Il VII Convegno Interdottorato dei Dottorati in Pianificazione Urbana e Territoriale ed il rafforzamento della Rete di Interdottorato, istituita nel 1994 con l’obiettivo di diffondere la conoscenza non solo dei temi di ricerca ma anche dei differenti percorsi formativi e degli approcci metodologici, diventa sempre più un importante appuntamento non solo per i dottorandi che hanno così un’occasione in più di confronto, ma anche per i docenti che attraverso il dibattito possono riflettere, verificare, modificare l’organizzazione dei Dottorati. La numerosa partecipazione di dottorandi (107), dottori e professori, la varietà di contributi (80) stimolano alcune riflessioni. Riflessioni che discendono dalle conclusioni dei discussant che hanno coordinato le sessioni e che sono relative non solo alla organizzazione e conduzione del Dottorato, ma anche alla ricerca o meglio al come fare ricerca. Pur dando quindi un giudizio positivo, così come riconosciuto da tutti i partecipanti al Convegno, tuttavia vanno fatte alcune considerazioni. Il Dottorato di ricerca Prima di fare alcune valutazioni che riguardano più specificatamente il contenuto delle ricerche e l’approccio metodologico forse è opportuno riflettere sulla struttura ed organizzazione del Dottorato italiano. I primi anni di istituzione del Dottorato vedevano coinvolte più sedi universitarie in unico dottorato. Era questa un’occasione per animare il dibattito, spesso con posizioni culturali diverse dovute alla formazione ed alla specificità disciplinare che caratterizzava ciascuna sede, ma costituiva al tempo stesso occasione di crescita e di verifica. L’avere reso difficile, per motivi finanziari, la possibilità di aggregazione di più sedi in un solo Dottorato riduce la dialettica e rende più difficile il confronto continuo che viene rinviato ad occasioni sporadiche come convegni o seminari e lezioni presso altre sedi. Ciò non vuol dire che tali occasioni non siano ritenute utili, ma probabilmente un rapporto differenziato ma costante è motivo di arricchimento culturale, verifica, confronto. Un’altra riflessione va fatta sul ruolo e sulla struttura del Dottorato. Premesso che il ruolo principale del Dottorato di ricerca è quello di fornire una formazione specialistica finalizzata allo svolgimento di attività di ricerca di elevato livello e riconoscendo che alla ricerca è assegnato un ruolo strategico per lo sviluppo e l’innovazione del Paese, pur consapevoli della mancanza di una adeguata politica nazionale di incentivo e di sostegno ad essa, tuttavia va prestata attenzione sulla opportunità o meno che un dottorando sia impegnato per tre anni, a volte quattro, su un unico tema di ricerca, e se ciò sia funzionale alla sua formazione. Ciò in considerazione del fatto che l’acquisizione del titolo di Dottore dovrebbe essere condizione necessaria per intraprendere la carriera universitaria che, come ben sappiamo, oltre ad impegnare nella ricerca richiede un impegno didattico. Sollecito questa riflessione alla luce di quanto viene fatto in altri paesi europei ( per esempio Spagna, Francia, Inghilterra) anche nell’ottica di omogeneizzazione dei percorsi formativi, così come sta avvenendo per i corsi di laurea, nonché per il riconoscimento e la spendibilità dei titoli. In Spagna per accedere alla carriera universitaria è conditio sine qua non acquisire il titolo di dottore di ricerca, pertanto la struttura del Dottorato è più complessa ed i primi anni sono intesi come anni di formazione sia per fare ricerca sia per fare didattica. Infatti il Dottorato si articola in due fasi: la prima, la Etapa de Formación, ha una durata di due anni, la seconda, la Etapa de Tesis, che, come minimo, dura altri due anni, fino alla discussione della tesi dottorale. Il primo ciclo (Etapa de Formación) si articola, a sua volta, in due periodi: il Periodo de Docencia (primo anno), che si può individuare come un periodo di formazione e di apprendimento, in cui si frequentano corsi e seminari, scelti insieme al tutor, ciascuno dei quali in genere esige la presentazione di elaborati concernenti l'argomento del corso. Il secondo è il Periodo de Investigación in cui il dottorando, impara a fare ricerca redigendo, sotto la supervisione del tutor, un elaborato scientifico necessario per il superamento del primo ciclo del Dottorato. L'elaborato deve essere discusso davanti ad una commissione ed in quella occasione viene presentato un progetto di tesi di dottorato. Se il dottorando supera l'esame, ottiene il Diploma de Estudios Avanzados (D.E.A., uguale al D.E.A.