Il Lido di Mortelle, opera di Filippo Rovigo (1909-1984), e il Lido del Tirreno, di Napoleone Cutrufelli (1909-1997)1 , sorgono a poca distanza da capo Peloro e dai laghi di Ganzirri tra il 1955 ed il 1958. L’interesse per due progetti di autori diversi, a loro volta complessi e difficilmente identificabili come singoli edifici, nasce dal riconoscimento critico nella loro contiguità di una città lineare, forma tipica della città balneare, qui molto accentuata perché lo spazio è compresso tra le colline Peloritane e la costa. Due approcci che si integrano vedono da un lato la scelta di trattare l’insieme come se si trattasse di un unico oggetto, dall’altro il riconoscimento delle parti che lo compongono, dell’individualità dei loro valori e principi, e di una gerarchia che condiziona le singole risposte progettuali. Il piano ha preso dunque forma come una rete che incrocia interventi continui ed interventi puntuali, per ricucire gli edifici degli anni Cinquanta al paesaggio ed all’uso contemporanei.
FERA, I. (2011). I Lidi di Mortelle (1955-58), architettura e costruzione di un paesaggio balneare negli anni 50 a Messina: un restauro possibile. In E. PALAZZOTTO (a cura di), Il restauro del Moderno in Italia e in Europa. Milano : Franco Angeli.
I Lidi di Mortelle (1955-58), architettura e costruzione di un paesaggio balneare negli anni 50 a Messina: un restauro possibile
FERA, Isabella
2011-01-01
Abstract
Il Lido di Mortelle, opera di Filippo Rovigo (1909-1984), e il Lido del Tirreno, di Napoleone Cutrufelli (1909-1997)1 , sorgono a poca distanza da capo Peloro e dai laghi di Ganzirri tra il 1955 ed il 1958. L’interesse per due progetti di autori diversi, a loro volta complessi e difficilmente identificabili come singoli edifici, nasce dal riconoscimento critico nella loro contiguità di una città lineare, forma tipica della città balneare, qui molto accentuata perché lo spazio è compresso tra le colline Peloritane e la costa. Due approcci che si integrano vedono da un lato la scelta di trattare l’insieme come se si trattasse di un unico oggetto, dall’altro il riconoscimento delle parti che lo compongono, dell’individualità dei loro valori e principi, e di una gerarchia che condiziona le singole risposte progettuali. Il piano ha preso dunque forma come una rete che incrocia interventi continui ed interventi puntuali, per ricucire gli edifici degli anni Cinquanta al paesaggio ed all’uso contemporanei.File | Dimensione | Formato | |
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