Introduzione La violenza comporta sempre una condizione di effrazione che testimonia una sofferenza individuale; l’agito diviene la manifestazione di una sofferenza che non può essere pensata. La moderna psichiatria pone la violenza come una caratteristica trans nosografica, è dunque necessario indagare adeguatamente le sue forme e finalità all’interno dell’organizzazione psichica dell’individuo. Gli elementi che hanno mostrato la maggiore attendibilità sono quelli legati alle invarianti strutturali di personalità e soprattutto agli stili difensivi e la capacità di controllo degli impulsi (Nestor 2002). Nello specifico di questo lavoro intendiamo verificare se esistano delle differenziazioni in riferimento agli indicatori della violenza fra i maschi e le femmine di un gruppo di adolescenti ritenuti “a rischio”. Metodo Tre questionari sono stati proposti a un gruppo di 42 soggetti (M = 26; F=16; età = 18,2 + 1,2); la somministrazione individuale si è conclusa nel corso di un unico incontro. Il Defence Mechanisms Inventory (DMI)( Ihilevich e Gleser, 1986) indaga il tipo di strategie difensive adoperate differenziandole in cinque cluster: TAO (Aggressività etero diretta), PRO (Proiezione), PRN ( Principalizzazione, difese mature), TAS (Aggressività auto diretta), REV (Repressione, rimozione e difese arcaiche). Il Profile Of Mood States (POMS) (McNair et al., 1971) misura sei fattori-stati dell’umore: Tensione-Ansia, Depressione.Avvilimento, Aggressività-Rabbia, Vigore-Attività, Stanchezza-Indolenza, Confusione-Sconcerto. Gli indicatori della Condotta Aggressiva (I-R) misurano “due diversi aspetti della fenomenologia aggressiva” (Caprara et al., 1991): Irritabilità, ovvero le componenti impulsive e Ruminazione/Dissipazione, ovvero le capacità di contenere la spinta aggressiva. Risultati I risultati preliminari mostrano una evidente differenziazione delle risposte. per quanto riguarda il DMI abbiamo individuato tre dimensioni dominanti: TAO,REV e PRN. Nel gruppo F l’utilizzo preferenziale di modalità difensive improntate alla scarica all’esterno dell’aggressività (TAO), accompagnato da modalità repressive (REV), è bilanciato da strategie difensive appartenenti al cluster PRN. Il gruppo M mostra valori di TAO più bassi del gruppo F e valori di REV più elevati. Tale gruppo però sembra non avere a disposizione le capacità elaborative più mature del cluster PRN ad ulteriore discapito di un utilizzo adattivo delle difese REV (il cui continuum varia dalla rimozione al diniego). Ulteriormente, dal DMI rileviamo che 19 soggetti su 42 (9 F e 10 M) mostrano un profilo sintomatico, ovvero impiegano poche difese in maniera massiccia e indifferenziata. Al POMS i profili dei due gruppi risultano addirittura ribaltati l’uno rispetto all’altro, con picchi su Aggressività e Stanchezza e il punteggio più basso in Vigore per F e un profilo generalmente più “euforico” per M. Gli indicatori I-R mostrano valori I ed R nella media per i M (con un lievissimo sbilanciamento a favore della scala R) mentre il gruppo F mostra un profilo fortemente sbilanciato a favore della componente impulsiva dell’aggressività. Conclusioni I risultati emersi segnalano una corrispondenza tra qualità difensive e modalità di gestione dell’aggressività. Dal profilo F si potrebbe ipotizzare un gruppo in cui la componente aggressiva è molto importante ma è equilibrata dalle componenti mature appartenenti al cluster PRN; ciò depone a favore di una organizzazione psichica più evoluta in cui la REV rappresenta difese di tipo repressione o negazione piuttosto che scissione o diniego. La violenza acquisisce valenza effrattiva quando mancano meccanismi di controllo capaci di riconoscerla e mitigarla, di differirla nel tempo piuttosto che scaricarla nello spazio (Lo Baido 2001): il profilo DMI del gruppo M mostra un utilizzo predominante di REV, dunque un modello di difesa che rende gli individui incapaci di provare vera sofferenza e di riconoscere i sentimenti. Sembrerebbe che i soggetti del gruppo F mettano in atto condotte aggressive e vioelnte che hanno lo stampo dell’impulsività (come suggerirebbe il picco I nel questionario I-R), mentre i soggetti del gruppo M agiscono una violenza nascosta, premeditata, “raffreddata”(Lo Baido e La Grutta 2003). Unica traccia è la presenza di un profilo REV elevato nella sottodimensione “emozioni”. Uno studio sui profili DMI di un gruppo di 34 detenuti maschi con diagnosi di disturbo antisociale di personalità (in corso di stampa) ha rilevato lo stesso andamento della curva del gruppo M con la fondamentale differenza che i valori dei detenuti raggiungono picchi REV sintomatici. Le nostre osservazioni , qualora venissero confermate, potrebbero avvalorare l’ipotesi di alti profili REV e uno specifico andamento nelle sottoscale C,F,P,E come predittori attendibili di un’evoluzione dell’individuo in direzione psicopatologica. I valori POMS e IR si muovono coerentemente con i risultati del DMI nel senso che potrebbero essere conseguenti all’incapacità di mentalizzare la sofferenza e addirittura alla tendenza a falsificare i risultati ai test in senso socialmente accetabile e conformistico.

