A partire dalle interviste dialettali finalizzate alla raccolta e alla cartografazione delle forme microtoponomastiche di tradizione orale e popolare in Sicilia, si presentano alcuni casi che mostrano come il sentimento dei luoghi evocato dai parlanti-informatori restituisca, attraverso delle produzioni discorsive autonome e spontanee, una narrazione del vissuto, ovvero un (etno)testo, che si fa «strumento per la (ri)costruzione e la rappresentazione dell’identità individuale e comunitaria» (Paternostro/Sottile 2010: 602-603). Il racconto di un pescatore lampedusano, dunque, che riferisce un episodio di vita personale, riflette una condizione di povertà collettiva che accomunava i pescatori di un tempo; allo stesso modo, un agricoltore agrigentino riporta la storia di un fatto di sangue mafioso, testimonianza di una cronaca comunitaria (ri)conosciuta e confermata. Così facendo, si cercherà di «trovare il filo conduttore che lega la “storia” alle “storie”: storia al singolare, intesa come insieme delle vicende individuali che contribuiscono a formare l’identità sociale […]; storie al plurale, intese sia come le concrete manifestazioni testuali e discorsive contestualizzate, sia come storie collettive di una comunità, quella siciliana, di cui i nostri parlanti si sentono parte integrante» (Paternostro 2009:117).
La Microstoria nelle indagini toponomastiche di Sicilia
Ivana Vermiglio
Abstract
A partire dalle interviste dialettali finalizzate alla raccolta e alla cartografazione delle forme microtoponomastiche di tradizione orale e popolare in Sicilia, si presentano alcuni casi che mostrano come il sentimento dei luoghi evocato dai parlanti-informatori restituisca, attraverso delle produzioni discorsive autonome e spontanee, una narrazione del vissuto, ovvero un (etno)testo, che si fa «strumento per la (ri)costruzione e la rappresentazione dell’identità individuale e comunitaria» (Paternostro/Sottile 2010: 602-603). Il racconto di un pescatore lampedusano, dunque, che riferisce un episodio di vita personale, riflette una condizione di povertà collettiva che accomunava i pescatori di un tempo; allo stesso modo, un agricoltore agrigentino riporta la storia di un fatto di sangue mafioso, testimonianza di una cronaca comunitaria (ri)conosciuta e confermata. Così facendo, si cercherà di «trovare il filo conduttore che lega la “storia” alle “storie”: storia al singolare, intesa come insieme delle vicende individuali che contribuiscono a formare l’identità sociale […]; storie al plurale, intese sia come le concrete manifestazioni testuali e discorsive contestualizzate, sia come storie collettive di una comunità, quella siciliana, di cui i nostri parlanti si sentono parte integrante» (Paternostro 2009:117).File | Dimensione | Formato | |
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