-Diplôme d'Etudes Approfondies- francese). Questo Diploma costituisce un titolo indipendente che permette al dottorando di concorrere per posti come assistente o ricercatore. Alla fase di formazione segue anche una fase in cui al dottorando viene affidato un modulo di insegnamento. Tutto questo non ha i limiti di tempo come in Italia ed il Dottorato ha la duplice finalità di preparare sia alla ricerca che all’insegnamento. Questa struttura a mio parere già è motivo di selezione perché partecipa al dottorato soltanto chi ha veramente interesse scientifico e aspira ad entrare nel mondo accademico, anche perché i dottorandi non usufruiscono di borsa di studio. In Inghilterra, il titolo di Doctor si consegue dopo 3 anni di ricerca individuale o di gruppo (full-time) e l'elaborazione di una tesi finale. Per accedere al dottorato (Ph.D.) è necessario proporre il proprio progetto di ricerca ad un professore dell'Università. Nel primo anno si effettua una rotazione in tre laboratori dello stesso istituto o dipartimento (4 mesi in ogni laboratorio), l'anno successivo si decide in quale laboratorio si vuole svolgere la tesi, il terzo anno serve per la stesura della tesi.Il dottorando, che è a tutti gli effetti uno studente (Ph.D.student), è seguito da un relatore (Supervisor) che in genere è il coordinatore del laboratorio in cui si elabora la tesi. La discussione finale si svolge davanti ad una commissione costituita da due membri, uno esterno ed uno interno all'Università di appartenenza, in genere proposti dal Supervisor. Durante il dottorato è possibile svolgere attività di Demonstrator (assistenza di laboratorio durante le lezioni pratiche) e in alcune sedi (Cambridge) è anche possibile svolgere attività di Supervisor su un corso specifico, tale attività è anche riconosciuta economicamente. Gli studenti di Ph.D. in genere sono finanziati tramite borse di studio che variano a seconda dell'organismo finanziatore. Le borse sono di due tipi. Ci sono borse che derivano dal fondo di ricerca del professore (i research grant) sulle quali il docente ha totale discrezione riguardo alla scelta del candidato. Altre borse sono erogate su fondi del dipartimento; per accedere a queste è necessario superare una selezione che viene effettuata tramite un’ “intervista” dei candidati da parte di una specifica commissione. Infine, una parte consistente delle borse di studio è finanziata dai Research councils attraverso fondi appositi erogati ai dipartimenti. Le borse di studio finanziate su questi fondi sono il mezzo attraverso il quale lo stato investe al massimo livello nel training di quei giovani inglesi che poi formeranno i quadri dirigenziali del mondo del lavoro. In Francia, il titolo di dottore si consegue dopo tre anni di ricerca all’inizio dei quali è necessario individuare un docente universitario che faccia da Directeur de thèse e che contribuirà alla verifica della fattibilità del progetto di ricerca. A partire dalla iscrizione al Dottorato, il dottorando (doctorant) appartiene automaticamente all’équipe de recherche nella quale lavora il docente di riferimento. All’interno di questo laboratorio verrà sviluppata l’attività di ricerca e l’elaborazione della tesi. Il percorso formativo, concordato con il docente, e l’elaborazione della tesi impegneranno il dottorando per tutti e tre gli anni. Nei primi due seguirà dei seminari o corsi tematici per un totale di 100 ore, nel terzo anno seguirà dei modules d'insertion professionnelle e dei doctoriales, che corrispondono a stage per la preparazione del dottorando all’inserimento nel mondo professionale. Inoltre, durante tutti e tre gli anni, il dottorando seguirà i seminari organizzati dal proprio Directeur de thèse e dal Laboratoire nel quale è inserito. Sensibilmente diversa è l’organizzazione del dottorato italiano dove a parte i limiti di tempo (tre anni max quattro) il dottorando sceglie dal primo o max dal secondo anno la tesi e su quel tema lavora per tutto il periodo del dottorato. Il rischio che si corre, a mio parere, è che il dottorando centri la sua attenzione e la sua ricerca sul tema da lui scelto trascurando altri argomenti che sono propri del dibattito disciplinare. Naturalmente bisogna anche dire che nell’ambito dei dottorati si presta molta attenzione a sollecitare i dottorandi ad allargare il proprio campo di conoscenze invitando esperti della stessa disciplina o di discipline affini a tenere conversazioni o seminari. A tal proposito ritengo che la composizione del collegio dei docenti può anche questa essere motivo di ulteriori sollecitazioni e riflessioni. Un dottorato di pianificazione a cui afferiscono discipline come