Per molto tempo il quarto libro di odi di Orazio è rimasto ai margini degli studi sull’autore e sulla sua produzione, ora relegato nell’angolo della poesia antica meno interessante, perché esplicitamente frutto della commissione del potere, ora riletto come opera della quale è impossibile, e forse inutile, individuare la specificità. Questo volume prende le mosse proprio dal dato più problematico offerto dalla raccolta, ossia la dichiarata discontinuità rispetto ai primi tre libri lirici, e mette a fuoco la centralità, tematica e strutturale, che il cambiamento e i suoi effetti assumono nei quindici componimenti che la costituiscono. Viene delineata così una pista esegetica che interpreta il quarto libro di Carmina come il punto di arrivo di un processo di rappresentazione del sé, entro le cornici personali e comunitarie, che appare già avviato dal poeta negli Epodi. Sembra dunque possibile rintracciare, tra il primo e l’ultimo Orazio, un’idea dell’identità, della memoria, del cambiamento personale e comunitario, dello scambio di beni simbolici attraverso la poesia, che è resa complessa, per gli interpreti, dalle interferenze create dal contatto tra l’esecuzione partecipata di ruoli ufficiali e la contemporanea espressione di distanza da tali ruoli. In questa prospettiva si propone un percorso che allontana l’ultima produzione oraziana dall’immaginario oleografico di un umanesimo generico o di un classicismo di propaganda, entro cui è stata a lungo relegata, e la inserisce in qualcosa di molto simile a quella che Clifford Geertz ha chiamato, assai opportunamente, la “storia sociale dell’immaginazione morale”.

Marchese, R. (2010). Mutat terra vices. Identità, cambiamento e memoria culturale nell'ultimo Orazio. Palermo : Palumbo.

Mutat terra vices. Identità, cambiamento e memoria culturale nell'ultimo Orazio

MARCHESE, Rosa
2010-01-01

Abstract

Per molto tempo il quarto libro di odi di Orazio è rimasto ai margini degli studi sull’autore e sulla sua produzione, ora relegato nell’angolo della poesia antica meno interessante, perché esplicitamente frutto della commissione del potere, ora riletto come opera della quale è impossibile, e forse inutile, individuare la specificità. Questo volume prende le mosse proprio dal dato più problematico offerto dalla raccolta, ossia la dichiarata discontinuità rispetto ai primi tre libri lirici, e mette a fuoco la centralità, tematica e strutturale, che il cambiamento e i suoi effetti assumono nei quindici componimenti che la costituiscono. Viene delineata così una pista esegetica che interpreta il quarto libro di Carmina come il punto di arrivo di un processo di rappresentazione del sé, entro le cornici personali e comunitarie, che appare già avviato dal poeta negli Epodi. Sembra dunque possibile rintracciare, tra il primo e l’ultimo Orazio, un’idea dell’identità, della memoria, del cambiamento personale e comunitario, dello scambio di beni simbolici attraverso la poesia, che è resa complessa, per gli interpreti, dalle interferenze create dal contatto tra l’esecuzione partecipata di ruoli ufficiali e la contemporanea espressione di distanza da tali ruoli. In questa prospettiva si propone un percorso che allontana l’ultima produzione oraziana dall’immaginario oleografico di un umanesimo generico o di un classicismo di propaganda, entro cui è stata a lungo relegata, e la inserisce in qualcosa di molto simile a quella che Clifford Geertz ha chiamato, assai opportunamente, la “storia sociale dell’immaginazione morale”.
2010
Settore L-FIL-LET/04 - Lingua E Letteratura Latina
9788860170781
Marchese, R. (2010). Mutat terra vices. Identità, cambiamento e memoria culturale nell'ultimo Orazio. Palermo : Palumbo.
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