Schiera, G., Castelli, M., Marrazzo, G. (2005). INDICATORI E PREDITTORI DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E VIOLENTI : INDAGINE SU UN GRUPPO DI ADOLESCENTI “A RISCHIO”. ??????? it.cilea.surplus.oa.citation.tipologie.CitationProceedings.prensentedAt ??????? Congresso Nazionale Sezione di Psicologia clinica, Cagliari, Italia.

INDICATORI E PREDITTORI DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E VIOLENTI : INDAGINE SU UN GRUPPO DI ADOLESCENTI “A RISCHIO”

SCHIERA, Girolamo;MARRAZZO, Giovanna
2005-01-01

Abstract

Introduzione La violenza comporta sempre una condizione di effrazione che testimonia una sofferenza individuale; l’agito diviene la manifestazione di una sofferenza che non può essere pensata. La moderna psichiatria pone la violenza come una caratteristica trans nosografica, è dunque necessario indagare adeguatamente le sue forme e finalità all’interno dell’organizzazione psichica dell’individuo. Gli elementi che hanno mostrato la maggiore attendibilità sono quelli legati alle invarianti strutturali di personalità e soprattutto agli stili difensivi e la capacità di controllo degli impulsi (Nestor 2002). Nello specifico di questo lavoro intendiamo verificare se esistano delle differenziazioni in riferimento agli indicatori della violenza fra i maschi e le femmine di un gruppo di adolescenti ritenuti “a rischio”. Metodo Tre questionari sono stati proposti a un gruppo di 42 soggetti (M = 26; F=16; età = 18,2 + 1,2); la somministrazione individuale si è conclusa nel corso di un unico incontro. Il Defence Mechanisms Inventory (DMI)( Ihilevich e Gleser, 1986) indaga il tipo di strategie difensive adoperate differenziandole in cinque cluster: TAO (Aggressività etero diretta), PRO (Proiezione), PRN ( Principalizzazione, difese mature), TAS (Aggressività auto diretta), REV (Repressione, rimozione e difese arcaiche). Il Profile Of Mood States (POMS) (McNair et al., 1971) misura sei fattori-stati dell’umore: Tensione-Ansia, Depressione.Avvilimento, Aggressività-Rabbia, Vigore-Attività, Stanchezza-Indolenza, Confusione-Sconcerto. Gli indicatori della Condotta Aggressiva (I-R) misurano “due diversi aspetti della fenomenologia aggressiva” (Caprara et al., 1991): Irritabilità, ovvero le componenti impulsive e Ruminazione/Dissipazione, ovvero le capacità di contenere la spinta aggressiva. Risultati I risultati preliminari mostrano una evidente differenziazione delle risposte. per quanto riguarda il DMI abbiamo individuato tre dimensioni dominanti: TAO,REV e PRN. Nel gruppo F l’utilizzo preferenziale di modalità difensive improntate alla scarica all’esterno dell’aggressività (TAO), accompagnato da modalità repressive (REV), è bilanciato da strategie difensive appartenenti al cluster PRN. Il gruppo M mostra valori di TAO più bassi del gruppo F e valori di REV più elevati. Tale gruppo però sembra non avere a disposizione le capacità elaborative più mature del cluster PRN ad ulteriore discapito di un utilizzo adattivo delle difese REV (il cui continuum varia dalla rimozione al diniego). Ulteriormente, dal DMI rileviamo che 19 soggetti su 42 (9 F e 10 