Sin dai suoi esordi la diagnostica per immagini ha profondamente rivoluzionato la diagnostica neurologica. Tecniche quali la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) si sono, nel corso degli anni, rivelate di enorme vantaggio per i pazienti affetti da patologie neurologiche. Tuttavia, quello delle malattie neurodegenerative con particolare riferimento alle demenze, tra i tanti capitoli delle neuroscienze, è quello che probabilmente ha meno usufruito dei vantaggi offerti dalla diagnostica neuroradiologica “convenzionale”. Sebbene negli ultimi due/tre lustri le apparecchiature TC ed RM abbiano infatti subito una forte spinta evolutiva complice l'irrefrenabile progresso tecnologico che caratterizza la società moderna, queste tecniche, così come sono solitamente state utilizzate nella routine clinica, restano metodiche in grado di offrire informazioni squisitamente morfologiche consentendo in ultima analisi di distinguere sindromi demenziali primarie da forme secondarie. Le demenze, di contro, soprattutto nelle fasi iniziali, si caratterizzano prevalentemente per un danno che si accompagna ad alterazioni funzionali, ultrastrutturali e/o microscopiche. Specialmente in ambito neuroradiologico, la maggiore diffusione di apparecchiature RM ad alto campo (1,5T o piu) caratterizzate da campi molto omogenei, con gradienti di campo molto performanti e bobine multicanale dedicate, ha consentito l’applicazione clinica “routinaria” di sequenze, relativamente nuove ma sicuramente complesse, che fino a qualche anno fa erano confinate al solo ambito sperimentale. Si è passati da uno studio prettamente morfologico (imaging RM convenzionale; conventional magnetic resonance imaging, cMRI) ad uno ultrastrutturale (imaging RM funzionale; functional magnetic resonance imaging, fMRI, da alcuni autori definito anche la quarta dimensione della diagnostica in RM: “4D MR imaging”). Protagonisti di questa “rivoluzione” sono le tecniche di imaging di diffusione (diffusion weighted imaging, DWI), del tensore di diffusione (diffusion tensor imaging, DTI), di spettroscopia (magnetic resonance spectroscopy, MRS), di perfusione (perfusion weighted imaging, PWI) e di attivazione corticale (blood oxygenation level dependent, BOLD). Queste nuove tecniche sono sempre piu spesso utilizzate routinariamente ad integrazione dei protocolli di studio convenzionali: l’esame RM morfologico è infatti ancora oggi punto di partenza e di riferimento nel percorso diagnostico neuroradiologico. Saranno discusse le prospettive diagnostiche offerte dalle tecniche di imaging funzionale rispetto le tecniche convenzionali senza tralasciare qualche riferimento alle tecniche di medicina nucleare e alle future applicazioni combinate di tali metodiche (vedi apparecchiature RM-PET).
Gagliardo, C. (2012). Neuroimaging delle Demenze [Immagine].
Neuroimaging delle Demenze
GAGLIARDO, Cesare
2012-01-01
Abstract
Sin dai suoi esordi la diagnostica per immagini ha profondamente rivoluzionato la diagnostica neurologica. Tecniche quali la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (RM) si sono, nel corso degli anni, rivelate di enorme vantaggio per i pazienti affetti da patologie neurologiche. Tuttavia, quello delle malattie neurodegenerative con particolare riferimento alle demenze, tra i tanti capitoli delle neuroscienze, è quello che probabilmente ha meno usufruito dei vantaggi offerti dalla diagnostica neuroradiologica “convenzionale”. Sebbene negli ultimi due/tre lustri le apparecchiature TC ed RM abbiano infatti subito una forte spinta evolutiva complice l'irrefrenabile progresso tecnologico che caratterizza la società moderna, queste tecniche, così come sono solitamente state utilizzate nella routine clinica, restano metodiche in grado di offrire informazioni squisitamente morfologiche consentendo in ultima analisi di distinguere sindromi demenziali primarie da forme secondarie. Le demenze, di contro, soprattutto nelle fasi iniziali, si caratterizzano prevalentemente per un danno che si accompagna ad alterazioni funzionali, ultrastrutturali e/o microscopiche. Specialmente in ambito neuroradiologico, la maggiore diffusione di apparecchiature RM ad alto campo (1,5T o piu) caratterizzate da campi molto omogenei, con gradienti di campo molto performanti e bobine multicanale dedicate, ha consentito l’applicazione clinica “routinaria” di sequenze, relativamente nuove ma sicuramente complesse, che fino a qualche anno fa erano confinate al solo ambito sperimentale. Si è passati da uno studio prettamente morfologico (imaging RM convenzionale; conventional magnetic resonance imaging, cMRI) ad uno ultrastrutturale (imaging RM funzionale; functional magnetic resonance imaging, fMRI, da alcuni autori definito anche la quarta dimensione della diagnostica in RM: “4D MR imaging”). Protagonisti di questa “rivoluzione” sono le tecniche di imaging di diffusione (diffusion weighted imaging, DWI), del tensore di diffusione (diffusion tensor imaging, DTI), di spettroscopia (magnetic resonance spectroscopy, MRS), di perfusione (perfusion weighted imaging, PWI) e di attivazione corticale (blood oxygenation level dependent, BOLD). Queste nuove tecniche sono sempre piu spesso utilizzate routinariamente ad integrazione dei protocolli di studio convenzionali: l’esame RM morfologico è infatti ancora oggi punto di partenza e di riferimento nel percorso diagnostico neuroradiologico. Saranno discusse le prospettive diagnostiche offerte dalle tecniche di imaging funzionale rispetto le tecniche convenzionali senza tralasciare qualche riferimento alle tecniche di medicina nucleare e alle future applicazioni combinate di tali metodiche (vedi apparecchiature RM-PET).File | Dimensione | Formato | |
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