L’opera, con lo stile e l’approfondimento propri del trattato, affronta il tema delle impugnazioni delle misure cautelari personali, muovendo dall’evoluzione dei controlli nel sistema processuale, in una prospettiva attenta al contributo della dottrina e agli impulsi forniti dalla giurisprudenza costituzionale ed europea. II riesame, l’appello e il ricorso per cassazione de libertate vengono analizzati trasversalmente e in modo complementare così da delineare gli ambiti oggettivi, le sequenze procedimentali, le peculiarità di giudizio. Lo studio mette in evidenza il rilievo sistematico della motivazione del provvedimento cautelare, espressione centrale del legittimo esercizio del potere coercitivo e piattaforma esiziale sulla quale si snodano le verifiche successive, anche attraverso la ricostruzione dei numerosi interventi legislativi che si sono spinti sino alla sottolineatura testuale dell’onere di autonomia argomentativa (l. 16 aprile 2015 n. 47). Nel contesto plurale dei controlli, l’analisi del lungo dibattito sulla natura giuridica del riesame, espressione dell’originaria «scelta di mediazione» fra differenti modelli di impugnazione da parte del legislatore, si apre ai numerosi apporti della giurisprudenza nella delineazione dei margini e dei contenuti del controllo e si sofferma in particolare sulla possibilità di confermare il provvedimento «anche per altre ragioni», non intaccata dalle manovre riformatrici. Pure l’appello, ex art. 310 c.p.p., è letto in una dimensione che abbina il dato normativo agli esiti dell’elaborazione giurisprudenziale configurandolo sempre più come rimedio “bifronte” a seconda del soggetto proponente, modulato sulle forme e caratteristiche dell’appello principale, ma aperto ai nuovi apporti probatori dell’accusa. Il ruolo della Cassazione in materia di libertà personale è tratteggiato all’interno di un quadro composito che ha segnato il passaggio della sostanziale centralità e unicità di questo strumento di controllo a un modello con diverse forme e più livelli di verifica. In quest’ambito il ricorso per cassazione non è riuscito ad assurgere a rimedio immediato, alternativo al riesame, ed appare ancora troppo angustamente vincolato da una connotazione restrittiva del vizio di «violazione di legge». L’incremento numerico delle istanze di legittimità e i contrapposti tentativi autodifensivi della Corte volti ad ampliare le cause di inammissibilità mostrano la difficoltà di pervenire a una dimensione estesa del controllo, soprattutto con riguardo ai vizi motivazionali. L’eccessivo ricorso alle misure e le svariate ipotesi di sviluppo dell’incidente cautelare (per sua natura suscettibile di generare una molteplicità di decisioni destinate spesso a influire su un’identica posizione soggettiva e aventi oggetto e contenuti largamente coincidenti) sono alla base degli inediti meccanismi preclusivi miranti a stabilizzare gli esiti delle numerose pronunce in ordine a una stessa vicenda. Nell’ambito di una più ampia analisi degli effetti delle decisioni, l’anomalia dogmatica del giudicato cautelare si riconduce all’obiettivo di agevolazione dell’obbligo di giustificare – anche per relationem – quanto già valutato in maniera identica. L’utilizzo del meccanismo preclusivo e regolatore risulta per converso criticabile laddove destinato a fungere da correttivo verso presunti ‘abusi del diritto’, nel silenzio della legge. Si segnala al proposito il rischio di stressare il dato normativo, ispirato fondamentalmente dall’esigenza di rendere inammissibili le medesime questioni di fatto e di diritto risolte in un procedimento incidentale in assenza di mutamenti dello status quo ante, ponendo a repentaglio l’assetto garantistico delle preclusioni processuali. L’equivoco di fondo tradisce un falso uso della categoria quale meccanismo di riduzione della conflittualità latente nel sistema. Il testo affronta anche l’incidenza delle decisioni cautelari sulle dinamiche probatorie e procedimentali del giudizio di merito, culminante nell’auspicio di un’effettiva riconduzione del ricorso alle cautele personali entro i parametri di derivazione costituzionale di extrema ratio, gradualità e proporzionalità, così spesso elusi dalla prassi da far seriamente dubitare della conformità alla Costituzione e della rispondenza ai canoni convenzionali dell’intero assetto cautelare.

maggio, p. (2018). Le impugnazioni delle misure cautelari personali. Milano : Giuffrè.

