Il fenomeno migratorio del periodo contemporaneo ripropone la questione dell’integrazione, della parità dell’accesso ai diritti fondamentali e ai diritti sociali. Per i migranti che arrivano nel nostro Paese pone altresì la questione dell’accesso alla conoscenza della lingua italiana come presupposto di integrazione. Esiste, infatti, una relazione tra conoscenza della lingua ed inclusione sociale: le parole che abbiamo, ma soprattutto le parole che ci mancano, sono la misura della nostra capacità di essere cittadini. Le capacità di leggere e scrivere possono essere considerate le competenze minime necessarie per poter intraprendere un percorso di inclusione sociale (Favaro, 2011). Le parole che si conoscono, quindi, ma soprattutto quelle che non si conoscono, definiscono il campo di opportunità che ogni individuo ha a disposizione per far valere i propri diritti e doveri (De Mauro e Camilleri, 2014). La conoscenza della lingua diventa uno strumento con cui decifrare la realtà circostante, traslando la grammatica dal campo della nozione a quello dell’opportunità democratica. Per tale ragione, l’alfabetizzazione alla lingua italiana è condizione di possibilità per l’inclusione sociale, non solo perché condiziona l’accesso all’istruzione e al lavoro, ma soprattutto perché vincola le possibilità di esercitare pienamente i propri diritti civili, politici e sociali, ovvero di essere inclusi a pieno titolo all’interno della società (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, 2016); ciò vale per tutti i migranti, ma soprattutto per coloro che tra costoro sono i più vulnerabili, i Minori Stranieri Non Accompagnati (d’ora in poi denominati con l’acronimo MSNA). L’accesso a percorsi scolastici si considera, dunque, lo snodo attraverso cui i minori hanno la possibilità di acquisire diritti di partecipazione alla vita pubblica da nuovi cittadini di un Paese che prova ad accoglierli (Augelli, Lombi e Triani, 2018). Perché ciò si traduca in reale opportunità di integrazione si rende necessario garantire loro una esperienza di apprendimento in un contesto di istruzione pronto ad accogliere la sfida della loro presenza e ad offrire percorsi adeguati ai loro profili sociolinguistici.
R.T. Di Rosa, G.G. (2019). Leggere, scrivere, esserci. Minori stranieri non accompagnati: bisogni formativi e processi di inclusione.. FrancoAngeli.
Leggere, scrivere, esserci. Minori stranieri non accompagnati: bisogni formativi e processi di inclusione.
R. T. Di Rosa
Conceptualization
;G. Gucciardo
Methodology
;G. Argento
Investigation
;LEONFORTE, Silvana
Investigation
2019-01-01
Abstract
Il fenomeno migratorio del periodo contemporaneo ripropone la questione dell’integrazione, della parità dell’accesso ai diritti fondamentali e ai diritti sociali. Per i migranti che arrivano nel nostro Paese pone altresì la questione dell’accesso alla conoscenza della lingua italiana come presupposto di integrazione. Esiste, infatti, una relazione tra conoscenza della lingua ed inclusione sociale: le parole che abbiamo, ma soprattutto le parole che ci mancano, sono la misura della nostra capacità di essere cittadini. Le capacità di leggere e scrivere possono essere considerate le competenze minime necessarie per poter intraprendere un percorso di inclusione sociale (Favaro, 2011). Le parole che si conoscono, quindi, ma soprattutto quelle che non si conoscono, definiscono il campo di opportunità che ogni individuo ha a disposizione per far valere i propri diritti e doveri (De Mauro e Camilleri, 2014). La conoscenza della lingua diventa uno strumento con cui decifrare la realtà circostante, traslando la grammatica dal campo della nozione a quello dell’opportunità democratica. Per tale ragione, l’alfabetizzazione alla lingua italiana è condizione di possibilità per l’inclusione sociale, non solo perché condiziona l’accesso all’istruzione e al lavoro, ma soprattutto perché vincola le possibilità di esercitare pienamente i propri diritti civili, politici e sociali, ovvero di essere inclusi a pieno titolo all’interno della società (Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, 2016); ciò vale per tutti i migranti, ma soprattutto per coloro che tra costoro sono i più vulnerabili, i Minori Stranieri Non Accompagnati (d’ora in poi denominati con l’acronimo MSNA). L’accesso a percorsi scolastici si considera, dunque, lo snodo attraverso cui i minori hanno la possibilità di acquisire diritti di partecipazione alla vita pubblica da nuovi cittadini di un Paese che prova ad accoglierli (Augelli, Lombi e Triani, 2018). Perché ciò si traduca in reale opportunità di integrazione si rende necessario garantire loro una esperienza di apprendimento in un contesto di istruzione pronto ad accogliere la sfida della loro presenza e ad offrire percorsi adeguati ai loro profili sociolinguistici.File | Dimensione | Formato | |
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