Omar Calabrese è stato uno dei massimi semiologi del Novecento. Per molti anni è anche stato un volto noto al grande pubblico, grazie alla sua attività di critico e animatore culturale, svolta “a spasso tra i media”, in primis giornali e televisione. Insieme a Umberto Eco e a pochi altri suoi colleghi, egli si è, infatti, distinto per l’abilità di mescolatore di generi, superando gli steccati editoriali fra scrittura accademica e comunicazione di massa, ambiti entrambi praticati con la medesima generosità. La sua parabola intellettuale si consolida nel corso degli anni 80, periodo in cui la televisione e il suo modello diventano egemoni, permeando di sé ogni ambito della vita quotidiana, d’ora in poi sempre più “mediatizzata”, sempre più indistinguibile dal suo riflesso comunicativo. Ecco perché Calabrese, nella sua attività di giornalista, sceglie di rivolgersi direttamente al “consumatore” dell’onnipresente spettacolo mediatico, convinto com’è del valore eminentemente politico ed emancipativo di promuoverne una critica, avendo sempre cura di non assumere uno sguardo troppo accigliato, apocalittico verso il presente. Egli riesce, così, a incrociare nella sua scrittura, l’infinitamente piccolo del dettaglio con i grandi temi filosofici e morali, tenendo fede a un atteggiamento orientato al serio ludere, l’arte rinascimentale della riflessione intellettuale portata avanti con la giusta dose di leggerezza e giocosità.
Calabrese, O., Mangiapane, F. (2024). Ladri di virgolette. Interventi 1978 – 2007.
Ladri di virgolette. Interventi 1978 – 2007
Mangiapane, F.
2024-11-01
Abstract
Omar Calabrese è stato uno dei massimi semiologi del Novecento. Per molti anni è anche stato un volto noto al grande pubblico, grazie alla sua attività di critico e animatore culturale, svolta “a spasso tra i media”, in primis giornali e televisione. Insieme a Umberto Eco e a pochi altri suoi colleghi, egli si è, infatti, distinto per l’abilità di mescolatore di generi, superando gli steccati editoriali fra scrittura accademica e comunicazione di massa, ambiti entrambi praticati con la medesima generosità. La sua parabola intellettuale si consolida nel corso degli anni 80, periodo in cui la televisione e il suo modello diventano egemoni, permeando di sé ogni ambito della vita quotidiana, d’ora in poi sempre più “mediatizzata”, sempre più indistinguibile dal suo riflesso comunicativo. Ecco perché Calabrese, nella sua attività di giornalista, sceglie di rivolgersi direttamente al “consumatore” dell’onnipresente spettacolo mediatico, convinto com’è del valore eminentemente politico ed emancipativo di promuoverne una critica, avendo sempre cura di non assumere uno sguardo troppo accigliato, apocalittico verso il presente. Egli riesce, così, a incrociare nella sua scrittura, l’infinitamente piccolo del dettaglio con i grandi temi filosofici e morali, tenendo fede a un atteggiamento orientato al serio ludere, l’arte rinascimentale della riflessione intellettuale portata avanti con la giusta dose di leggerezza e giocosità.File | Dimensione | Formato | |
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