QUALITATIVE ANALYSIS REPORT RITO RELIGIOSO E TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO: ANALISI OMILETICA IN NVIVO

For several years now, qualitative approaches to social phenomena have been gaining increasing prominence, complementing more traditional, data-driven methods grounded in numerical evidence, typically collected through questionnaires. However, when the object of inquiry is more complex, less quantifiable, and not reducible to mere figures, more refined analytical tools are required—tools capable of probing deeply into meaning and interpretation. Hence, researchers are turning to flexible yet rigorous methods, open enough to address the challenges that arise throughout the processes of description, explanation, and interpretation. The study conducted by Rossana M. Salerno, which examines the relationship between religion and territory in the case of the rites and celebrations in honor of Saint Rosalia in Palermo, is especially valuable. It reveals the intricate weave of a complex socio-cultural fabric— that of the city of Palermo—marked by a centuries-old history, shaped by multiple presences and dominations, and enriched by a stratified linguistic heritage spanning Greek, Arabic, Spanish, and French, to name only a few. In particular, the Festino and the pilgrimage dedicated to the Saint, affectionately known as the Santuzza, represent privileged moments for reflection, assessment, and critical examination of the city’s current conditions—conditions that are visibly reflected in the details of the celebration, in the processional routes, and even in the scale and artistry of the fireworks displays that conclude the festivities. Yet it is within the homily—formerly delivered by the cardinal and now by the archbishop—that the status quaestionis becomes fully apparent, encapsulating the contingent issues, unresolved disputes, and sometimes tragic circumstances of a social reality that remains in constant flux, shaped by powerful economic, political, legal, and religious forces. The content analysis of the prelates’ homilies and the articles published in Il Giornale di Sicilia, which accompany and frame the Festino di Santa Rosalia, proves particularly illuminating. It sheds light on the themes discussed, the dilemmas articulated, the observations and grievances expressed, as well as the intentions and perspectives proposed. To this end, the use of Nvivo, an Australian software grounded in sociological methodology and specifically designed to support the Grounded Theory approach—a data-driven method—has proven particularly effective. This approach enhances methodological rigor by drawing directly on empirical evidence to construct theory, without relying on prior assumptions. In this way, the researcher’s influence is minimized, while emphasis is placed on the internal consistency and significance of verified data. The resulting theoretical discourse is thus developed as free as possible from ideological connotations, preconceptions, or predetermined frameworks. The use of word clouds further contributes to the accessibility of the analysis, making it understandable even to non-specialist audiences, while also clarifying the relevance of the data and the relationships among terms—particularly the recurring concepts emerging from the homiletic discourses and newspaper texts. The findings of Salerno’s research reveal the fragile balance between the two main institutions involved in the organization and management of the Festino: the Archdiocesan Curia and the Municipality of Palermo. This polarization also underscores the broader relationship between religion and territory, which, according to the content analysis, is strongly emphasized. In the word clouds, the terms “Palermo” and “city” appear frequently, yet equally prominent—if not more so—are “Rosalia,” “saint,” “God,” and “life.” Unsurprisingly, “Rosalia” dominates all others, forming the central axis around which the most recurrent concepts cluster. Only the term “God” maintains a secondary but consistent association, reflecting the ongoing dialogue between devotion and divinity in the cultural consciousness of Palermo. The work received the highest distinction, earning cum laude honors from the examining committee, in recognition of the extensive and meticulous analysis undertaken by Salerno, who processed homiletic texts from 2005 to 2007 using the Nvivo program. Ultimately, the data reveal a form of religiosity deeply interwoven with local culture, one that does not sharply separate the sacred from the profane. Rather, it fuses elements, blurs distinctions, and leaves much to implication—reflecting the enduring complexity and symbolic richness of Palermo’s devotional life.

