In the modern age the conditions of prisoners of war and slaves mingle in the most singular fashion in the person of the captive who fell into enemy hands and was reduced to slavery as a victim of the war between privateers. The importance of the experience of captivity in the Mediterranean no longer needs to be demonstrated and has long attracted the attention of historians. The “Arch-Confraternity for the Redemption of Captives”, whose documents are held in the state archives of Palermo, has preserved several hundred letters, petitions and accounts of Sicilian slaves in Barbary (particularly in Tunis and Bizerte, but also in Algiers and Tripoli). These documents which were sent between the sixteenth and the nineteenth century, to families, friends and influential people, describe the poor conditions of slavery and provide the information necessary for their ransom. We have here a mine of valuable information on the conditions of slaves in North African cities, one that provides an account of slavery in the words of those who experienced it.
In età moderna le condizioni dei prigionieri di guerra e degli schiavi s’intrecciano in maniera del tutto peculiare nella figura del captivo, caduto nelle mani del nemico e ridotto in schiavitù come preda della corsa. L’importanza dell’esperienza della cattività nell’area mediterranea non ha bisogno di essere dimostrata e ha attirato da lungo tempo l’attenzione degli storici. L’« Arciconfraternita per la redenzione dei captivi », i cui documenti sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo, ha conservato alcune centinaia di lettere, suppliche e memoriali di schiavi siciliani in Barberia (soprattutto a Tunisi e Biserta, ma anche ad Algeri e Tripoli), inviate tra XVI e XIX secolo alle famiglie, ad amici e conoscenti, protettori e funzionari della redenzione, nelle quali si trovano descritte le cattive condizioni e i patimenti sofferti e si danno le informazioni necessarie per il riscatto. Una fonte di straordinario interesse, una miniera d’informazioni preziose sulle condizioni della schiavitù nelle città nordafricane, attraverso le quali si può raccontare la schiavitù con le parole di chi l’ha sofferta. Tuttavia il fulcro di queste missive è rappresentato dai problemi legati al riscatto : le lettere vogliono commuovere, persuadere, ispirare un sentimento di pietà e di solidarità, recriminano, rimproverano, ricordano la vita comune, minacciano il pericolo imminente dell’abiura. Esse chiedono alle famiglie di predisporre le risorse necessarie, indicando con precisione dove reperirle : le transazioni suggerite dai captivi sono molto complesse (beni da mettere in vendita, da impegnare, da chiedere in prestito ; crediti di cui ottenere la restituzione, denaro da richiedere alle istitutioni laiche ed ecclesiastiche per il riscatto, a un mercante, un console, un mediatore privato, un benefattore, alla corporazione di appartenenza). Questa fonte può essere utilizzata per descrivere alcuni aspetti della « économie de la rançon » : la creazione di una rete, come effetto di una diaspora commerciale forzata – un ibrido tra il « cross cultural trade » e il traffico di esseri umani -, un movimento parcellizzato che, ciò nonostante, per la sua consistenza e durata nel tempo raggiunge una massa critica, capace di intrecciare strette relazioni di credito e debito, basate sul flusso incessante di informazioni commerciali sui prezzi, le condizioni del commercio, l’affidabilità dei potenziali « investitori », e di informazioni finanziarie sui cambi. Le lettere e le suppliche rappresentano lo strumento di questa circolazione d’informazioni, intrecciano legami tra persone di « nationi » differenti e di diverse religioni, ci mostrano i captivi come una singolare e del tutto imprevista « compagnia commerciale».
Fiume, G. (2013). Lettres de Barberie: esclavage et rachats des captifs siciliens (XVIe-XVIIIe siècles). CAHIERS DE LA MÉDITERRANÉE, 87(87), 229-254.
Lettres de Barberie: esclavage et rachats des captifs siciliens (XVIe-XVIIIe siècles)
FIUME, Giovanna
2013-01-01
Abstract
In the modern age the conditions of prisoners of war and slaves mingle in the most singular fashion in the person of the captive who fell into enemy hands and was reduced to slavery as a victim of the war between privateers. The importance of the experience of captivity in the Mediterranean no longer needs to be demonstrated and has long attracted the attention of historians. The “Arch-Confraternity for the Redemption of Captives”, whose documents are held in the state archives of Palermo, has preserved several hundred letters, petitions and accounts of Sicilian slaves in Barbary (particularly in Tunis and Bizerte, but also in Algiers and Tripoli). These documents which were sent between the sixteenth and the nineteenth century, to families, friends and influential people, describe the poor conditions of slavery and provide the information necessary for their ransom. We have here a mine of valuable information on the conditions of slaves in North African cities, one that provides an account of slavery in the words of those who experienced it.File | Dimensione | Formato | |
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