la geografia, le scienze economiche, i trasporti o altre, quindi con una composizione multidisciplinare, produce per i dottorandi maggiori stimoli e per i docenti occasione di verifica e scambio culturale. La conoscenza della struttura dei Dottorati europei o più genericamente internazionali serve anche a potere organizzare dottorati congiunti. Quest’altra possibilità, forse un po’ più complessa da praticare, rende più facile lo scambio non soltanto tra dottorandi, ma anche tra docenti e presuppone la messa a punto di programmi comuni perseguendo operativamente il processo di internazionalizzazione. La co-tutela ed il processo di internazionalizzazione Diverse sono le modalità di cui possono fruire i dottorandi per potere svolgere un periodo di ricerca all’estero, una di queste è la co-tutela per lo svolgimento delle tesi di dottorato. Il Dottorato di Palermo ha già sperimentato questa modalità con due tesi in co-tutela con la Francia e precisamente con le Università de La Sorbonne di Parigi e Paris Est e due con la Spagna, rispettivamente con la Escuela Tecnica Superior de Arquitectura della Universidad Politecnica di Madrid e la Escuela Tecnica Superior de Arquitectura della Universidad Politecnica di Valencia. Queste occasioni si sono rivelate molto utili non solo per i dottorandi che hanno trascorso lunghi periodi presso la sede straniera, avendo la possibilità di approfondire i casi di studio in situ, ma anche per i tutor che hanno potuto discutere sulla metodologia adottata e attivare ricerche comuni. Il soggiorno presso una sede straniera sia per un breve periodo (due settimane, un mese) sia per un periodo minimo di un anno da suddividere nei tre anni del dottorato come nel caso della co-tutela, fa sì che il dottorando verifichi direttamente una realtà diversa e metta a confronto approcci metodologici che, seppure simili, possono appartenere a formazioni culturali differenti. Credo quindi che sia compito del collegio dei docenti ed in particolare dei tutor offrire e sollecitare i dottorandi ad intraprendere una esperienza in altra sede, nel convincimento che praticare realtà scientifiche e culturali diverse è motivo di arricchimento ed occasione di verifica del proprio iter di ricerca. Questo anche in considerazione che nessuna ricerca si può considerare conclusa e la metodologia seguita come l’unica, ma tutto può mettersi in discussione e subire dei cambiamenti alla luce di nuove sollecitazioni. Altra occasione di soggiorno all’estero è data dal programma Erasmus nel quale è possibile che il responsabile del programma specifico preveda borse destinate ai dottorandi. Queste possono essere spese per un periodo da tre mesi ad un anno presso la sede consorziata. La metodologia E’ stato rilevato la mancanza di evidenziazione della struttura metodologica di molte ricerche presentate. Questo crea confusione e rende difficile la separazione tra la capacità di strutturare una ricerca scientifica, che deve rispondere a regole ormai consolidate, e l’elaborazione di un contributo per un convegno. Mentre nel caso della ricerca scientifica si ritiene utile l’incrocio con le letture interdisciplinari che a loro volta non devono privilegiare, solo un aspetto così come è stato rilevato a proposito delle scienze sociali, ma tutte quelle discipline che concorrono all’interpretazione delle dinamiche territoriali, nella presentazione di un paper si giunge subito alle conclusioni trascurando e semplificando il percorso critico. Nella considerazione che il metodo è di fondamentale importanza per strutturare una ricerca, nel dottorato di Palermo si rivolge molta attenzione ad esso ed il primo ciclo di lezioni per la formazione del dottorando è sul metodo nella ricerca. Forse qualora questo non avvenga, sarebbe auspicabile che in tutti i dottorati si prestasse un’attenzione particolare alla tematica della metodologia. La Rete Interdottorato può contribuire a creare occasioni di coinvolgimento con seminari su temi importanti e trasversali come possono essere quelli relativi alla possibile metodologia da adottare nei percorsi di ricerca e di partecipazione a corsi di eccellenza. Naturalmente un ruolo importante nell’impostazione della ricerca non solo è quello del tutor che ha il compito di accompagnare il dottorando nel suo percorso di ricerca, ma anche dell’intero collegio la cui composizione spesso multidisciplinare, contribuisce all’arricchimento ed alla revisione critica della ricerca in itinere. La ricerca La ricerca in urbanistica è in continua evoluzione in relazione al cambiamento del quadro normativo nazionale ed internazionale, ai