Le mansioni del lavoratore tra garantismo e liberalizzazione

The book analyses the discipline of tasks in private and public employment from a historical-critical perspective: the research reconstructs the evolution of the object of the subordinate employment contract, in the light of law, jurisprudence and collective bargaining, focusing on the requirements of determinability and determinateness. The methodology followed makes it possible to verify how, in the various legal contexts, the professional dignity of the employee is protected against the exercise of the employer's power to modify the performance. What emerges from the study is the current coexistence of profiles of guaranteeism and liberalisation, without the system having reached a definitive point of equilibrium: the guiding thread is the centrality attributed by law to the collective bargaining system in modifying the content of the service. In public administrations, the employee's professional position is better protected, as ‘downward’ changes are not permitted. While in private employment, after the 2015 reform, strong flexibility emerges: suffice it to mention, in this sense, the disappearance of professional equivalence, understood as a limit to horizontal mobility, and the derogability of the legal rules by collective bargaining and assisted individual autonomy. The process of liberalisation is therefore accompanied by fragments of guaranteeism, given the strengthening of repêchage, of worker training understood as an obligation, and of the discipline of reasonable accommodations.

Il volume analizza la disciplina delle mansioni nel lavoro privato e pubblico in chiave storico-critica: la ricerca ricostruisce l’evoluzione dell’oggetto del contratto di lavoro subordinato, alla luce di legge, giurisprudenza e contrattazione collettiva, soffermandosi sui requisiti di determinabilità e determinatezza. La metodologia prescelta consente di verificare come, nei vari contesti giuridici, venga tutelata la dignità professionale del lavoratore a fronte dell’esercizio del potere datoriale di modifica della prestazione. Dallo studio emerge l’attuale coesistenza di profili di garantismo e liberalizzazione, senza che il sistema sia pervenuto a un punto definitivo di equilibrio: il filo conduttore è costituito dalla centralità attribuita dalla legge all’ordinamento intersindacale nel modificare il contenuto della prestazione. Nelle pubbliche amministrazioni la posizione professionale del dipendente è maggiormente tutelata, non essendo ammesse variazioni “al ribasso”. Mentre nel lavoro privato, dopo la riforma del 2015, emerge una forte flessibilità: basti citare, in tal senso, il venir meno dell’equivalenza professionale, intesa come limite alla mobilità orizzontale, e la derogabilità della norma di legge da parte della contrattazione collettiva e dell’autonomia individuale assistita. Il processo di liberalizzazione si accompagna dunque a frammenti di garantismo, tenuto conto del rafforzamento del repêchage, della formazione del lavoratore intesa come obbligo, e della disciplina degli accomodamenti ragionevoli.