Perché rileggere la Physica di Aristotele oggi? E perché rileggere, in particolare, il suo libro iniziale? Attraverso una full immersion nel testo e nella lettura critica degli ultimi settant’anni, l’autore cerca di dar risposta a questa domanda. Il punto di partenza è Omero e la cultura greca delle origini. Una tappa intermedia obbligata è la riflessione sulla testualità aristotelica. I testi di Aristotele pervenutici sono opere acroamatiche: ossia appunti per una performance didattica orale. Se questo è vero, Aristotele non è l’inventore del moderno trattato specialistico. Ma neppure inaugura in Grecia un modello ‘dipartimentale’ dei saperi. La Physica di Aristotele non è una scienza specialistica: è la tappa iniziale di un vasto progetto di ricerca dedicato alle scienze della vita. Secondo la tradizione ionica, la physis è infatti propria degli organismi che si muovono da sé: ossia i viventi. La vita è autopoiesi, intrinsecità materia e movimento. Se questo è vero, è necessario ripensare a fondo l’idea di materia in Aristotele. Ma anche l’idea di logos. Ciò che oggi appare sorprendente – ma non lo era allora – è che la riflessione sul vivente si intrecci costantemente, in Aristotele, con la riflessione sul linguaggio. Nella filosofia greca, due sono le vie di accesso alla conoscenza: i sensi e il logos. Dopo la parentesi parmenidea – e, in misura minore, platonica – che imponeva un divorzio, Aristotele propone un rinnovato punto di incontro fra le due vie. Entrambe si configurano infatti come forme di apertura al mondo. Ma mentre i sensi sono l’apertura di noi verso il mondo, il logos è l’apertura del mondo verso di noi, umani e non umani. In ogni animale dotato di sensazione è infatti ‘insita un’innata potenza discriminativa’ che è alla base dell’esercizio del logos. Se così stanno le cose, Aristotele non è il paladino dello specismo né dell’antropocentrismo. Ama la vita in tutte le sue forme; e indica all’uomo, come imperativo etico, la felicità, che si realizza comprendendosi nella physis.
Patrizia Laspia (2023). Logos e Physis. Il libro A della Physica di Aristotele. Palermo : Palermo University Press.
Logos e Physis. Il libro A della Physica di Aristotele
Patrizia Laspia
2023-04-22
Abstract
Perché rileggere la Physica di Aristotele oggi? E perché rileggere, in particolare, il suo libro iniziale? Attraverso una full immersion nel testo e nella lettura critica degli ultimi settant’anni, l’autore cerca di dar risposta a questa domanda. Il punto di partenza è Omero e la cultura greca delle origini. Una tappa intermedia obbligata è la riflessione sulla testualità aristotelica. I testi di Aristotele pervenutici sono opere acroamatiche: ossia appunti per una performance didattica orale. Se questo è vero, Aristotele non è l’inventore del moderno trattato specialistico. Ma neppure inaugura in Grecia un modello ‘dipartimentale’ dei saperi. La Physica di Aristotele non è una scienza specialistica: è la tappa iniziale di un vasto progetto di ricerca dedicato alle scienze della vita. Secondo la tradizione ionica, la physis è infatti propria degli organismi che si muovono da sé: ossia i viventi. La vita è autopoiesi, intrinsecità materia e movimento. Se questo è vero, è necessario ripensare a fondo l’idea di materia in Aristotele. Ma anche l’idea di logos. Ciò che oggi appare sorprendente – ma non lo era allora – è che la riflessione sul vivente si intrecci costantemente, in Aristotele, con la riflessione sul linguaggio. Nella filosofia greca, due sono le vie di accesso alla conoscenza: i sensi e il logos. Dopo la parentesi parmenidea – e, in misura minore, platonica – che imponeva un divorzio, Aristotele propone un rinnovato punto di incontro fra le due vie. Entrambe si configurano infatti come forme di apertura al mondo. Ma mentre i sensi sono l’apertura di noi verso il mondo, il logos è l’apertura del mondo verso di noi, umani e non umani. In ogni animale dotato di sensazione è infatti ‘insita un’innata potenza discriminativa’ che è alla base dell’esercizio del logos. Se così stanno le cose, Aristotele non è il paladino dello specismo né dell’antropocentrismo. Ama la vita in tutte le sue forme; e indica all’uomo, come imperativo etico, la felicità, che si realizza comprendendosi nella physis.File | Dimensione | Formato | |
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