Negli ultimi sessant’anni, in ambito nazionale e internazionale, si è spesso indagato il rapporto con l’antico, e in particolar modo con l'archeologia, focalizzando l’attenzione sulla conservazione delle rovine attraverso il progetto di coperture. Quest’orientamento ha favorito lo studio di aspetti tipologici, strutturali, costruttivi mettendo in secondo piano il disvelamento delle relazioni con il contesto. La tesi, individuando come caso studio quello di Kamarina (Ragusa), pone come cuore della sua riflessione l'intero parco dedicando una particolare attenzione al perimetro del parco stesso. Tale linea di confine è, nell’attività di studio promossa dalla tesi, un'ampia superficie in grado di registrare l'eterogeneità dei territori limitrofi (le serre, le seconde case, gli interventi turistici, ecc.). Da tale congerie di forme il parco emerge grazie alle azioni di tutela che, però, nulla hanno potuto rispetto all'assenza di relazioni con l’intorno. Alla fine, la positiva azione di salvaguardia della normativa vigente ha, nei fatti, trasformato il parco in un recinto monofunzionale come una ultima eco degli effetti della Carta d'Atene. La tesi, invece, affida al bordo del parco e a questo nella sua interezza un ruolo nuovo nella salvaguardia. Infatti, opportuni progetti di architettura e di paesaggio, consentiranno di far riemergere la geometria dell'antico impianto, costruendo una positiva dialettica tra nuova vegetazione e progressive azioni di scavo. Si incentiverà una diversa fruizione dell’area archeologica elidendo, nel tempo, la soluzione di continuità con l'intorno. La tesi immagina una comunità più matura in grado di rispettare le qualità delle rovine al di là e oltre gli importanti vincoli normativi attuali, facendo dell'area dell'antica Kamarina un luogo da vivere nell'esperienza quotidiana, con consapevolezza dei valori del patrimonio, in cui pienamente il passato è parte della contemporaneità.
(2024). Interazioni. Kamarina e il territorio rurale ragusano.
Interazioni. Kamarina e il territorio rurale ragusano
PALMA, Alessandra
2024-07-02
Abstract
Negli ultimi sessant’anni, in ambito nazionale e internazionale, si è spesso indagato il rapporto con l’antico, e in particolar modo con l'archeologia, focalizzando l’attenzione sulla conservazione delle rovine attraverso il progetto di coperture. Quest’orientamento ha favorito lo studio di aspetti tipologici, strutturali, costruttivi mettendo in secondo piano il disvelamento delle relazioni con il contesto. La tesi, individuando come caso studio quello di Kamarina (Ragusa), pone come cuore della sua riflessione l'intero parco dedicando una particolare attenzione al perimetro del parco stesso. Tale linea di confine è, nell’attività di studio promossa dalla tesi, un'ampia superficie in grado di registrare l'eterogeneità dei territori limitrofi (le serre, le seconde case, gli interventi turistici, ecc.). Da tale congerie di forme il parco emerge grazie alle azioni di tutela che, però, nulla hanno potuto rispetto all'assenza di relazioni con l’intorno. Alla fine, la positiva azione di salvaguardia della normativa vigente ha, nei fatti, trasformato il parco in un recinto monofunzionale come una ultima eco degli effetti della Carta d'Atene. La tesi, invece, affida al bordo del parco e a questo nella sua interezza un ruolo nuovo nella salvaguardia. Infatti, opportuni progetti di architettura e di paesaggio, consentiranno di far riemergere la geometria dell'antico impianto, costruendo una positiva dialettica tra nuova vegetazione e progressive azioni di scavo. Si incentiverà una diversa fruizione dell’area archeologica elidendo, nel tempo, la soluzione di continuità con l'intorno. La tesi immagina una comunità più matura in grado di rispettare le qualità delle rovine al di là e oltre gli importanti vincoli normativi attuali, facendo dell'area dell'antica Kamarina un luogo da vivere nell'esperienza quotidiana, con consapevolezza dei valori del patrimonio, in cui pienamente il passato è parte della contemporaneità.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Negli ultimi sessant’anni, in ambito nazionale e internazionale, si è spesso indagato il rapporto con l’antico, e in particolar modo con l'archeologia, focalizzando l’attenzione sulla conservazione delle rovine attraverso il progetto di coperture. Quest’orientamento ha favorito lo studio di aspetti tipologici, strutturali, costruttivi mettendo in secondo piano il disvelamento delle relazioni con il contesto. La tesi, individuando come caso studio quello di Kamarina (Ragusa), pone come cuore della sua riflessione l'intero parco dedicando una particolare attenzione al perimetro del parco stesso. Tale linea di confine è, nell’attività di studio promossa dalla tesi, un'ampia superficie in grado di registrare l'eterogeneità dei territori limitrofi (le serre, le seconde case, gli interventi turistici, ecc.). Da tale congerie di forme il parco emerge grazie alle azioni di tutela che, però, nulla hanno potuto rispetto all'assenza di relazioni con l’intorno. Alla fine, la positiva azione di salvaguardia della normativa vigente ha, nei fatti, trasformato il parco in un recinto monofunzionale come una ultima eco degli effetti della Carta d'Atene. La tesi, invece, affida al bordo del parco e a questo nella sua interezza un ruolo nuovo nella salvaguardia. Infatti, opportuni progetti di architettura e di paesaggio, consentiranno di far riemergere la geometria dell'antico impianto, costruendo una positiva dialettica tra nuova vegetazione e progressive azioni di scavo. Si incentiverà una diversa fruizione dell’area archeologica elidendo, nel tempo, la soluzione di continuità con l'intorno. La tesi immagina una comunità più matura in grado di rispettare le qualità delle rovine al di là e oltre gli importanti vincoli normativi attuali, facendo dell'area dell'antica Kamarina un luogo da vivere nell'esperienza quotidiana, con consapevolezza dei valori del patrimonio, in cui pienamente il passato è parte della contemporaneità.
Tipologia:
Tesi di dottorato
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