Il presente volume costituisce un ulteriore segmento delle conoscenze geolinguistiche attinenti alla cultura alimentare ricostruite a partire dalle inchieste e dagli studi condotti all’interno del gruppo di lavoro dell’Atlante Linguistico della Sicilia. Esso è il frutto di molteplici e concordate selezioni all’interno di un materiale che negli anni non ha cessato di arricchirsi anche a fronte di inchieste supplementari condotte con questionari mirati. In questa sede, dunque, si vuole offrire uno sguardo su alcuni aspetti che riguardano l’identità e la tipicità alimentare come emergono dalle parole delle centinaia di informatori ascoltati in questi anni e dalla realtà socio-linguistico-alimentare del territorio. Il primo contatto con gli informatori, la relazione che si instaura con il raccoglitore, interno o esterno al punto di indagine, formato con appositi corsi di ricerca sul campo o addestrato esclusivamente per la campagna alimentare, dialettofono o italofono, sono argomenti oggetto della prima parte del volume a partire dalle esperienze degli stessi raccoglitori. A questo aspetto metodologico legato alla raccolta dei materiali si aggiungono due contributi sulla fase di pre e post-raccolta e sulle complessità di sistematizzazione analitica del materiale, in particolare di un ambito complesso dal punto di vista referenziale ed onomasiologico, ossia quello delle focacce e schiacciate. La seconda parte entra nel merito delle specificità alimentari di intere aree della Sicilia (l’area occidentale, indagata attraverso il cùscusu; l’area orientale, in particolare le fiumare messinesi, rappresentata dalla carne al forno) o di singoli centri (Licata e Modica: la prima in quanto “sdoppiata” tra cucina marinara e cucina contadina; la seconda in quanto caratterizzata dalla produzione di cioccolato). Si sono, dunque, scelte alcune pietanze che i materiali raccolti hanno fatto configurare come rappresentative (come la caponata) o, viceversa, come “atipiche” sebbene un tempo consuete (è il caso dell’uso gastronomico della tartaruga di mare). In questa sezione è altresì inserita una riflessione in cui si incrociano i dati legati ad una modalità di preparazione indagata attraverso un quesito semasiologico (a ccunigghiu) e un nucleo di pietanze a questa correlate. La terza parte affronta in chiave più descrittiva le risposte ad alcuni input del questionario legati alle pratiche alimentari della tradizione isolana, in particolare agli usi propri delle donne e ai tabù alimentari - ad esempio - della gravidanza, al cibo degli uomini almeno in rapporto ad uno specifico contesto areale e di lavoro (quello degli zolfatai della Sicilia centrale), al cibo dei bambini. In questa sezione vi è anche un’incursione documentaria negli usi delle famiglie nobili del settecento siciliano. Tutti i contributi mirano a ricostruire gli elementi sfaccettati di un’identità che deve essere declinata al plurale distinguendo sesso, età, ceti sociali. La quarta parte ridà la parola agli informatori per far emergere la loro categoria di “tipico” e farla interagire con quanto, invece, viene considerato “tipico” dalle associazioni territoriali, dalla ristorazione e dal marketing. In questa sezione i materiali dell’ALS, ricavati dalle indagini sul campo e attinti - come si usa dire - dalla viva voce dei parlanti e dalle loro esperienze dirette, antiche e recenti, non sempre si conciliano con le nuove immagini delle identità talora costruite a tavolino dall’industria del tipico che ha spesso le sue origini in precisi progetti istituzionali di promozione del territorio e dei suoi prodotti.

Castiglione, M.C. (2011). Tradizione, identità, tipicità nella cultura siciliana. Lo sguardo dell'Atlante Linguistico della Sicilia.

Tradizione, identità, tipicità nella cultura siciliana. Lo sguardo dell'Atlante Linguistico della Sicilia

CASTIGLIONE, Marina Calogera
2011-01-01

Abstract

Il presente volume costituisce un ulteriore segmento delle conoscenze geolinguistiche attinenti alla cultura alimentare ricostruite a partire dalle inchieste e dagli studi condotti all’interno del gruppo di lavoro dell’Atlante Linguistico della Sicilia. Esso è il frutto di molteplici e concordate selezioni all’interno di un materiale che negli anni non ha cessato di arricchirsi anche a fronte di inchieste supplementari condotte con questionari mirati. In questa sede, dunque, si vuole offrire uno sguardo su alcuni aspetti che riguardano l’identità e la tipicità alimentare come emergono dalle parole delle centinaia di informatori ascoltati in questi anni e dalla realtà socio-linguistico-alimentare del territorio. Il primo contatto con gli informatori, la relazione che si instaura con il raccoglitore, interno o esterno al punto di indagine, formato con appositi corsi di ricerca sul campo o addestrato esclusivamente per la campagna alimentare, dialettofono o italofono, sono argomenti oggetto della prima parte del volume a partire dalle esperienze degli stessi raccoglitori. A questo aspetto metodologico legato alla raccolta dei materiali si aggiungono due contributi sulla fase di pre e post-raccolta e sulle complessità di sistematizzazione analitica del materiale, in particolare di un ambito complesso dal punto di vista referenziale ed onomasiologico, ossia quello delle focacce e schiacciate. La seconda parte entra nel merito delle specificità alimentari di intere aree della Sicilia (l’area occidentale, indagata attraverso il cùscusu; l’area orientale, in particolare le fiumare messinesi, rappresentata dalla carne al forno) o di singoli centri (Licata e Modica: la prima in quanto “sdoppiata” tra cucina marinara e cucina contadina; la seconda in quanto caratterizzata dalla produzione di cioccolato). Si sono, dunque, scelte alcune pietanze che i materiali raccolti hanno fatto configurare come rappresentative (come la caponata) o, viceversa, come “atipiche” sebbene un tempo consuete (è il caso dell’uso gastronomico della tartaruga di mare). In questa sezione è altresì inserita una riflessione in cui si incrociano i dati legati ad una modalità di preparazione indagata attraverso un quesito semasiologico (a ccunigghiu) e un nucleo di pietanze a questa correlate. La terza parte affronta in chiave più descrittiva le risposte ad alcuni input del questionario legati alle pratiche alimentari della tradizione isolana, in particolare agli usi propri delle donne e ai tabù alimentari - ad esempio - della gravidanza, al cibo degli uomini almeno in rapporto ad uno specifico contesto areale e di lavoro (quello degli zolfatai della Sicilia centrale), al cibo dei bambini. In questa sezione vi è anche un’incursione documentaria negli usi delle famiglie nobili del settecento siciliano. Tutti i contributi mirano a ricostruire gli elementi sfaccettati di un’identità che deve essere declinata al plurale distinguendo sesso, età, ceti sociali. La quarta parte ridà la parola agli informatori per far emergere la loro categoria di “tipico” e farla interagire con quanto, invece, viene considerato “tipico” dalle associazioni territoriali, dalla ristorazione e dal marketing. In questa sezione i materiali dell’ALS, ricavati dalle indagini sul campo e attinti - come si usa dire - dalla viva voce dei parlanti e dalle loro esperienze dirette, antiche e recenti, non sempre si conciliano con le nuove immagini delle identità talora costruite a tavolino dall’industria del tipico che ha spesso le sue origini in precisi progetti istituzionali di promozione del territorio e dei suoi prodotti.
2011
Etnolinguistica. Tradizione. Tipicità. Alimentazione.
978-88-96312-14-8
Castiglione, M.C. (2011). Tradizione, identità, tipicità nella cultura siciliana. Lo sguardo dell'Atlante Linguistico della Sicilia.
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