Introduzione. Nel mese di giugno 2009, l'accertamento di un caso di antrace cutaneo in un paziente ospedalizzato nella provincia di Agrigento ha allertato i servizi veterinari circa la presenza di focolai non conclamati di carbonchio ematico nelle aziende zootecniche situate nel comprensorio interessato. A breve distanza dalla segnalazione, si sono verificati 13 casi di mortalità sospetta in bovini allevati in un'azienda di proprietà di un congiunto del paziente e in altri nove allevamenti della provincia nei comuni, geograficamente contigui, di Sambuca di Sicilia, Caltabellotta e Sciacca. Metodi. Campioni ematici prelevati dai padiglioni auricolari dei bovini deceduti sono stati sottoposti, come da prassi, ad esame colturale per la ricerca di Bacillus anthracis. I ceppi isolati sono stati inviati al Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace, presso l'IZS della Puglia e della Basilicata, per la genotipizzazione secondo il test MLVA (Multiple Locus Variable Number Tandem Repeat Analysis). Risultati. L'esame colturale ha dato esito positivo nel 100% dei campioni. I ceppi isolati appartengono al Cluster A1.a Genotipo 19. Gli animali sensibili all'infezione sono stati sottoposti a due trattamenti immunizzanti, a distanza di due settimane, con vaccino di tipo Carbosap. Trascorsi 15 giorni dalla costatazione dell'ultimo caso di malattia, con apposita ordinanza sindacale sono stati revocati i provvedimenti previsti dagli artt. 10 e 11 del Regolamento di Polizia Veterinaria DPR 320/54, secondo le prescrizioni stabilite per le singole malattie nel Titolo II del Regolamento. Conclusioni. L'appartenenza al genotipo 19, già riscontrato in Sicilia, dei ceppi isolati conferma la natura endemica dell'infezione. L'elevata ed inusuale piovosità che ha preceduto la comparsa dei focolai potrebbe avere favorito la circolazione di spore batteriche attraverso l'erosione di terreni che custodiscono numerose carcasse animali interrate durante una grave epidemia occorsa all'inizio degli anni settanta; inoltre tali territori sono stati oggetto di estesi interventi di miglioramento agricolo con ribaltamento profondo del terreno. Non è da escludere quindi che la concomitanza di questi fattori associati a condizioni ambientali favorevoli (terreni calcarei ed alcalini) abbia contribuito alla comparsa dei focolai attraverso la contaminazione microbica del suolo e della vegetazione. La tempestività della comunicazione e gestione degli episodi infettivi da parte delle autorità di sanità pubblica e veterinaria e dell'IZS della Sicilia, ha permesso di arginare la diffusione dell'epidemia. Ulteriori studi sono necessari, attraverso l'applicazione di modelli matematici, per migliorare la capacità di prevedere l'insorgenza di nuovi casi ed applicare prontamente le disposizioni previste dalla normativa sanitaria vigente.
Percipalle, M., Vicari, D., Sciortino, N., Vullo, A., Piraino, C., Chetta, M., et al. (2009). Riscontri epidemiologici su casi di Carbonchio ematico in Sicilia. In L'epidemiologia veterinaria di fronte ai cambiamenti naturali e social che influenzano la salute. V Workshop Nazionale di Epidemiologia Veterinaria. Riassunti.
Riscontri epidemiologici su casi di Carbonchio ematico in Sicilia
VULLO, Angela;
2009-01-01
Abstract
Introduzione. Nel mese di giugno 2009, l'accertamento di un caso di antrace cutaneo in un paziente ospedalizzato nella provincia di Agrigento ha allertato i servizi veterinari circa la presenza di focolai non conclamati di carbonchio ematico nelle aziende zootecniche situate nel comprensorio interessato. A breve distanza dalla segnalazione, si sono verificati 13 casi di mortalità sospetta in bovini allevati in un'azienda di proprietà di un congiunto del paziente e in altri nove allevamenti della provincia nei comuni, geograficamente contigui, di Sambuca di Sicilia, Caltabellotta e Sciacca. Metodi. Campioni ematici prelevati dai padiglioni auricolari dei bovini deceduti sono stati sottoposti, come da prassi, ad esame colturale per la ricerca di Bacillus anthracis. I ceppi isolati sono stati inviati al Centro di Referenza Nazionale per l'Antrace, presso l'IZS della Puglia e della Basilicata, per la genotipizzazione secondo il test MLVA (Multiple Locus Variable Number Tandem Repeat Analysis). Risultati. L'esame colturale ha dato esito positivo nel 100% dei campioni. I ceppi isolati appartengono al Cluster A1.a Genotipo 19. Gli animali sensibili all'infezione sono stati sottoposti a due trattamenti immunizzanti, a distanza di due settimane, con vaccino di tipo Carbosap. Trascorsi 15 giorni dalla costatazione dell'ultimo caso di malattia, con apposita ordinanza sindacale sono stati revocati i provvedimenti previsti dagli artt. 10 e 11 del Regolamento di Polizia Veterinaria DPR 320/54, secondo le prescrizioni stabilite per le singole malattie nel Titolo II del Regolamento. Conclusioni. L'appartenenza al genotipo 19, già riscontrato in Sicilia, dei ceppi isolati conferma la natura endemica dell'infezione. L'elevata ed inusuale piovosità che ha preceduto la comparsa dei focolai potrebbe avere favorito la circolazione di spore batteriche attraverso l'erosione di terreni che custodiscono numerose carcasse animali interrate durante una grave epidemia occorsa all'inizio degli anni settanta; inoltre tali territori sono stati oggetto di estesi interventi di miglioramento agricolo con ribaltamento profondo del terreno. Non è da escludere quindi che la concomitanza di questi fattori associati a condizioni ambientali favorevoli (terreni calcarei ed alcalini) abbia contribuito alla comparsa dei focolai attraverso la contaminazione microbica del suolo e della vegetazione. La tempestività della comunicazione e gestione degli episodi infettivi da parte delle autorità di sanità pubblica e veterinaria e dell'IZS della Sicilia, ha permesso di arginare la diffusione dell'epidemia. Ulteriori studi sono necessari, attraverso l'applicazione di modelli matematici, per migliorare la capacità di prevedere l'insorgenza di nuovi casi ed applicare prontamente le disposizioni previste dalla normativa sanitaria vigente.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
carbonchio.pdf
Solo gestori archvio
Dimensione
345.51 kB
Formato
Adobe PDF
|
345.51 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri Richiedi una copia |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.