mutamenti di carattere sociale, politico, economico, ai nuovi modi di vita, all’evolversi del quadro culturale. La ricerca, alla quale si attribuiscono come funzioni principali l’essere innovativa e sociale, è motore di sviluppo, contribuisce alla crescita della conoscenza ed all’aumento della consapevolezza della complessità della disciplina e del ruolo che essa esercita nella società ed è orientata a trovare una o più soluzioni ad un dato problema che costituisce esso stesso “la materia prima” della ricerca. Il contributo del ricercatore deve essere creativo ed intuitivo, attributi indispensabili per l’individuazione di scenari futuri. Inoltre il ricercatore ha responsabilità nei confronti della formazione, per la costruzione di un’etica professionale e di un’etica nella ricerca. Dalle considerazioni proposte dai discussant si evincono alcuni problemi comuni a quasi tutte le sessioni. Una prima considerazione riguarda la scelta dei temi di ricerca. Questi presentano spesso contaminazioni con gli aspetti professionali, questo che in assoluto non viene considerato un aspetto negativo, prende in qualche caso il sopravvento giungendo in maniera acritica ai risultati finali prescindendo spesso dalla verifica con l’apparato teorico. Una seconda considerazione va fatta sulla scelta dei temi di ricerca. E’ ricorrente che la maggior parte delle ricerche affrontino tematiche “di moda”, spesso trascurando quello che costituisce la centralità della disciplina urbanistica. Ci si appassiona ad argomenti che, sebbene importanti perché necessari all’interpretazione delle dinamiche territoriali, tuttavia se affrontati settorialmente, senza per altro metterle in relazione con altre discipline concorrenti alla interpretazione dei fenomeni urbani e territoriali, possono dare luogo a letture incomplete. Ed ancora è utile che parte della ricerca, una volta esplorato l’apparato teorico, trovi la sua esplicitazione nell’approfondimento di casi di studio al fine di verificare che quanto si è teorizzato trovi o abbia trovato la sua effettiva applicazione. Anche la scelta di casi di studio andrebbe fatta riferendosi non solo alla realtà locale, ma confrontando gli esiti di un eventuale caso locale con simili contesti nazionali ed internazionali. E in riferimento proprio allo studio di casi internazionali è consigliabile se non indispensabile che esso venga sviluppato direttamente nella sede straniera dove il dottorando può facilmente venire in contatto con Enti, Istituzioni, esperti coinvolti nel caso da analizzare. Una terza considerazione è relativa all’approccio interdisciplinari. Spesso si verifica che il rapporto con altre discipline non sia ben strutturato metodologicamente, ma appaia “disinvolto” e manifesta uno scarso radicamento nei processi reali. Ribadendo l’importanza della interdisciplinarietà, del confronto con il dibattito internazionale, appare indispensabile che gli aspetti metodologici siano chiaramente riconoscibili. La bibliografia Nei contributi presentati al convegno i riferimenti bibliografici sono solo recenti e l’apparato bibliografico spesso troppo lungo e a volte poco pertinente al tema trattato. E’ certamente importante riferirsi al dibattito più recente, ma è altrettanto importante se non indispensabile la conoscenza dell’evoluzione storica della disciplina o del tema specifico oggetto della ricerca. Attingere al patrimonio storico, storicizzare ed interpretare gli eventi ed il dibattito in cui si intrecciano saperi scientifici ad eventi della vita politica, contribuisce ad una riflessione critica e ad una migliore comprensione delle richieste di cambiamenti sostanziali dell’apparato disciplinare o al dibattito animato da posizioni intellettuali differenti. Ma quale è il metodo che bisogna seguire? Forse è a partire dall’osservazione dell’attualità che ci dobbiamo lasciare “incuriosire” e nel porci delle domande risalire alla genesi degli eventi. In questo modo il ricorrere alle informazioni del passato non diventa una assunzione acritica di date, eventi, ideologie quanto piuttosto un passaggio importante per completare il quadro conoscitivo e recuperare quanto delle esperienze passate possano essere utili per costruire con consapevolezza nuovi scenari. Leggere quindi l’attualità come il risultato di un processo storico in cui al confronto tra differenti ideologie ed approcci culturali si sono intrecciati, nel tempo, aspetti sociali, economici e politici .

PINZELLO I (2008). La Ricerca nei Dottorati in Pianificazione Urbana e Territoriale. Alcune considerazioni conclusive. In Fare Ricerca (pp.359-363). FIRENZE : Alinea.

