Just Digital Public Service Design. Il ruolo dei Designer nella progettazione di una trasformazione digitale del settore pubblico più equa e giusta

Just Digital Public Service Design explores the tensions, promises, and limits of service design within the processes of digital transformation in the public sector. Starting from a historical and critical reconstruction of the discipline, the volume examines how the language and practices of design—introduced into public administration in the wake of technological innovation—have progressively reshaped the relationship between efficiency, justice, and democracy. The analysis of the narratives and metadiscourses that have accompanied the digitalization of public services reveals a field marked by structural ambiguities: between market orientation and the common good, technocracy and participation, innovation and systemic inequality. Through the case study on improving the university study experience in prison, the book proposes a design antiframework aimed at subverting the dominant paradigms of service design, making it more reflective, political, and capable of transforming the social structures it produces and inhabits. In this perspective, public design is recognized as a practice of justice and freedom, rooted in an ethics of responsibility and oriented toward the creation of just digital services. The volume concludes with an antimanifesto of design principles and a reflection on the education of new professional figures capable of acting consciously within contemporary processes of public innovation.

Just Digital Public Service Design esplora le tensioni, le promesse e i limiti del design dei servizi all’interno dei processi di trasformazione digitale del settore pubblico. Muovendo da una ricostruzione storico-critica della disciplina, il volume indaga come il linguaggio e le pratiche del design, introdotte nella Pubblica Amministrazione sull’onda dell’innovazione tecnologica, abbiano progressivamente ridefinito il rapporto tra efficienza, giustizia e democrazia. L’analisi delle narrative e dei metadiscorsi che hanno accompagnato la digitalizzazione dei servizi pubblici rivela un campo attraversato da ambiguità strutturali: tra orientamento al mercato e bene comune, tra tecnocrazia e partecipazione, tra innovazione e disuguaglianza sistemica. Attraverso il caso studio del miglioramento dell’esperienza di studio universitario in carcere, il libro propone un antiframework di progettazione che mira a sovvertire i paradigmi dominanti del service design, rendendolo più riflessivo, politico e capace di incidere sulle strutture sociali che produce e abita. In questa prospettiva, il design pubblico viene riconosciuto come pratica di giustizia e di libertà, radicata in un’etica della responsabilità e orientata alla costruzione di servizi digitali giusti. Il volume si conclude con un antimanifesto di principi progettuali e con una riflessione sulla formazione di nuove figure professionali, in grado di agire consapevolmente nei processi di innovazione pubblica contemporanea.