Riflettere e ritornare a ripensare le relazioni tra le varie arti e i vari campi del sapere scientifico è oggi quanto mai necessario vista la tendenza esplicita alla liquefazione, allo scollamento e alla dispersione tra e dei processi intellettuali (sempre più omologati sulla necessità di aver successo mediatico nel messaggio immediato e mediante slogan e packaging più che risolvere, concretamente, i fatti urbani e territoriali) e alla costante separazione con le tecniche, i metodi e le attività burocratiche (anche esse sempre più meccaniche e industriali che fanno spesso il paio con processi di economie di scala). Entrambi gli aspetti divengono sempre più seriali, globalizzati e standardizzati abbandonando progressivamente lo scambio tra i saperi verso una specializzazione settoriale unitaria spesso superficiale. Così il tentativo, che si rinsalda in questa sede, è quello di coniugare, nelle esperienze disciplinari, l’immaginare e il fare, contribuendo a orientare un percorso diverso, forse sulla scia più tradizionale ma che di recente è sempre più abbandonato verso una deriva teorico-tecnocratica delle pratiche di pianificazione. Ciò avviene mediante la rappresentazione di un quadro molto più nitido verso mutazioni generazionali e interdisciplinari di teorie, tecniche, pratiche, ricerche scientifiche e sperimentazioni professionali che si muovono, velatamente, nel tentativo di contribuire a vivacizzare un dibattito e segnare una controtendenza rispetto alla grande quercia della formazione globalizzata e cristallizzata e rivolta sempre di più verso il telaio teorico-metodologico. Per quanto riguarda il caso studio, il territorio scelto è quello dei Nebrodi, in Sicilia, che come altre aree geografiche, negli anni, ha maturato uno storico dualismo funzionale-sistemico; all’interno dell’area geografica si è fatto avanti progressivamente uno sviluppo incongruente e disordinato che spesso ha amplificato le problematiche complesse (storico-sociali, economicoculturali ed urbanistiche) che ne hanno minato l’identità e che oggi possono e devono trovare delle soluzioni necessariamente nella “visione di insieme” mediante un paradigma adatto alla complessità sistemica di questi luoghi. Il lavoro riportato in queste pagine, ovviamente, ruota attorno al tema di sempre che riguarda i complessi processi di de-territorializzazione e ri-territorializzazione e le loro ricadute sull’ambiente con metodi di sostenibilità per la Bioregione dei Nebrodi.
Pidala', A.M. (2014). "Visioni, strategie e scenari nelle esperienze di piano". Milano : FrancoAngeli.
"Visioni, strategie e scenari nelle esperienze di piano"
Pidala', Andrea Marçel
2014-01-01
Abstract
Riflettere e ritornare a ripensare le relazioni tra le varie arti e i vari campi del sapere scientifico è oggi quanto mai necessario vista la tendenza esplicita alla liquefazione, allo scollamento e alla dispersione tra e dei processi intellettuali (sempre più omologati sulla necessità di aver successo mediatico nel messaggio immediato e mediante slogan e packaging più che risolvere, concretamente, i fatti urbani e territoriali) e alla costante separazione con le tecniche, i metodi e le attività burocratiche (anche esse sempre più meccaniche e industriali che fanno spesso il paio con processi di economie di scala). Entrambi gli aspetti divengono sempre più seriali, globalizzati e standardizzati abbandonando progressivamente lo scambio tra i saperi verso una specializzazione settoriale unitaria spesso superficiale. Così il tentativo, che si rinsalda in questa sede, è quello di coniugare, nelle esperienze disciplinari, l’immaginare e il fare, contribuendo a orientare un percorso diverso, forse sulla scia più tradizionale ma che di recente è sempre più abbandonato verso una deriva teorico-tecnocratica delle pratiche di pianificazione. Ciò avviene mediante la rappresentazione di un quadro molto più nitido verso mutazioni generazionali e interdisciplinari di teorie, tecniche, pratiche, ricerche scientifiche e sperimentazioni professionali che si muovono, velatamente, nel tentativo di contribuire a vivacizzare un dibattito e segnare una controtendenza rispetto alla grande quercia della formazione globalizzata e cristallizzata e rivolta sempre di più verso il telaio teorico-metodologico. Per quanto riguarda il caso studio, il territorio scelto è quello dei Nebrodi, in Sicilia, che come altre aree geografiche, negli anni, ha maturato uno storico dualismo funzionale-sistemico; all’interno dell’area geografica si è fatto avanti progressivamente uno sviluppo incongruente e disordinato che spesso ha amplificato le problematiche complesse (storico-sociali, economicoculturali ed urbanistiche) che ne hanno minato l’identità e che oggi possono e devono trovare delle soluzioni necessariamente nella “visione di insieme” mediante un paradigma adatto alla complessità sistemica di questi luoghi. Il lavoro riportato in queste pagine, ovviamente, ruota attorno al tema di sempre che riguarda i complessi processi di de-territorializzazione e ri-territorializzazione e le loro ricadute sull’ambiente con metodi di sostenibilità per la Bioregione dei Nebrodi.File | Dimensione | Formato | |
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