Antonio Veneziano (1543-1593), famoso per avere scritto “Celia”, un canzoniere sul modello di quello petrarchesco, compose i capitoli, “Puttanismu”, “Curnaria”, “Narratione di un poviru carceratu” e “Per le signore monache claustrale”. Per queste composizioni, databili con buona probabilità agli anni della maturità, non solo viene utilizzato il dialetto siciliano, più icastico, violento, espressionistico del volgare, ma anche il capitolo in terza rima, la forma metrica per eccellenza delle satire e delle rime burlesche. Veneziano dà sfogo, senza remore e falsi pudori, alla sua insofferenza nei confronti di donne puttane, di uomini cornuti, di suore e frati corrotti, trasferendo «in opere d’inchiostro» la mordacità, l’irruenza e la prepotenza che, secondo i suoi biografi, sarebbero state le note caratterizzanti un’esistenza vissuta sempre sopra le righe. L’opzione per il genere satirico e la scelta dei temi trattati sono però supportate da solidi studi filosofici e teologici, giuridici e letterari; e quando decide di parlare di ‘puttanesimo’ ha come modelli inimitabili, e sia pure irraggiungibili, l’Aretino, il Berni di alcuni sonetti e capitoli.
DI VENUTA, M. (2008). Il "Puttanismu" e altro. Le satire di Antonio Veneziano. In La letteratura italiana a Congresso. Bilanci e prospettive del decennale (1996-2006) (pp.335-342). LECCE : Pensa Multimedia.
Il "Puttanismu" e altro. Le satire di Antonio Veneziano
DI VENUTA, Maria
2008-01-01
Abstract
Antonio Veneziano (1543-1593), famoso per avere scritto “Celia”, un canzoniere sul modello di quello petrarchesco, compose i capitoli, “Puttanismu”, “Curnaria”, “Narratione di un poviru carceratu” e “Per le signore monache claustrale”. Per queste composizioni, databili con buona probabilità agli anni della maturità, non solo viene utilizzato il dialetto siciliano, più icastico, violento, espressionistico del volgare, ma anche il capitolo in terza rima, la forma metrica per eccellenza delle satire e delle rime burlesche. Veneziano dà sfogo, senza remore e falsi pudori, alla sua insofferenza nei confronti di donne puttane, di uomini cornuti, di suore e frati corrotti, trasferendo «in opere d’inchiostro» la mordacità, l’irruenza e la prepotenza che, secondo i suoi biografi, sarebbero state le note caratterizzanti un’esistenza vissuta sempre sopra le righe. L’opzione per il genere satirico e la scelta dei temi trattati sono però supportate da solidi studi filosofici e teologici, giuridici e letterari; e quando decide di parlare di ‘puttanesimo’ ha come modelli inimitabili, e sia pure irraggiungibili, l’Aretino, il Berni di alcuni sonetti e capitoli.File | Dimensione | Formato | |
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