Scopo del saggio è di focalizzare il contributo dell’interpretazione beierwaltesiana del neoplatonismo alla riaffermazione del principio trascendentale come connotazioe irrinunciabile del filosofare. La disamina è limitata alla considerazione degli studi beierwaltesiani sul neoplatonismo antico, in particolare sulla semantizzazione del Nous in Plotino e Proclo. Essi sono ripercorsi alla luce del programma filosofico esplicitamente assunto dall’autore nei termini della “realizzazione dell’immagine”, consistente nel riconoscere alla realtà lo statuto ontologico di immagine: per tale via il neoplatonismo antico è da Beierwaltes riattualizzato col mostrare come, nella dialettica dell’uno e dei molti, dell’identità e della differenza, del simile e del dissimile, la realtà mondana dismetta l’ovvia parvenza di un’ultimità di senso, per rivelarsi invece costituita nel suo titolo di pragmatica validità, in una strutturale prevalenza del primo polo sul secondo di quella dialettica, di modo che l’espressione si palesa nella sua valenza anagogica, e ultimamente l’immagine si realizza come teofania.
MANCINI S (2007). Beierwaltes e la trascendentalità del pensiero. GIORNALE DI METAFISICA, 29,1(1), 191-210.
Beierwaltes e la trascendentalità del pensiero
MANCINI, Sandro
2007-01-01
Abstract
Scopo del saggio è di focalizzare il contributo dell’interpretazione beierwaltesiana del neoplatonismo alla riaffermazione del principio trascendentale come connotazioe irrinunciabile del filosofare. La disamina è limitata alla considerazione degli studi beierwaltesiani sul neoplatonismo antico, in particolare sulla semantizzazione del Nous in Plotino e Proclo. Essi sono ripercorsi alla luce del programma filosofico esplicitamente assunto dall’autore nei termini della “realizzazione dell’immagine”, consistente nel riconoscere alla realtà lo statuto ontologico di immagine: per tale via il neoplatonismo antico è da Beierwaltes riattualizzato col mostrare come, nella dialettica dell’uno e dei molti, dell’identità e della differenza, del simile e del dissimile, la realtà mondana dismetta l’ovvia parvenza di un’ultimità di senso, per rivelarsi invece costituita nel suo titolo di pragmatica validità, in una strutturale prevalenza del primo polo sul secondo di quella dialettica, di modo che l’espressione si palesa nella sua valenza anagogica, e ultimamente l’immagine si realizza come teofania.File | Dimensione | Formato | |
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