M) mostrano un profilo sintomatico, ovvero impiegano poche difese in maniera massiccia e indifferenziata. Al POMS i profili dei due gruppi risultano addirittura ribaltati l’uno rispetto all’altro, con picchi su Aggressività e Stanchezza e il punteggio più basso in Vigore per F e un profilo generalmente più “euforico” per M. Gli indicatori I-R mostrano valori I ed R nella media per i M (con un lievissimo sbilanciamento a favore della scala R) mentre il gruppo F mostra un profilo fortemente sbilanciato a favore della componente impulsiva dell’aggressività. Conclusioni I risultati emersi segnalano una corrispondenza tra qualità difensive e modalità di gestione dell’aggressività. Dal profilo F si potrebbe ipotizzare un gruppo in cui la componente aggressiva è molto importante ma è equilibrata dalle componenti mature appartenenti al cluster PRN; ciò depone a favore di una organizzazione psichica più evoluta in cui la REV rappresenta difese di tipo repressione o negazione piuttosto che scissione o diniego. La violenza acquisisce valenza effrattiva quando mancano meccanismi di controllo capaci di riconoscerla e mitigarla, di differirla nel tempo piuttosto che scaricarla nello spazio (Lo Baido 2001): il profilo DMI del gruppo M mostra un utilizzo predominante di REV, dunque un modello di difesa che rende gli individui incapaci di provare vera sofferenza e di riconoscere i sentimenti. Sembrerebbe che i soggetti del gruppo F mettano in atto condotte aggressive e vioelnte che hanno lo stampo dell’impulsività (come suggerirebbe il picco I nel questionario I-R), mentre i soggetti del gruppo M agiscono una violenza nascosta, premeditata, “raffreddata”(Lo Baido e La Grutta 2003). Unica traccia è la presenza di un profilo REV elevato nella sottodimensione “emozioni”. Uno studio sui profili DMI di un gruppo di 34 detenuti maschi con diagnosi di disturbo antisociale di personalità (in corso di stampa) ha rilevato lo stesso andamento della curva del gruppo M con la fondamentale differenza che i valori dei detenuti raggiungono picchi REV sintomatici. Le nostre osservazioni , qualora venissero confermate, potrebbero avvalorare l’ipotesi di alti profili REV e uno specifico andamento nelle sottoscale C,F,P,E come predittori attendibili di un’evoluzione dell’individuo in direzione psicopatologica. I valori POMS e IR si muovono coerentemente con i risultati del DMI nel senso che potrebbero essere conseguenti all’incapacità di mentalizzare la sofferenza e addirittura alla tendenza a falsificare i risultati ai test in senso socialmente accetabile e conformistico.
2005
Congresso Nazionale Sezione di Psicologia clinica
Cagliari, Italia
23/24 settembre 2005
2005
3
Schiera, G., Castelli, M., Marrazzo, G. (2005). INDICATORI E PREDITTORI DEI COMPORTAMENTI AGGRESSIVI E VIOLENTI : INDAGINE SU UN GRUPPO DI ADOLESCENTI “A RISCHIO”. ??????? it.cilea.surplus.oa.citation.tipologie.CitationProceedings.prensentedAt ??????? Congresso Nazionale Sezione di Psicologia clinica, Cagliari, Italia.
Proceedings (atti dei congressi)
Schiera,G; Castelli,M; Marrazzo,G
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