La Ricerca nei Dottorati in Pianificazione Urbana e Territoriale. Alcune considerazioni conclusive

PINZELLO, Ignazia
2008-01-01

Abstract

Il VII Convegno Interdottorato dei Dottorati in Pianificazione Urbana e Territoriale ed il rafforzamento della Rete di Interdottorato, istituita nel 1994 con l’obiettivo di diffondere la conoscenza non solo dei temi di ricerca ma anche dei differenti percorsi formativi e degli approcci metodologici, diventa sempre più un importante appuntamento non solo per i dottorandi che hanno così un’occasione in più di confronto, ma anche per i docenti che attraverso il dibattito possono riflettere, verificare, modificare l’organizzazione dei Dottorati. La numerosa partecipazione di dottorandi (107), dottori e professori, la varietà di contributi (80) stimolano alcune riflessioni. Riflessioni che discendono dalle conclusioni dei discussant che hanno coordinato le sessioni e che sono relative non solo alla organizzazione e conduzione del Dottorato, ma anche alla ricerca o meglio al come fare ricerca. Pur dando quindi un giudizio positivo, così come riconosciuto da tutti i partecipanti al Convegno, tuttavia vanno fatte alcune considerazioni. Il Dottorato di ricerca Prima di fare alcune valutazioni che riguardano più specificatamente il contenuto delle ricerche e l’approccio metodologico forse è opportuno riflettere sulla struttura ed organizzazione del Dottorato italiano. I primi anni di istituzione del Dottorato vedevano coinvolte più sedi universitarie in unico dottorato. Era questa un’occasione per animare il dibattito, spesso con posizioni culturali diverse dovute alla formazione ed alla specificità disciplinare che caratterizzava ciascuna sede, ma costituiva al tempo stesso occasione di crescita e di verifica. L’avere reso difficile, per motivi finanziari, la possibilità di aggregazione di più sedi in un solo Dottorato riduce la dialettica e rende più difficile il confronto continuo che viene rinviato ad occasioni sporadiche come convegni o seminari e lezioni presso altre sedi. Ciò non vuol dire che tali occasioni non siano ritenute utili, ma probabilmente un rapporto differenziato ma costante è motivo di arricchimento culturale, verifica, confronto. Un’altra riflessione va fatta sul ruolo e sulla struttura del Dottorato. Premesso che il ruolo principale del Dottorato di ricerca è quello di fornire una formazione specialistica finalizzata allo svolgimento di attività di ricerca di elevato livello e riconoscendo che alla ricerca è assegnato un ruolo strategico per lo sviluppo e l’innovazione del Paese, pur consapevoli della mancanza di una adeguata politica nazionale di incentivo e di sostegno ad essa, tuttavia va prestata attenzione sulla opportunità o meno che un dottorando sia impegnato per tre anni, a volte quattro, su un unico tema di ricerca, e se ciò sia funzionale alla sua formazione. Ciò in considerazione del fatto che l’acquisizione del titolo di Dottore dovrebbe essere condizione necessaria per intraprendere la carriera universitaria che, come ben sappiamo, oltre ad impegnare nella ricerca richiede un impegno didattico. Sollecito questa riflessione alla luce di quanto viene fatto in altri paesi europei ( per esempio Spagna, Francia, Inghilterra) anche nell’ottica di omogeneizzazione dei percorsi formativi, così come sta avvenendo per i corsi di laurea, nonché per il riconoscimento e la spendibilità dei titoli. In Spagna per accedere alla carriera universitaria è conditio sine qua non acquisire il titolo di dottore di ricerca, pertanto la struttura del Dottorato è più complessa ed i primi anni sono intesi come anni di formazione sia per fare ricerca sia per fare didattica. Infatti il Dottorato si articola in due fasi: la prima, la Etapa de Formación, ha una durata di due anni, la seconda, la Etapa de Tesis, che, come minimo, dura altri due anni, fino alla discussione della tesi dottorale. Il primo ciclo (Etapa de Formación) si articola, a sua volta, in due periodi: il Periodo de Docencia (primo anno), che si può individuare come un periodo di formazione e di apprendimento, in cui si frequentano corsi e seminari, scelti insieme al tutor, ciascuno dei quali in genere esige la presentazione di elaborati concernenti l'argomento del corso. Il secondo è il Periodo de Investigación in cui il dottorando, impara a fare ricerca redigendo, sotto la supervisione del tutor, un elaborato scientifico necessario per il superamento del primo ciclo del Dottorato. L'elaborato deve essere discusso davanti ad una commissione ed in quella occasione viene presentato un progetto di tesi di dottorato. Se il dottorando supera l'esame, ottiene il Diploma de Estudios Avanzados (D.E.A., uguale al D.E.A.