La Prima parte del volume presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito bisogno primario della persona. È ad esso che cercano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che definiamo educative; costituisce pertanto il tema proprio e il problema adeguato di una pedagogia fondamentale. La Seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell'esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l'intenzionalità costitutiva di questo evento è definita intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l'educatore consegna all'educando. All'origine della consegna e a determinarne l'invio, c'è l'attestazione dell'educatore; scegliendo di educare, egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierlo quanto promette: una possibile, piena fioritura della persona. Per parte sua, l'educando conquista la virtù dell'educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di far suo il desiderio dell'educatore di pervenire ad una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell'ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi quasi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione ad una vita autentica. Perché l'ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l'educando lo incarni una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La Terza parte del libro è dedicata al metodo empatico; si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, definiti soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l'esistenza; il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi le domande sul senso, e sul senso assoluto, dell'essere e dell'esistenza. La cura dell'anima, per le persone coinvolte nel dialogo esistenziale, è questo evento d'essere e di senso: messa in questione dell'io concreto e riappropriazione del sé autentico, che renda la persona capace di vedere ed intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell'infinito – oppure, anche, nell'Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è definita massima personalizzazione dell'essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell'essere che la persona è, al cospetto della totalità.

Bellingreri, A. (2010). La cura dell'anima. Profili di una pedagogia del sé. Milano : Vita e Pensiero.

La cura dell'anima. Profili di una pedagogia del sé

BELLINGRERI, Antonio
2010-01-01

Abstract

La Prima parte del volume presenta una riflessione sul bisogno di riconoscimento, definito bisogno primario della persona. È ad esso che cercano di portare una qualche risposta tutte le imprese umane di cura che definiamo educative; costituisce pertanto il tema proprio e il problema adeguato di una pedagogia fondamentale. La Seconda parte disegna le linee di una fenomenologia dell'esperienza educativa. Il fenomeno originario è descritto come avvenimento della persona, generato però sempre da una relazione interpersonale di reciproco riconoscimento; l'intenzionalità costitutiva di questo evento è definita intenzionalità vicariante. Nella relazione educativa si tratta sempre di una definita proposta di vita buona, che l'educatore consegna all'educando. All'origine della consegna e a determinarne l'invio, c'è l'attestazione dell'educatore; scegliendo di educare, egli si fa testimone responsabile della proposta e spera che la consegna lasci almeno intravedere a chi voglia accoglierlo quanto promette: una possibile, piena fioritura della persona. Per parte sua, l'educando conquista la virtù dell'educazione quando, mosso da questa promessa, cerca di far suo il desiderio dell'educatore di pervenire ad una pienezza di vita. Può riconoscersi allora nell'ideale di vita buona che gli è proposto, vedendovi quasi in trasparenza una figura meno impropria di sé: ora egli è in grado di giudicarla come approssimazione ad una vita autentica. Perché l'ideale informi la vita, portando una fioritura nuova davvero vitale, è necessario però che l'educando lo incarni una forma nuova, che ne esprima potenzialità latenti. La Terza parte del libro è dedicata al metodo empatico; si tratta di una forma di dialogo esistenziale ed esige, nel concreto, di dar vita a microcomunità etiche: ambiti educativi di socialità ristretta, ricchi di amicizia e di cura benevolente, definiti soprattutto da una comune ricerca veritativa di senso per l'esistenza; il suo fine è di aiutare la persona a maturare, apprendendo una competenza esistenziale: la disposizione abituale a porsi le domande sul senso, e sul senso assoluto, dell'essere e dell'esistenza. La cura dell'anima, per le persone coinvolte nel dialogo esistenziale, è questo evento d'essere e di senso: messa in questione dell'io concreto e riappropriazione del sé autentico, che renda la persona capace di vedere ed intendere ogni realtà particolare nel suo nesso col tutto (il finito nell'infinito – oppure, anche, nell'Infinito). L’esito è l’esistenza in prima persona, che nel testo è definita massima personalizzazione dell'essere: esercizio attivo, autonomo, sempre in qualche modo consapevole e libero, dell'essere che la persona è, al cospetto della totalità.
2010
Settore M-PED/01 - Pedagogia Generale E Sociale
978-88-343-1759-4
Bellingreri, A. (2010). La cura dell'anima. Profili di una pedagogia del sé. Milano : Vita e Pensiero.
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