Negli ultimi anni, gli approcci qualitativi ai fenomeni sociali hanno acquisito una crescente rilevanza, affiancandosi ai metodi più tradizionali e quantitativi, fondati su evidenze numeriche, generalmente raccolte tramite questionari. Tuttavia, quando l’oggetto d’indagine risulta più complesso, meno quantificabile e non riducibile a meri dati numerici, diventano necessari strumenti analitici più raffinati, capaci di indagare in profondità il significato e l’interpretazione dei fenomeni. Per questo motivo, i ricercatori tendono a privilegiare metodi flessibili ma al tempo stesso rigorosi, aperti alla complessità e in grado di affrontare le sfide che emergono lungo i processi di descrizione, spiegazione e interpretazione. Lo studio condotto da Rossana M. Salerno, che analizza il rapporto tra religione e territorio nel caso dei riti e delle celebrazioni in onore di Santa Rosalia a Palermo, riveste un’importanza particolare. Esso mette infatti in luce la trama complessa di un tessuto socio-culturale articolato, quello della città di Palermo, caratterizzato da una storia plurisecolare, segnata da molteplici presenze e dominazioni, e arricchita da un patrimonio linguistico stratificato che spazia dal greco all’arabo, dallo spagnolo al francese, solo per citare alcuni esempi. In particolare, il Festino e il pellegrinaggio dedicati alla Santa, affettuosamente chiamata Santuzza, rappresentano momenti privilegiati di riflessione, valutazione e analisi critica delle condizioni sociali contemporanee, le quali si riflettono chiaramente nei dettagli della celebrazione, nei percorsi processionali e persino nella qualità e nella spettacolarità dei fuochi d’artificio che concludono i riti. Tuttavia, è soprattutto nell’omelia — un tempo pronunciata dal cardinale e oggi dall’arcivescovo — che il status quaestionis si manifesta in modo più evidente, racchiudendo le problematiche contingenti, le dispute irrisolte e, talvolta, le vicende tragiche di una realtà sociale in continuo mutamento, influenzata da forti dinamiche economiche, politiche, giuridiche e religiose. L’analisi del contenuto delle omelie dei presuli e degli articoli pubblicati su Il Giornale di Sicilia, che accompagnano e contestualizzano il Festino di Santa Rosalia, risulta particolarmente illuminante. Essa fa emergere i temi trattati, i dilemmi esposti, le osservazioni e le rimostranze espresse, nonché le proposte e le prospettive avanzate. A tal fine, l’utilizzo del software Nvivo, di origine australiana e basato su una metodologia sociologica specificamente concepita per supportare l’approccio della Grounded Theory — cioè un metodo fondato sui dati — si è rivelato particolarmente efficace. Tale approccio consente di rafforzare il rigore metodologico, attingendo direttamente all’evidenza empirica per costruire una teoria, senza ricorrere a ipotesi preliminari. In questo modo, l’interferenza del ricercatore viene ridotta al minimo, mentre l’attenzione si concentra sulla coerenza interna e sulla rilevanza dei dati verificati. Ne risulta un discorso teorico sviluppato nella maniera più possibile libera da connotazioni ideologiche, pregiudizi o schemi interpretativi predefiniti. L’uso delle nuvole di parole contribuisce ulteriormente a rendere l’analisi accessibile anche a un pubblico non specializzato, evidenziando al contempo la pertinenza dei dati considerati e le relazioni tra i diversi termini — in particolare tra i concetti ricorrenti che emergono dai discorsi omiletici e dagli articoli di stampa. I risultati della ricerca di Salerno mettono in evidenza il delicato equilibrio tra le due principali istituzioni coinvolte nell’organizzazione e nella gestione del Festino: la Curia Arcivescovile e il Comune di Palermo. Questa polarizzazione riflette altresì la più ampia relazione tra religione e territorio, che, secondo i risultati dell’analisi del contenuto, appare fortemente accentuata. Nelle nuvole di parole emergono con frequenza i termini “Palermo” e “città”, ma altrettanto ricorrenti — se non di più — risultano le parole “Rosalia”, “santa”, “Dio” e “vita”. Non sorprende, dunque, che il termine “Rosalia” domini su tutti gli altri, costituendo il principale polo di attrazione attorno al quale si aggregano i concetti più ricorrenti. Solo il lemma “Dio” mantiene un’associazione secondaria ma costante, a testimonianza del continuo dialogo tra devozione e divinità nella coscienza culturale palermitana. La ricerca è stata condotta nell’ambito del Master internazionale di II livello in Sociologia: Teoria, Metodologia e Ricerca, nell’accordo interuniversitario tra le Università di Roma Tre, La Sapienza e Tor Vergata. Il lavoro ha ottenuto il massimo riconoscimento accademico, con lode, da parte della commissione esaminatrice, in virtù dell’ampiezza e dell’accuratezza dell’analisi svolta da Salerno, che ha elaborato testi omiletici compresi tra il 2005 e il 2007 utilizzando il programma Nvivo. In definitiva, i dati analizzati evidenziano una forma di religiosità profondamente intrecciata con la cultura locale, che non separa rigidamente il sacro dal profano, ma ne fonde gli elementi, attenua le distinzioni e lascia molto sottinteso — riflettendo così la complessità e la ricchezza simbolica che caratterizzano da sempre la vita devozionale di Palermo.