-Diplôme d'Etudes Approfondies- francese). Questo Diploma costituisce un titolo indipendente che permette al dottorando di concorrere per posti come assistente o ricercatore. Alla fase di formazione segue anche una fase in cui al dottorando viene affidato un modulo di insegnamento. Tutto questo non ha i limiti di tempo come in Italia ed il Dottorato ha la duplice finalità di preparare sia alla ricerca che all’insegnamento. Questa struttura a mio parere già è motivo di selezione perché partecipa al dottorato soltanto chi ha veramente interesse scientifico e aspira ad entrare nel mondo accademico, anche perché i dottorandi non usufruiscono di borsa di studio. In Inghilterra, il titolo di Doctor si consegue dopo 3 anni di ricerca individuale o di gruppo (full-time) e l'elaborazione di una tesi finale. Per accedere al dottorato (Ph.D.) è necessario proporre il proprio progetto di ricerca ad un professore dell'Università. Nel primo anno si effettua una rotazione in tre laboratori dello stesso istituto o dipartimento (4 mesi in ogni laboratorio), l'anno successivo si decide in quale laboratorio si vuole svolgere la tesi, il terzo anno serve per la stesura della tesi.Il dottorando, che è a tutti gli effetti uno studente (Ph.D.student), è seguito da un relatore (Supervisor) che in genere è il coordinatore del laboratorio in cui si elabora la tesi. La discussione finale si svolge davanti ad una commissione costituita da due membri, uno esterno ed uno interno all'Università di appartenenza, in genere proposti dal Supervisor. Durante il dottorato è possibile svolgere attività di Demonstrator (assistenza di laboratorio durante le lezioni pratiche) e in alcune sedi (Cambridge) è anche possibile svolgere attività di Supervisor su un corso specifico, tale attività è anche riconosciuta economicamente. Gli studenti di Ph.D. in genere sono finanziati tramite borse di studio che variano a seconda dell'organismo finanziatore. Le borse sono di due tipi. Ci sono borse che derivano dal fondo di ricerca del professore (i research grant) sulle quali il docente ha totale discrezione riguardo alla scelta del candidato. Altre borse sono erogate su fondi del dipartimento; per accedere a queste è necessario superare una selezione che viene effettuata tramite un’ “intervista” dei candidati da parte di una specifica commissione. Infine, una parte consistente delle borse di studio è finanziata dai Research councils attraverso fondi appositi erogati ai dipartimenti. Le borse di studio finanziate su questi fondi sono il mezzo attraverso il quale lo stato investe al massimo livello nel training di quei giovani inglesi che poi formeranno i quadri dirigenziali del mondo del lavoro. In Francia, il titolo di dottore si consegue dopo tre anni di ricerca all’inizio dei quali è necessario individuare un docente universitario che faccia da Directeur de thèse e che contribuirà alla verifica della fattibilità del progetto di ricerca. A partire dalla iscrizione al Dottorato, il dottorando (doctorant) appartiene automaticamente all’équipe de recherche nella quale lavora il docente di riferimento. All’interno di questo laboratorio verrà sviluppata l’attività di ricerca e l’elaborazione della tesi. Il percorso formativo, concordato con il docente, e l’elaborazione della tesi impegneranno il dottorando per tutti e tre gli anni. Nei primi due seguirà dei seminari o corsi tematici per un totale di 100 ore, nel terzo anno seguirà dei modules d'insertion professionnelle e dei doctoriales, che corrispondono a stage per la preparazione del dottorando all’inserimento nel mondo professionale. Inoltre, durante tutti e tre gli anni, il dottorando seguirà i seminari organizzati dal proprio Directeur de thèse e dal Laboratoire nel quale è inserito. Sensibilmente diversa è l’organizzazione del dottorato italiano dove a parte i limiti di tempo (tre anni max quattro) il dottorando sceglie dal primo o max dal secondo anno la tesi e su quel tema lavora per tutto il periodo del dottorato. Il rischio che si corre, a mio parere, è che il dottorando centri la sua attenzione e la sua ricerca sul tema da lui scelto trascurando altri argomenti che sono propri del dibattito disciplinare. Naturalmente bisogna anche dire che nell’ambito dei dottorati si presta molta attenzione a sollecitare i dottorandi ad allargare il proprio campo di conoscenze invitando esperti della stessa disciplina o di discipline affini a tenere conversazioni o seminari. A tal proposito ritengo che la composizione del collegio dei docenti può anche questa essere motivo di ulteriori sollecitazioni e riflessioni. Un dottorato di pianificazione a cui afferiscono discipline come la geografia, le scienze economiche, i trasporti o altre, quindi