Contro modello sin dalla loro prima apparizione, superstrade e circonvallazioni, attraversando il tessuto come barriere o trincee, hanno accresciuto in modo determinante il numero di figure urbane della discontinuità prodotto nel secolo XX dalla relazione di infrastrutture e città. Oggi, in relazione ai nuovi scenari della sostenibilità e della decrescita, si moltiplicano i processi di rigenerazione urbana che vedono queste infrastrutture come nuove, straordinarie risorse. Negli anni ’70, la trasformazione dell’Harbor Drive Freeway di Portland in un waterfront park di 1500 ettari fu un progetto pioniere, comparabile per dimensioni a quello dell’interramento del Big Dig – la Central Artery - di Boston, negli anni ’90. Con strategie molteplici, le autostrade urbane animano processi di trasformazione che mirano definitivamente a convertirle in modelli. Una selezione dei numerosissimi casi attuali mostra che nelle grandi metropoli l’infrastruttura subisce metamorfosi sino a scomparire. La conversione in fiume della coreana Cheonggyecheon Expressway, a Seul ; la ricostruzione a raso delle sopraelevate Embarcadero Freeway e Central Freeway a San Francisco (Cervero: 2006); la demolizione della West Side Elevated Highway a Manhattan, sostituita da un tracciato multimodale integrato all’Hudson Riverpark (Tesoriere: 2010), introducono a una nuova stagione in cui le città si riappropriano di luoghi in cui il progetto di architettura fissa fluttuazioni cicliche di ri-crescita. Nelle metropoli e città europee, meno estese, la metamorfosi modifica i caratteri dell’infrastruttura che sono esito di un approccio esclusivo (solo tecnico o ingegneristico), per superarne la natura autoreferente. Negli anni ’90, Las Rondas di Barcellona o il Concrete Collar di Birmingham (AUDAL: 2009), istituiscono una sorta di giurisprudenza della trasformabilità, in cui si opera frammento per frammento su una varietà di condizioni urbane colte nelle loro effettive potenzialità. Emblematico è in tal senso il caso del Boulevard Périphérique di Parigi, per il quale si elaborano studi prospettivi da più di un decennio (APUR: 2001, 2005, 2007; Tomato: 2003; TVK: 2008). Leggibile anche nel più ampio quadro del Grand Paris, l’insieme delle ipotesi per il Périphérique mostra che oggi non si tratta più solo di chiedersi attraverso quale procedimento ricucire lacerti lineari di tessuto. Si tratta piuttosto di affrontare la questione della rigenerazione delle forme costruite attraverso il loro rapporto con i fenomeni di ri-ciclo dei manufatti, considerando il preesistente come risorsa, come energia. Queste ricerche forniscono da alcuni anni contenuti didattici al laboratorio di Progettazione Architettonica del IV anno e al Laboratorio di Laurea “IN-FRA. Trasformare per frammenti la circonvallazione di Palermo”. Nei due diversi contesti, si sperimentano ipotesi di trasformazione su Viale Regione Siciliana a Palermo ritrovando nel quadro locale denominatori comuni a quello globale. Le descrizioni delle materie urbane mostrano che anche qui i cicli di attività si diversificano rispetto a quelli dei brani di tessuto attraversati, producendo effetti che hanno una precisa dimensione formale e innescando processi di riciclo in cui l’architettura articola relazioni fra materie architettoniche e urbane in una molteplicità di scale e temporalità, condizionate dai modi d’uso dei suoli e dalla natura dei flussi. Elemento federatore è il progetto dello spazio pubblico, la riformulazione del suolo.

Tesoriere, Z. (2013). Autopia revisited [Altro].

Autopia revisited

TESORIERE, Zeila
2013-01-01

Abstract

Contro modello sin dalla loro prima apparizione, superstrade e circonvallazioni, attraversando il tessuto come barriere o trincee, hanno accresciuto in modo determinante il numero di figure urbane della discontinuità prodotto nel secolo XX dalla relazione di infrastrutture e città. Oggi, in relazione ai nuovi scenari della sostenibilità e della decrescita, si moltiplicano i processi di rigenerazione urbana che vedono queste infrastrutture come nuove, straordinarie risorse. Negli anni ’70, la trasformazione dell’Harbor Drive Freeway di Portland in un waterfront park di 1500 ettari fu un progetto pioniere, comparabile per dimensioni a quello dell’interramento del Big Dig – la Central Artery - di Boston, negli anni ’90. Con strategie molteplici, le autostrade urbane animano processi di trasformazione che mirano definitivamente a convertirle in modelli. Una selezione dei numerosissimi casi attuali mostra che nelle grandi metropoli l’infrastruttura subisce metamorfosi sino a scomparire. La conversione in fiume della coreana Cheonggyecheon Expressway, a Seul ; la ricostruzione a raso delle sopraelevate Embarcadero Freeway e Central Freeway a San Francisco (Cervero: 2006); la demolizione della West Side Elevated Highway a Manhattan, sostituita da un tracciato multimodale integrato all’Hudson Riverpark (Tesoriere: 2010), introducono a una nuova stagione in cui le città si riappropriano di luoghi in cui il progetto di architettura fissa fluttuazioni cicliche di ri-crescita. Nelle metropoli e città europee, meno estese, la metamorfosi modifica i caratteri dell’infrastruttura che sono esito di un approccio esclusivo (solo tecnico o ingegneristico), per superarne la natura autoreferente. Negli anni ’90, Las Rondas di Barcellona o il Concrete Collar di Birmingham (AUDAL: 2009), istituiscono una sorta di giurisprudenza della trasformabilità, in cui si opera frammento per frammento su una varietà di condizioni urbane colte nelle loro effettive potenzialità. Emblematico è in tal senso il caso del Boulevard Périphérique di Parigi, per il quale si elaborano studi prospettivi da più di un decennio (APUR: 2001, 2005, 2007; Tomato: 2003; TVK: 2008). Leggibile anche nel più ampio quadro del Grand Paris, l’insieme delle ipotesi per il Périphérique mostra che oggi non si tratta più solo di chiedersi attraverso quale procedimento ricucire lacerti lineari di tessuto. Si tratta piuttosto di affrontare la questione della rigenerazione delle forme costruite attraverso il loro rapporto con i fenomeni di ri-ciclo dei manufatti, considerando il preesistente come risorsa, come energia. Queste ricerche forniscono da alcuni anni contenuti didattici al laboratorio di Progettazione Architettonica del IV anno e al Laboratorio di Laurea “IN-FRA. Trasformare per frammenti la circonvallazione di Palermo”. Nei due diversi contesti, si sperimentano ipotesi di trasformazione su Viale Regione Siciliana a Palermo ritrovando nel quadro locale denominatori comuni a quello globale. Le descrizioni delle materie urbane mostrano che anche qui i cicli di attività si diversificano rispetto a quelli dei brani di tessuto attraversati, producendo effetti che hanno una precisa dimensione formale e innescando processi di riciclo in cui l’architettura articola relazioni fra materie architettoniche e urbane in una molteplicità di scale e temporalità, condizionate dai modi d’uso dei suoli e dalla natura dei flussi. Elemento federatore è il progetto dello spazio pubblico, la riformulazione del suolo.
2013
Abstract della relazione presentata al convegno "L'architettura del mondo. Ricerche e progetti dal mondo universitario"
Tesoriere, Z. (2013). Autopia revisited [Altro].
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