Le impugnazioni delle misure cautelari personali

maggio, p
2018-01-01

Abstract

L’opera, con lo stile e l’approfondimento propri del trattato, affronta il tema delle impugnazioni delle misure cautelari personali, muovendo dall’evoluzione dei controlli nel sistema processuale, in una prospettiva attenta al contributo della dottrina e agli impulsi forniti dalla giurisprudenza costituzionale ed europea. II riesame, l’appello e il ricorso per cassazione de libertate vengono analizzati trasversalmente e in modo complementare così da delineare gli ambiti oggettivi, le sequenze procedimentali, le peculiarità di giudizio. Lo studio mette in evidenza il rilievo sistematico della motivazione del provvedimento cautelare, espressione centrale del legittimo esercizio del potere coercitivo e piattaforma esiziale sulla quale si snodano le verifiche successive, anche attraverso la ricostruzione dei numerosi interventi legislativi che si sono spinti sino alla sottolineatura testuale dell’onere di autonomia argomentativa (l. 16 aprile 2015 n. 47). Nel contesto plurale dei controlli, l’analisi del lungo dibattito sulla natura giuridica del riesame, espressione dell’originaria «scelta di mediazione» fra differenti modelli di impugnazione da parte del legislatore, si apre ai numerosi apporti della giurisprudenza nella delineazione dei margini e dei contenuti del controllo e si sofferma in particolare sulla possibilità di confermare il provvedimento «anche per altre ragioni», non intaccata dalle manovre riformatrici. Pure l’appello, ex art. 310 c.p.p., è letto in una dimensione che abbina il dato normativo agli esiti dell’elaborazione giurisprudenziale configurandolo sempre più come rimedio “bifronte” a seconda del soggetto proponente, modulato sulle forme e caratteristiche dell’appello principale, ma aperto ai nuovi apporti probatori dell’accusa. Il ruolo della Cassazione in materia di libertà personale è tratteggiato all’interno di un quadro composito che ha segnato il passaggio della sostanziale centralità e unicità di questo strumento di controllo a un modello con diverse forme e più livelli di verifica. In quest’ambito il ricorso per cassazione non è riuscito ad assurgere a rimedio immediato, alternativo al riesame, ed appare ancora troppo angustamente vincolato da una connotazione restrittiva del vizio di «violazione di legge». L’incremento numerico delle istanze di legittimità e i contrapposti tentativi autodifensivi della Corte volti ad ampliare le cause di inammissibilità mostrano la difficoltà di pervenire a una dimensione estesa del controllo, soprattutto con riguardo ai vizi motivazionali. L’eccessivo ricorso alle misure e le svariate ipotesi di sviluppo dell’incidente cautelare (per sua natura suscettibile di generare una molteplicità di decisioni destinate spesso a influire su un’identica posizione soggettiva e aventi oggetto e contenuti largamente coincidenti) sono alla base degli inediti meccanismi preclusivi miranti a stabilizzare gli esiti delle numerose pronunce in ordine a una stessa vicenda. Nell’ambito di una più ampia analisi degli effetti delle decisioni, l’anomalia dogmatica del giudicato cautelare si riconduce all’obiettivo di agevolazione dell’obbligo di giustificare – anche per relationem – quanto già valutato in maniera identica. L’utilizzo del meccanismo preclusivo e regolatore risulta per converso criticabile laddove destinato a fungere da correttivo verso presunti ‘abusi del diritto’, nel silenzio della legge. Si segnala al proposito il rischio di stressare il dato normativo, ispirato fondamentalmente dall’esigenza di rendere inammissibili le medesime questioni di fatto e di diritto risolte in un procedimento incidentale in assenza di mutamenti dello status quo ante, ponendo a repentaglio l’assetto garantistico delle preclusioni processuali. L’equivoco di fondo tradisce un falso uso della categoria quale meccanismo di riduzione della conflittualità latente nel sistema. Il testo affronta anche l’incidenza delle decisioni cautelari sulle dinamiche probatorie e procedimentali del giudizio di merito, culminante nell’auspicio di un’effettiva riconduzione del ricorso alle cautele personali entro i parametri di derivazione costituzionale di extrema ratio, gradualità e proporzionalità, così spesso elusi dalla prassi da far seriamente dubitare della conformità alla Costituzione e della rispondenza ai canoni convenzionali dell’intero assetto cautelare.
2018
Settore IUS/16 - Diritto Processuale Penale
978-88-28-80544-1
maggio, p. (2018). Le impugnazioni delle misure cautelari personali. Milano : Giuffrè.
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