con una composizione multidisciplinare, produce per i dottorandi maggiori stimoli e per i docenti occasione di verifica e scambio culturale. La conoscenza della struttura dei Dottorati europei o più genericamente internazionali serve anche a potere organizzare dottorati congiunti. Quest’altra possibilità, forse un po’ più complessa da praticare, rende più facile lo scambio non soltanto tra dottorandi, ma anche tra docenti e presuppone la messa a punto di programmi comuni perseguendo operativamente il processo di internazionalizzazione. La co-tutela ed il processo di internazionalizzazione Diverse sono le modalità di cui possono fruire i dottorandi per potere svolgere un periodo di ricerca all’estero, una di queste è la co-tutela per lo svolgimento delle tesi di dottorato. Il Dottorato di Palermo ha già sperimentato questa modalità con due tesi in co-tutela con la Francia e precisamente con le Università de La Sorbonne di Parigi e Paris Est e due con la Spagna, rispettivamente con la Escuela Tecnica Superior de Arquitectura della Universidad Politecnica di Madrid e la Escuela Tecnica Superior de Arquitectura della Universidad Politecnica di Valencia. Queste occasioni si sono rivelate molto utili non solo per i dottorandi che hanno trascorso lunghi periodi presso la sede straniera, avendo la possibilità di approfondire i casi di studio in situ, ma anche per i tutor che hanno potuto discutere sulla metodologia adottata e attivare ricerche comuni. Il soggiorno presso una sede straniera sia per un breve periodo (due settimane, un mese) sia per un periodo minimo di un anno da suddividere nei tre anni del dottorato come nel caso della co-tutela, fa sì che il dottorando verifichi direttamente una realtà diversa e metta a confronto approcci metodologici che, seppure simili, possono appartenere a formazioni culturali differenti. Credo quindi che sia compito del collegio dei docenti ed in particolare dei tutor offrire e sollecitare i dottorandi ad intraprendere una esperienza in altra sede, nel convincimento che praticare realtà scientifiche e culturali diverse è motivo di arricchimento ed occasione di verifica del proprio iter di ricerca. Questo anche in considerazione che nessuna ricerca si può considerare conclusa e la metodologia seguita come l’unica, ma tutto può mettersi in discussione e subire dei cambiamenti alla luce di nuove sollecitazioni. Altra occasione di soggiorno all’estero è data dal programma Erasmus nel quale è possibile che il responsabile del programma specifico preveda borse destinate ai dottorandi. Queste possono essere spese per un periodo da tre mesi ad un anno presso la sede consorziata. La metodologia E’ stato rilevato la mancanza di evidenziazione della struttura metodologica di molte ricerche presentate. Questo crea confusione e rende difficile la separazione tra la capacità di strutturare una ricerca scientifica, che deve rispondere a regole ormai consolidate, e l’elaborazione di un contributo per un convegno. Mentre nel caso della ricerca scientifica si ritiene utile l’incrocio con le letture interdisciplinari che a loro volta non devono privilegiare, solo un aspetto così come è stato rilevato a proposito delle scienze sociali, ma tutte quelle discipline che concorrono all’interpretazione delle dinamiche territoriali, nella presentazione di un paper si giunge subito alle conclusioni trascurando e semplificando il percorso critico. Nella considerazione che il metodo è di fondamentale importanza per strutturare una ricerca, nel dottorato di Palermo si rivolge molta attenzione ad esso ed il primo ciclo di lezioni per la formazione del dottorando è sul metodo nella ricerca. Forse qualora questo non avvenga, sarebbe auspicabile che in tutti i dottorati si prestasse un’attenzione particolare alla tematica della metodologia. La Rete Interdottorato può contribuire a creare occasioni di coinvolgimento con seminari su temi importanti e trasversali come possono essere quelli relativi alla possibile metodologia da adottare nei percorsi di ricerca e di partecipazione a corsi di eccellenza. Naturalmente un ruolo importante nell’impostazione della ricerca non solo è quello del tutor che ha il compito di accompagnare il dottorando nel suo percorso di ricerca, ma anche dell’intero collegio la cui composizione spesso multidisciplinare, contribuisce all’arricchimento ed alla revisione critica della ricerca in itinere. La ricerca La ricerca in urbanistica è in continua evoluzione in relazione al cambiamento del quadro normativo nazionale ed internazionale, ai mutamenti di carattere sociale, politico, economico, ai nuovi modi di vita, all’evolversi del quadro culturale. La ricerca, alla quale si attribuiscono come funzioni