Il lavoro è diviso in tre capitoli. Nel primo capitolo si adducono argomenti capaci di provare la risalenza delle liti di libertà - e delle regole speciali che le ispirano - all'età decemvirale. Inoltre si analizza il 'processo di Virginia' e si cercano di risolvere le antinomie e le aporie presenti nel racconto di Livio, mediante l'utilizzo di una fonte ignorata fin ora: l'Archeologia Romana di Dionigi di Alicarnasso. Nel secondo capitolo, una volta identificato il processo di Virginia con una lite di libertà, si utilizza il prezioso episodio per ricostruire alcuni tratti caratteristici delle liti di libertà nelle legis actiones: in particolare, il carattere solo eventuale dell'in ius vocatio, la proclamatio in libertatem, una nuova ricostruzione della vindicatio in libertatem, a seconda che a pronunciarla fosse il soggetto esercente la patria potestas o un terzo, l'esecuzione della sentenza mediante la ductio, l'origine in età decemvirale del collegio dei decemviri stlitibus iudicandis. Il terzo capitolo si occupa del processo formulare. Innanzitutto si è cercato di dimostrare l'inesistenza dell'asserito praeiudicium 'si controversia erit' utile secondo una parte della dottrina ad attribuire il ruolo di attore e convenuto alle parti in giudizio, mediante la scoperta di un errore nella tradizione testuale di un rescritto (C. 7.16.21) utilizzato ai fini della sua ricostruzione. Sarebbe stato compito del magistrato in iure provvedere all'ordinatio iudicii. La ricerca è proseguita con lo studio dell'editto 'de liberali causa' ai fini della sua ricostruzione. Si è cercato di dimostrare l'adattabilità dell'agere per sponsionem alle liti di libertà impostate quali vindicationes in servitutem; poi, una volta verificata l'incapacità di operare del meccanismo della condemnatio-restitutio, si è concluso nel senso di negare l'operatività della rei vindicatio per formulam petitoriam e servitute in libertatem nel caso di mancanza di acquisti e danni ai quali parametrare la litis aestimatio. In questi casi avrebbe potuto operare il praeiudicium an liber sit, attestato fin dal primo sec. d.C. dal cap. 84 della lex Irnitana e da un passo delle Institutiones Oratoriae di Quintiliano. Viceversa il corretto funzionameno del meccanismo della condemnatio-restitutio nella vindicatio in servitutem spiega la sua larga applicazione e il motivo per il quale non venne mai avvertita l'esigenza di elaborare un praeiudicium an servus sit. Il lavoro si chiude con due appendici al terzo capitolo. Nella prima si prova a dimostrare la competenza del iudex unus a giudicare in materia di liti di libertà in età classica in ipotesi nelle quali si tentava di evitare un possibile contrasto di giudicati. Nella seconda, si adduce l'origine formulare dei principi che governano la materia delle sentenze contumaciali e del principio 'ne de statu defunctorum post quinquennium quaeratur', tipici delle cognitiones extra ordinem, per fornire un criterio ermeneutico per l'intepretazione delle fonti in materia.
Sciortino, S. (2010). Studi sulle liti di libertà nel diritto romano. Torino : Giappichelli.
Studi sulle liti di libertà nel diritto romano
SCIORTINO, Salvatore
2010-01-01
Abstract
Il lavoro è diviso in tre capitoli. Nel primo capitolo si adducono argomenti capaci di provare la risalenza delle liti di libertà - e delle regole speciali che le ispirano - all'età decemvirale. Inoltre si analizza il 'processo di Virginia' e si cercano di risolvere le antinomie e le aporie presenti nel racconto di Livio, mediante l'utilizzo di una fonte ignorata fin ora: l'Archeologia Romana di Dionigi di Alicarnasso. Nel secondo capitolo, una volta identificato il processo di Virginia con una lite di libertà, si utilizza il prezioso episodio per ricostruire alcuni tratti caratteristici delle liti di libertà nelle legis actiones: in particolare, il carattere solo eventuale dell'in ius vocatio, la proclamatio in libertatem, una nuova ricostruzione della vindicatio in libertatem, a seconda che a pronunciarla fosse il soggetto esercente la patria potestas o un terzo, l'esecuzione della sentenza mediante la ductio, l'origine in età decemvirale del collegio dei decemviri stlitibus iudicandis. Il terzo capitolo si occupa del processo formulare. Innanzitutto si è cercato di dimostrare l'inesistenza dell'asserito praeiudicium 'si controversia erit' utile secondo una parte della dottrina ad attribuire il ruolo di attore e convenuto alle parti in giudizio, mediante la scoperta di un errore nella tradizione testuale di un rescritto (C. 7.16.21) utilizzato ai fini della sua ricostruzione. Sarebbe stato compito del magistrato in iure provvedere all'ordinatio iudicii. La ricerca è proseguita con lo studio dell'editto 'de liberali causa' ai fini della sua ricostruzione. Si è cercato di dimostrare l'adattabilità dell'agere per sponsionem alle liti di libertà impostate quali vindicationes in servitutem; poi, una volta verificata l'incapacità di operare del meccanismo della condemnatio-restitutio, si è concluso nel senso di negare l'operatività della rei vindicatio per formulam petitoriam e servitute in libertatem nel caso di mancanza di acquisti e danni ai quali parametrare la litis aestimatio. In questi casi avrebbe potuto operare il praeiudicium an liber sit, attestato fin dal primo sec. d.C. dal cap. 84 della lex Irnitana e da un passo delle Institutiones Oratoriae di Quintiliano. Viceversa il corretto funzionameno del meccanismo della condemnatio-restitutio nella vindicatio in servitutem spiega la sua larga applicazione e il motivo per il quale non venne mai avvertita l'esigenza di elaborare un praeiudicium an servus sit. Il lavoro si chiude con due appendici al terzo capitolo. Nella prima si prova a dimostrare la competenza del iudex unus a giudicare in materia di liti di libertà in età classica in ipotesi nelle quali si tentava di evitare un possibile contrasto di giudicati. Nella seconda, si adduce l'origine formulare dei principi che governano la materia delle sentenze contumaciali e del principio 'ne de statu defunctorum post quinquennium quaeratur', tipici delle cognitiones extra ordinem, per fornire un criterio ermeneutico per l'intepretazione delle fonti in materia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.