsa situazione, mantenendo tra i parlanti la consapevolezza dell'inganno e permettendo così un infinito gioco dialettico. Questo gioco, e il suo lato tacito (che coinvolge gli affari politici e criminali), sono esplorati nel saggio a partire da un confronto giudiziario tra Gaspare Spatuzza, un ex uomo d'onore (divenuto poi collaboratore di giustizia) e Filippo Graviano, che, con suo fratello Giuseppe, era il capomandamento della "famiglia" di Brancaccio cui Spatuzza apparteneva.

Dino A. (2015). Tra ambiguità e malinteso: schermaglie di una «battaglia per l’identità» in una conversazione tra mafiosi. POLIS, 39(1), 33-58 [10.1424/79272].

Tra ambiguità e malinteso: schermaglie di una «battaglia per l’identità» in una conversazione tra mafiosi

DINO, Alessandra
2015-01-01

Abstract

Spoken exchanges between members of Cosa Nostra are governed by the twofold restriction of the law of silence toward the world outside and the obligation of speaking the truth inside. To this purpose, Mafia’s language obeys a semantic obliqueness which provides speakers with a margin of freedom by preserving the unpredictability of their intentions, which led Tommaso Buscetta to qualify Cosa Nostra as “the realm of incomplete speech”. Mafia order is based on the practise of “malentendu doublement bien entendu”, in the meaning of Jankélévitch, which includes not only a fake relationship but also a fake situation, maintaining mutual knowledge of deception thereby permitting an infinite, dialectic game. This game, and its unspoken side (involving political affairs and crimes), are here explored during a judicial confrontation between Gaspare Spatuzza, a former man of honour who became a state witness and Filippo Graviano, who was, with his brother, the capomandamento of Spatuzza’s same “family”.
2015
Dino A. (2015). Tra ambiguità e malinteso: schermaglie di una «battaglia per l’identità» in una conversazione tra mafiosi. POLIS, 39(1), 33-58 [10.1424/79272].
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