principali l’essere innovativa e sociale, è motore di sviluppo, contribuisce alla crescita della conoscenza ed all’aumento della consapevolezza della complessità della disciplina e del ruolo che essa esercita nella società ed è orientata a trovare una o più soluzioni ad un dato problema che costituisce esso stesso “la materia prima” della ricerca. Il contributo del ricercatore deve essere creativo ed intuitivo, attributi indispensabili per l’individuazione di scenari futuri. Inoltre il ricercatore ha responsabilità nei confronti della formazione, per la costruzione di un’etica professionale e di un’etica nella ricerca. Dalle considerazioni proposte dai discussant si evincono alcuni problemi comuni a quasi tutte le sessioni. Una prima considerazione riguarda la scelta dei temi di ricerca. Questi presentano spesso contaminazioni con gli aspetti professionali, questo che in assoluto non viene considerato un aspetto negativo, prende in qualche caso il sopravvento giungendo in maniera acritica ai risultati finali prescindendo spesso dalla verifica con l’apparato teorico. Una seconda considerazione va fatta sulla scelta dei temi di ricerca. E’ ricorrente che la maggior parte delle ricerche affrontino tematiche “di moda”, spesso trascurando quello che costituisce la centralità della disciplina urbanistica. Ci si appassiona ad argomenti che, sebbene importanti perché necessari all’interpretazione delle dinamiche territoriali, tuttavia se affrontati settorialmente, senza per altro metterle in relazione con altre discipline concorrenti alla interpretazione dei fenomeni urbani e territoriali, possono dare luogo a letture incomplete. Ed ancora è utile che parte della ricerca, una volta esplorato l’apparato teorico, trovi la sua esplicitazione nell’approfondimento di casi di studio al fine di verificare che quanto si è teorizzato trovi o abbia trovato la sua effettiva applicazione. Anche la scelta di casi di studio andrebbe fatta riferendosi non solo alla realtà locale, ma confrontando gli esiti di un eventuale caso locale con simili contesti nazionali ed internazionali. E in riferimento proprio allo studio di casi internazionali è consigliabile se non indispensabile che esso venga sviluppato direttamente nella sede straniera dove il dottorando può facilmente venire in contatto con Enti, Istituzioni, esperti coinvolti nel caso da analizzare. Una terza considerazione è relativa all’approccio interdisciplinari. Spesso si verifica che il rapporto con altre discipline non sia ben strutturato metodologicamente, ma appaia “disinvolto” e manifesta uno scarso radicamento nei processi reali. Ribadendo l’importanza della interdisciplinarietà, del confronto con il dibattito internazionale, appare indispensabile che gli aspetti metodologici siano chiaramente riconoscibili. La bibliografia Nei contributi presentati al convegno i riferimenti bibliografici sono solo recenti e l’apparato bibliografico spesso troppo lungo e a volte poco pertinente al tema trattato. E’ certamente importante riferirsi al dibattito più recente, ma è altrettanto importante se non indispensabile la conoscenza dell’evoluzione storica della disciplina o del tema specifico oggetto della ricerca. Attingere al patrimonio storico, storicizzare ed interpretare gli eventi ed il dibattito in cui si intrecciano saperi scientifici ad eventi della vita politica, contribuisce ad una riflessione critica e ad una migliore comprensione delle richieste di cambiamenti sostanziali dell’apparato disciplinare o al dibattito animato da posizioni intellettuali differenti. Ma quale è il metodo che bisogna seguire? Forse è a partire dall’osservazione dell’attualità che ci dobbiamo lasciare “incuriosire” e nel porci delle domande risalire alla genesi degli eventi. In questo modo il ricorrere alle informazioni del passato non diventa una assunzione acritica di date, eventi, ideologie quanto piuttosto un passaggio importante per completare il quadro conoscitivo e recuperare quanto delle esperienze passate possano essere utili per costruire con consapevolezza nuovi scenari. Leggere quindi l’attualità come il risultato di un processo storico in cui al confronto tra differenti ideologie ed approcci culturali si sono intrecciati, nel tempo, aspetti sociali, economici e politici .
Settore ICAR/21 - Urbanistica
2008
Fare Ricerca.VII Conv. Nazionale della Rete Interdottorato in Pianificazione Urbana e Territoriale
Palermo
3-5 ottobre 2007
7
2008
816
PINZELLO I (2008). La Ricerca nei Dottorati in Pianificazione Urbana e Territoriale. Alcune considerazioni conclusive. In Fare Ricerca (pp.359-363). FIRENZE : Alinea.
Proceedings (atti dei congressi)
PINZELLO I
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