Nell’ambito dell’elaborazione della Cartografia di Rischio dei Beni Culturali in Sicilia, sono stati presi accuratamente in considerazione le caratteristiche di alcuni siti archeologici, mediante la sperimentazione di metodologie e tecniche già applicate positivamente per l’investigazione di rocce e formazioni geologiche porose. Il Patrimonio Culturale è relativamente diffuso nell’Isola, grazie alle passate civiltà, fornendo numerose opportunità di studio sia in campagna, sia in laboratorio, ponendo le basi di successive integrazioni ed elaborazioni dei dati raccolti. I materiali dei monumenti storici appartengono a diversi terreni sedimentari, che presentano una relativa complessità geologica. Queste rocce generalmente presentano una porosità elevata, la quale può portare ad un notevole deterioramento dei luoghi che ospitano le testimonianze del passato, come anche dei monumenti medesimi. S’intendono qui investigare alcune proprietà di siti e monumenti inseriti nel Patrimonio Culturale della Sicilia e appartenenti, tra gli altri, alla Magna Grecia ed all’Età del Bronzo. Questi, verosimilmente sottoposti ad elevata vulnerabilità nei confronti dell’ingressione di acque più o meno contaminate, sono positivamente stati oggetto di studio per la caratterizzazione di quei fenomeni che sono, direttamente o indirettamente, connessi con l’assorbimento di liquidi. Fra i metodi più adatti all’esplorazione dei siti e dei materiali, sono state - in prima istanza - considerate tecniche fisiche non distruttive, quali XRD, XRF, NMR e TAC, confrontando i dati su campioni con misure in situ. Nel dettaglio, vengono qui considerati alcuni campioni di roccia provenienti dai siti archeologici di Agrigento e Noto. Inoltre, in considerazione dell’alta vulnerabilità nei confronti dell’inquinamento presentata dalle formazioni porose degli stessi siti archeologici e dalle antiche cave di estrazione, si accenna, ai risultati di recenti studi di rischio idrogeologico condotti in aree archeologiche ed alla possibilità offerta da indagini di questo tipo ai fini della definizione del rischio archeologico complessivo.

Cimino, A., Oieni, A., Schillaci, T. (2009). RECENTI CONTRIBUTI ALLA CARTOGRAFIA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO DELLA SICILIA: L’APPLICAZIONE DI METODOLOGIE INTEGRATE. In LA MATERIA E I SEGNI DELLA STORIA - III CONVEGNO INTERNAZIONALE - SCIENZA E PATRIMONIO CULTURALE NEL MEDITERRANEO (pp.569-575). Palermo : Assessorato ai Beni Culturali e P.I. - Regione Sicilia.

RECENTI CONTRIBUTI ALLA CARTOGRAFIA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO DELLA SICILIA: L’APPLICAZIONE DI METODOLOGIE INTEGRATE

CIMINO, Antonio;
2009-01-01

Abstract

Nell’ambito dell’elaborazione della Cartografia di Rischio dei Beni Culturali in Sicilia, sono stati presi accuratamente in considerazione le caratteristiche di alcuni siti archeologici, mediante la sperimentazione di metodologie e tecniche già applicate positivamente per l’investigazione di rocce e formazioni geologiche porose. Il Patrimonio Culturale è relativamente diffuso nell’Isola, grazie alle passate civiltà, fornendo numerose opportunità di studio sia in campagna, sia in laboratorio, ponendo le basi di successive integrazioni ed elaborazioni dei dati raccolti. I materiali dei monumenti storici appartengono a diversi terreni sedimentari, che presentano una relativa complessità geologica. Queste rocce generalmente presentano una porosità elevata, la quale può portare ad un notevole deterioramento dei luoghi che ospitano le testimonianze del passato, come anche dei monumenti medesimi. S’intendono qui investigare alcune proprietà di siti e monumenti inseriti nel Patrimonio Culturale della Sicilia e appartenenti, tra gli altri, alla Magna Grecia ed all’Età del Bronzo. Questi, verosimilmente sottoposti ad elevata vulnerabilità nei confronti dell’ingressione di acque più o meno contaminate, sono positivamente stati oggetto di studio per la caratterizzazione di quei fenomeni che sono, direttamente o indirettamente, connessi con l’assorbimento di liquidi. Fra i metodi più adatti all’esplorazione dei siti e dei materiali, sono state - in prima istanza - considerate tecniche fisiche non distruttive, quali XRD, XRF, NMR e TAC, confrontando i dati su campioni con misure in situ. Nel dettaglio, vengono qui considerati alcuni campioni di roccia provenienti dai siti archeologici di Agrigento e Noto. Inoltre, in considerazione dell’alta vulnerabilità nei confronti dell’inquinamento presentata dalle formazioni porose degli stessi siti archeologici e dalle antiche cave di estrazione, si accenna, ai risultati di recenti studi di rischio idrogeologico condotti in aree archeologiche ed alla possibilità offerta da indagini di questo tipo ai fini della definizione del rischio archeologico complessivo.
Settore FIS/07 - Fisica Applicata(Beni Culturali, Ambientali, Biol.e Medicin)
2009
"SCIENCE AND CULTURAL HERITAGE IN THE MEDITERRANEAN AREA” Diagnostics and conservation: experiences and proposals for a Risk Map
Palermo
18-21 Ottobre 2007
2009
7
Cimino, A., Oieni, A., Schillaci, T. (2009). RECENTI CONTRIBUTI ALLA CARTOGRAFIA DEL RISCHIO ARCHEOLOGICO DELLA SICILIA: L’APPLICAZIONE DI METODOLOGIE INTEGRATE. In LA MATERIA E I SEGNI DELLA STORIA - III CONVEGNO INTERNAZIONALE - SCIENZA E PATRIMONIO CULTURALE NEL MEDITERRANEO (pp.569-575). Palermo : Assessorato ai Beni Culturali e P.I. - Regione Sicilia.
Proceedings (atti dei congressi)
Cimino, A; Oieni, A; Schillaci, T
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