Le nozioni di "invariante linguistico" e "universale di linguaggio" sono all'origine di numerose tensioni irrisolte nella riflessione epistemologica di tanti linguisti e filosofi della linguistica. Le ragioni principali di queste tensioni sono principalmente riconducibili ad alcuni rilievi critici così formulabili: 1)la nozione di invariante linguistico non è automaticamente riducibile alla nozione di universale di linguaggio. Gli invarianti con cui il linguista lavora sono solitamente invarianti "locali" ossia schemi operativi esclusivamente generalizzabili a gruppi specifici di lingue storico-naturali; 2) vi sono senz'altro degli invarianti che sono universali, ma si tratta di identità problematiche che vanno sottoposte a controlli continui e a continue revisioni; 3) nè la nozione di invariante linguistico nè quella di universale di linguaggio sono sufficientemente chiare da essere ridotte a nozioni univocamente determinate. Esistono teorie diverse degli invarianti e teorie diverse degli universali; 4) le eventuali difformità tra le due nozioni vanno giustificate (e rinegoziate) in funzione di queste differenti teorie. Il libro, alla luce di queste evidenze problematiche, mostra come ciascuna delle due nozioni sia suscettibile di interpretazioni differenti che sono all'origine di soluzioni alternative al problema dei rapporti tra diversità delle lingue e omogeneità dell'attività di linguaggio.
LA MANTIA, F. (2006). Invarianti topologici e grammatiche universali. ACIREALE-ROMA : BONANNO.
Invarianti topologici e grammatiche universali
LA MANTIA, Francesco
2006-01-01
Abstract
Le nozioni di "invariante linguistico" e "universale di linguaggio" sono all'origine di numerose tensioni irrisolte nella riflessione epistemologica di tanti linguisti e filosofi della linguistica. Le ragioni principali di queste tensioni sono principalmente riconducibili ad alcuni rilievi critici così formulabili: 1)la nozione di invariante linguistico non è automaticamente riducibile alla nozione di universale di linguaggio. Gli invarianti con cui il linguista lavora sono solitamente invarianti "locali" ossia schemi operativi esclusivamente generalizzabili a gruppi specifici di lingue storico-naturali; 2) vi sono senz'altro degli invarianti che sono universali, ma si tratta di identità problematiche che vanno sottoposte a controlli continui e a continue revisioni; 3) nè la nozione di invariante linguistico nè quella di universale di linguaggio sono sufficientemente chiare da essere ridotte a nozioni univocamente determinate. Esistono teorie diverse degli invarianti e teorie diverse degli universali; 4) le eventuali difformità tra le due nozioni vanno giustificate (e rinegoziate) in funzione di queste differenti teorie. Il libro, alla luce di queste evidenze problematiche, mostra come ciascuna delle due nozioni sia suscettibile di interpretazioni differenti che sono all'origine di soluzioni alternative al problema dei rapporti tra diversità delle lingue e omogeneità dell'attività di linguaggio.File | Dimensione | Formato | |
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