Trattamento medico arbitrario e responsabilità penale

The problem of the criminal relevance of arbitrary medical treatment, i.e. therapeutic conduct carried out in a workmanlike manner but without the patient's consent, has given rise to a lively debate in criminal doctrine, within which the most diverse dogmatic reconstructions have been compared. These have dwelt not only on the criminal consequences of the arbitrary treatment, but above all on the justificatory basis of the entire medical profession, alternatively identified in various areas of Rechtswidrigkeit or in the area of Tatbestand. The various solutions put forward, however, have failed to put an end to the debate, which had repercussions on jurisprudence, which, since the pronouncement of the United Sections of the Supreme Court in 2009, has experienced only apparent quiet. Starting from the ethical multidimensionality that characterises the healthcare profession, the book suggests a key of interpretation that can take into account the heterogeneous moral foundation of medicine. To this end, having ascertained that this variegated ethical framework does not assume relevance solely on the level of Rechtswidrigkeit, the text urges the abandonment of the rigidly naturalistic approach to the study of Tatbestand, dominant to date, in favour of a reading key that is capable of grasping the actual disvalue of arbitrary conduct. The proposed reconstruction, read together with the undisputed centrality today of the patient's consent, makes it possible to better reconcile the personalistic perspective of modern medicine with its recognised social value.

Il problema della rilevanza penale del trattamento medico arbitrario, ossia della condotta terapeutica realizzata a regola d’arte ma senza il consenso del paziente, ha dato vita nella dottrina penalistica a un vivace dibattito, all’interno del quale si sono confrontate le più diverse ricostruzioni dogmatiche. Queste si sono soffermate, oltre che sulle conseguenze penali da riconoscere al trattamento arbitrario, soprattutto sul fondamento giustificativo dell’intera professione medica, individuato alternativamente in svariati ambiti dell’antigiuridicità o in sede di tipicità. Le varie soluzioni prospettate non sono riuscite però a porre fine al dibattito, che ha avuto ripercussioni sulla giurisprudenza, la quale, dopo la pronuncia delle Sezioni Unite della Suprema Corte del 2009, vive una quiete solo apparente. Il volume, partendo dalla multidimensionalità etica che caratterizza la professione sanitaria, suggerisce una chiave di lettura che possa tener conto dell’eterogeneo fondamento morale della medicina. A tal fine, accertato che tale variegato quadro etico non assume rilevanza sul solo piano dell’antigiuridicità, il testo esorta ad abbandonare l’approccio rigidamente naturalistico allo studio della tipicità, ad oggi dominante, in favore di una chiave di lettura che sia capace di cogliere l’effettivo disvalore della condotta arbitraria. La ricostruzione proposta, letta unitamente alla centralità oggi indiscussa del consenso del malato, permette di meglio conciliare l’ottica personalistica della medicina moderna con il suo riconosciuto valore sociale.